
Romanzo che al suo apparire in patria è stato salutato come un autentico punto di svolta nella letteratura israeliana contemporanea, come un accorato appello al cambiamento di Israele, Neuland riesce nel compito proprio della vera letteratura: mostrare la crisi di un’epoca e di una nazione nell’avvincente narrazione di una storia d’amore.Eskhol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971. Dopo un’infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura. Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a La simmetria dei desideri (Neri Pozza 2012), best seller internazionale, ha pubblicato Nostalgia, premio Book Publishers’ Association e FFRaymond Wallier Prize, una raccolta di racconti intitolata Bed & Breakfast e il saggioThe Breaking Up Manual.
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Una nonna precipita nell’oblio della vecchiaia cancellando dalla memoria dapprima la figlia e poi la nipote, e chiudendosi nel castello inattaccabile di chi si approssima alla fine. Niente sembrerebbe destarla alla vita, né il cibo né le premure dei familiari. Un giorno, però, la nipote le porta una granita gelata, un piccolo gustoso monte Fuji identico a quello assaporato qualche anno prima a un chiosco non lontano da casa, e allora la nonna ritrova un guizzo di gioia e vitalità. Una donna gravemente ammalata decide di dedicare i suoi ultimi giorni a insegnare alla sua bambina come preparare un buon misoshiru, la zuppa di miso, la pasta di soia fermentata servita in una ciotola di brodo denso. Ha promesso al marito di preparargli ogni giorno l’adorato piatto e non vuole che, dopo il suo congedo dal mondo, un’altra donna, estranea alla famiglia, assolva quel compito.
Una coppia alla vigilia della separazione si reca nella penisola di Noto per un’ultima cena. Il tipico aroma speziato dei funghi matsutake, il sashimi di cernia macerata con alga konbu e un bel po’ di sake fanno dileguare per un istante rimpianti e tristezza dell’addio.Due gay progettano un doppio suicidio a Parigi e trovano la modalità giusta per porre fine alla loro esistenza davanti a ostriche crude con composta di pesche e mousse di pesce affumicato, scampi alla brace con spuma al profumo d’arancia, zuppa di granchio fredda con sorbetto di pomodorini ciliegia e altre prelibatezze…
I personaggi del nuovo libro di Ito Ogawa celebrano quasi tutti degli addii – il congedo dal mondo, dagli affetti più intensi, da un lungo rapporto d’amore, dai luoghi più cari – in compagnia di un cibo. Per un breve fugace momento, il cibo – una cena nel ristorante preferito, la zuppa di miso, i funghi matsutake, una granita gelata – lenisce la crudeltà dell’addio e restituisce il piacere della vita e le gioie del palato.
Ito Ogawa scivola con grazia, poesia e umorismo tra le vite dei suoi personaggi e mostra come nella civiltà giapponese il culto della buona cucina attraversi ogni fase dell’esistenza, come un rito imprescindibile. L’accurata preparazione di un piatto, l’arte di deliziare il palato con una grande ricetta sono qualcosa di più di un sofisticato modo di provvedere al nutrimento: sono gesti che incidono talmente nelle emozioni e nel sentimento, da rendere persino gli addii indimenticabili.
Il nuovo libro dell’autrice del Ristorante dell’amore ritrovato
Premio Bancarella della Cucina 2011.
