Il dato nudo e crudo è di quelli che non lasciano spazio ai compromessi, anche se di per sé non fa statistica. Il 100% degli amici della ‘povna, per i quali lei avrebbe messo la mano sul fuoco, per scommessa, ha passato la preselezione del concorso a cattedre. E a questi si aggiungono gli amici di conoscenza non diretta (per esempio: qui, qui e qui), a confermare una tendenza che dal suo punto di vista era annunciata.
La ‘povna ha passato la sera scorsa (dopo quattro ore di lezione in classe, e tre ore e mezzo ai colleghi, per aggiornamento) a festeggiare questa prima tappa. E, con l’occasione, si è pure accreditata la fascia di “Miss ve-l’avevo-detto”, visto che era stata tra i primi, in tempi non sospetti, a rassicurare i candidati sul fatto che i test fossero accessibili e facili; e tutti loro, che sono volitivi e intelligenti, non avrebbero incontrato alcun problema.
Poiché però in giro per la rete, ma anche per il mondo (per esempio: nell’aula di quei docenti cui ha insegnato ieri pomeriggio, sui quali ha dovuto rovesciare, insieme ad alcune conoscenze sul fantastico, anche svariati litri di acqua calda), ne sente davvero troppe, decide di dedicare alla vicenda un minuto di riflessione.
Per la verità, quello che c’era da dire, lo ha già scritto lei, a chiare lettere. E anche lui (pure se sul finale non concorda troppo) Ma repetita iuvant, talvolta. Perché sgombrare il campo da false informazioni sembra alla ‘povna assai importante. E perché non vuole che legittime perplessità sul contenuto di alcune domande, o su possibili aggiustamenti della modalità prescelta, offuschino la realtà incontrovertibile dei fatti. Che è una, chiara e netta: i due giorni di prove si sono svolti, sostanzialmente, in maniera impeccabile. E il concorso, sui grandi numeri, ha selezionato bene.
Chi sapeva, è passato (e quei test consentivano a chi aveva un po’ di pratica di partire da una buona media di risoluzione già prima di cominciare a esercitarsi).
Chi si è preparato (senza per questo abdicare alla sua vita privata e/o sociale, nel frattempo), ha superato la preselezione anche benissimo.
Chi non sapeva, non si è preparato, ha passato il tempo a lamentarsi, non aveva reale interesse è stato bocciato, ed è una buona notizia.
Chi si era iscritto un po’ a caso, o a caso è andato il giorno del concorso, o non si è presentato, o è stato stroncato con punteggi calcistici (e anche questo è molto bene).
Quanto al resto, e a chi obietta che test di questo tipo non sono adatti a selezionare gli insegnanti (qui, con argomentazioni speciose, almeno a suo giudizio, e Giorgio Israel, su segnalazione di Mel, con argomentazioni poco dentro al mondo della scuola), la ‘povna replica che non solo la preselezione è di legge; non solo la selezione vera e propria, su materie e competenze (ma anche sulla capacità di tenere una lezione), verrà in seguito; non solo insegnare, per dire, italiano, non è motivo per ritenersi correttamente privi di un poco di buon senso; ma anche che chiedere una infarinatura di alfabeti generali just for the sake of it le sembra un ottimo pre-requisito da pretendere, a dei funzionari dello Stato.
Chissà se in questo modo anche l’Italia potrà provare a uscire, buona, provinciale e ultima, da quella spaccatura tra le cosiddette due culture che Snow evocava a fine anni Cinquanta. E chissà se, soprattutto, a concorrere per un posto nella scuola arriverà gente un po’ sopra la media, finalmente (e non disoccupati in cerca di collocamento).
Se la sorteggeranno commissaria, la ‘povna cercherà di trovare il suo da dire, nei mesi che verranno. Intanto, però, chi – di fronte a un concorso che si è svolto in maniera corretta, efficace e rapida (niente pallini, attese estenuanti, bigliettini nascosti nelle mutande) – continua a gridare allo scandalo le sembra assomigliare a quel tale che, per osservare il proprio dito tutto il tempo, si negava da solo, poveretto, l’evidente bellezza della luna.
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