Sentimenti e leccornie, struggenti addii e delizie del palato nel nuovo libro dell’autrice del Ristorante dell’amore ritrovato
Nata nel 1973, Ito Ogawa è una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Con Il ristorante dell’amore ritrovato, il suo romanzo d’esordio, ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico, con centinaia di migliaia di copie vendute. Il romanzo si è aggiudicato il Premio Bancarella della Cucina 2011 e la versione cinematografica è uscita sugli schermi giapponesi nel 2010. Sul suo seguitissimo sito web (solo in giapponese), propone ogni giorno originali ricette di cucina. ________________________________________

Gurucharan Ray è un suo collega cinquantenne, che K.V. considera come un suo discepolo nell’arte di arricchirsi nella nuova India. In realtà i pensieri di Gurucharan sono molto distanti dalla generale euforia innescata da un pil in vertiginosa crescita. Spedito in missione dall’azienda in una remota regione, un giorno Gurucharan scompare. Unica sua traccia, i suoi diari che K.V. si vede recapitare. Pagine in cui Gurucharan esprime un profondo disagio dinanzi alla distanza, che si fa sempre più grande, tra chi detiene il potere e chi lo subisce in India. Pagine che, tuttavia, appaiono agli occhi di K.V. nient’altro che il frutto del patetico sentimentalismo di un uomo incapace di cogliere la bellezza del mondo moderno. Bhatta, un giovane uomo che ha cambiato mille lavori e che, tornato a Calcutta, ha fatto incassare in un solo giorno cinquanta crore di rupie al Department Store per cui lavora, è sempre stato un ragazzo inquieto e tormentato attratto da Gurucharan. Per lui Gurucharan ha sempre rappresentato una possibilità di salvezza dalla schiavitù del lavoro e del benessere a tutti i costi. Un giorno Bhatta viene a sapere della morte improvvisa di Gurucharan; si reca nella regione in cui l’amico si era ritirato ed entrando in possesso dei suoi diari scopre l’intenzione di fondare un grande villaggio utopico nella Valle dei Fiori, nei pressi di Hemkund, il sacro lago sikh, e di Badrinath, il santuario induista dedicato a Vishnu. Un progetto nel quale lui stesso avrebbe dovuto avere un ruolo. Ma il tempo ha mutato le cose: Bhatta è diventato il padrone di una galleria d’arte di successo. Un uomo di città, intervistato dai quotidiani e assediato dalla gente. Nel suo animo, il senso di una qualsivoglia redenzione si è affievolito fino quasi a scomparire. Adesso, di fronte a sé, vede soltanto i fulgidi bagliori della Shining India, la grande nazione degli imprenditori e dei loro sogni global, degli intermediari che sognano di continuare a guadagnare la loro parte sulle fatiche altrui, dei politici che sognano di aprire un conto in una banca svizzera, dei funzionari che sognano di spendere i proventi delle bustarelle in un centro commerciale insieme alla famiglia, dei villaggi che sognano di diventare città, delle città metropoli, delle metropoli megalopoli. L’India dei sogni sorti sul cimitero del mondo antico. Dall’autrice di Bypass al cuore di Calcutta, il potente ritratto di un grande Paese in cui il culto del denaro confligge inevitabilmente con la sua millenaria tradizione spirituale.Alka Saraogi è nata il 17 novembre 1960 a Calcutta e scrive in hindi. Appartiene alla comunità Marvari. È autrice di due raccolte di racconti: Kahani ki Talash men (Alla ricerca del racconto, 1996), Dusri Kahanì (Un altro racconto, Delhi, 2000); e di due romanzi: Kali-katha: vaya baipas (1998) e Shesh Kadanbri (2001). Kali-katha: vaya baipas è stato un caso letterario in India ed è apparso con grande successo in Italia col titolo Bypass al cuore di Calcutta. Presso Neri Pozza è uscito anche La storia di Ruby Di.________________________________________

Giovane donna che non è mai stata in un albergo e neppure in un bar da sola, Marian crede di essere arruolata per la sua perfetta padronanza del francese e per la missione illustrata dalla voce querula e i modi garbati di Potter: fare da corriere, nella vasta area che va da Limoges a Tolosa, per conto di un certo César, che avrebbe il compito di istruire i partigiani sull’uso delle armi e le tecniche di sabotaggio. In realtà la sua vera missione, ignota allo stesso Potter, è un’altra e riguarda un fisico del Collège de France: Clément Pelletier. Laureato all’École Normale Supérieure, dove già sembrava un allievo prediletto dal Cielo, destinato a diventare un secondo Louis de Broglie, Clément Pelletier non ha mai lasciato la Francia dopo l’occupazione nazista, come invece hanno fatto molti suoi illustri colleghi. Amico fraterno di Ned Sutro, fratello di Marian, fisico che, prima dello scoppio del conflitto, era anche lui al Collège del France, Clément non è stato invaghito soltanto del suo paese, al punto da non poterlo abbandonare nemmeno quando Hitler ha fatto la sua comparsa all’Arc de Triomphe, ma anche di Marian. Venticinquenne, ha spedito alla sedicenne sorella di Ned numerose, infuocate lettere d’amore che hanno fatto sobbalzare il cuore a più di una suora nel collegio svizzero dove provvedevano all’educazione della ragazza. L’intelligence britannica ha deciso di utilizzare i servigi di Marian al solo scopo di mettere le mani sul progetto a cui Clément Pelletier sta lavorando al Collège de France: la costruzione di un ordigno capace di capovolgere le sorti della guerra.Simon Mawer è nato in Inghilterra nel 1948. Ha vissuto a lungo a Cipro e a Malta. Ora vive in Italia con la moglie e i due figli. È autore di altri otto romanzi, tra i quali Mendel’s Dwarf, che ha concorso per il Booker Prize e The Fall, che ha vinto il Boardman Tasker Prize. La casa di vetro è stato pubblicato da Neri Pozza ed è entrato nella rosa dei candidati per il 2009 Man Booker Prize, il Walter Scott Prize for Historical Fiction e il Wingate Prize. La ragazza che cadde dal cielo è uno dei romanzi presentati a “Books at Berlinale” per un possibile adattamento cinematografico.________________________________________

Quando Ruskin invitò il suo protetto, il pittore pre-raffaellita John Everett Millais, in vacanza con loro, Effie e Millais si innamorarono, e la passione prorompente spinse la donna a compiere un gesto coraggioso per quei tempi: incapace di sopportare oltre la situazione impossibile con il marito, nel 1854 chiese l’annullamento del matrimonio. Andò poi in sposa a John Millais, che in Effie e nelle sorelle e figlie di quest’ultima cercò l’ispirazione per alcune delle sue opere più riuscite e famose. Dopo le nozze la donna ritrovò l’autostima e riaffermò la propria reputazione ricevendo il bel mondo nel proprio salotto e occupandosi dell’atelier del marito.La felicità assoluta, però, si ostinava a sfuggirle, perché controversie e tragedie continuarono a perseguitarla.
Suzanne Fagence Cooper ha basato la sua opera sulla vasta corrispondenza e sui diari di Effie, documenti che ha potuto consultare in esclusiva. Questi scritti rivelano la realtà dietro la grande storia d’amore e permettono di interpretare secondo una prospettiva nuova il mondo artistico vittoriano. L’opera getta una luce singolare sulle carriere di Ruskin e Millais, ed Effie emerge come un’indomita e coraggiosa.Suzanne Fagence Cooper ha trascorso 12 anni come curatrice e ricercatrice presso il Victoria & Albert Museum di Londra, studiando le collezioni vittoriane e l’arte pre-raffaellita e scrivendo diversi libri e saggi sull’argomento. Grazie all’ottima conoscenza dell’arte vittoriana è apparsa in numerosi programmi televisivi anglosassoni. Vive nello Yorkshire con il marito e le due figlie.________________________________________ Siddharta Deb - Belli e dannati Neri Pozza - romanzo - pag. 272 - € 16 Dietro l’immagine della superpotenza economica in ascesa, dietro i centri commerciali, i vestiti griffati, le automobili e i ristoranti di lusso, c’è l’India vera: un paese sconfinato, segnato da mille contraddizioni, un subcontinente in cui si alternano e convivono ricchezza e miseria, violenza e pacifismo, progresso intellettuale e arretratezza culturale. È il paese fotografato da Siddhartha Deb – una delle voci più originali e autorevoli della nuova letteratura indiana – in un libro impietoso e commovente, lucido e poetico. È il paese reale, l’India degli indiani, una galleria umana brulicante di persone e figure: dai progettisti di software, ai grossisti di sigari, dai braccianti dell’Andhra Pradesh agli addetti dei call-center, dalla giovane cameriera che ha messo da parte una doppia laurea in biochimica e in botanica per servire Coca-Cola ai trafficanti d’armi che frequentano uno sfarzoso hotel nel centro di New Delhi, ai nuovi ricchi, troppo avidi di denaro per poter credere davvero nel progetto di una nuova India, dal magnate dei media proprietario di riviste e scuole di management agli operai delle acciaierie.
Come Scott Fitzgerald per L’Età del Jazz americana, così Siddhartha Deb si fa narratore di un’epoca ingorda e affamata di ricchezza, raccontando con limpido disincanto i vizi della nuova classe dirigente indiana e l’incubo di chi si ritrova ai margini della frenetica caccia al benessere. È il ritratto di un grande paese che corre a folle velocità sul crinale – fin troppo sottile – che separa la via dello sviluppo da quella del fallimento.
Siddhartha Deb è nato nel 1970 in una cittadina del nord-est dell’India. Dopo gli studi a New Delhi si è trasferito negli Stati Uniti e ha completato la sua istruzione alla Columbia University. Vive tuttora a New York, dove insegna presso The New School. Autore di due romanzi, Belli e dannati è la sua prima opera di saggistica. Ha collaborato con il Boston Globe, The Guardian, The Nation, The New Statesman, Harper’s, London Review of Books e Times Literary Supplement.________________________________________

Thomas e Anna non hanno figli e non sanno cosa farsene della ragazzina: la sua ingenuità e la sua totale ignoranza delle sofisticate convenzioni che regolano l’elegante società londinese sono fastidiose e disarmanti. Anna arriva a considerare la ragazzina una presenza sinistra nella propria casa, sempre affacciata alle finestre, nascosta dietro le tende; Thomas prova a essere gentile ma la sorellastra, ai suoi occhi, è la prova vivente del fallimento di suo padre.
La giovane e introversa sedicenne si trova così costretta a fare presto i conti con una società crudele, costruita sulla bugia e sull’arte della dissimulazione, per imparare a recitare il proprio ruolo e per difendersi dalle persone che avrebbero dovuto proteggerla. Inizierà allora a scrivere un diario alle cui pagine deciderà di confidare, senza reticenza, i propri pensieri e i sentimenti più reconditi. Pagine che l’aiuteranno a riflettere e ad acquisire consapevolezza, ma che forse non riusciranno a salvarla. La morte del cuore è un ritratto straordinariamente efficace dell’adolescenza, il racconto di quanto crudeli possano rivelarsi gli adulti, con i più piccoli e con se stessi, e allo stesso tempo la fotografia di una Londra invernale e primonovecentesca, lo spaccato di una società fredda e distante, impietosamente denudata in tutte le sue ipocrisie e false verità.
Elizabeth Bowen è una delle più grandi scrittrici irlandesi, nata a Dublino nel 1899. Autrice di numerosi romanzi di successo, tra i quali La casa a Parigi (The House in Paris, 1935), Nel cuore del giorno (The Heat of the Day, 1949), ricevette la laurea honoris causa in letteratura dal Trinity College di Dublino e dall’Università di Oxford, e nel 1948 fu insignita dell’onorificenza britannica CBE - Commander in the Order of the British Empire. È morta nel 1973.________________________________________ Carl Schmitt - Un giurista davanti a se stessoNeri Pozza - romanzo - pag. 320 - € 18 Chi è Carl Schmitt? Il giurista conservatore divenuto teorico del nazismo, o il filosofo che ha pensato in modo nuovo le categorie del politico? Il pensatore geniale che ha incrociato le personalità più significative del suo tempo, da Benjamin a Heidegger, da Taubes a Ernst Jünger, o il consigliere di stato opportunista, che ha cercato di dare legittimità giuridica al nazismo? Il teorico convinto del decisionismo o piuttosto, come lo definì Karl Löwith, un occasionalista incerto e privo tanto di convinzioni che di scrupoli? I testi e le interviste qui raccolti cercano di dare una risposta a queste domande, proponendo una nuova immagine di una delle personalità più discusse e attuali del pensiero politico-giuridico del XX secolo. Nel teso contrappunto fra le maschere mitologiche che egli indossa nelle interviste e i testi cruciali e più segreti del suo pensiero, compreso quelli in cui egli è più vicino al nazionalsocialismo, Schmitt non appare più come il teorico del decisionismo, che ha pensato la sovranità come decisione sullo stato di eccezione e la politica come cesura fra l’amico e il nemico, ma come una figura amletica e incerta, che, nell’Europa stretta nella morsa del fascismo, cerca un impossibile varco fra legalismo e stato di eccezione, diritto e violenza. Per questo egli deve assumere la maschera di Benito Cereno, l’infelice capitano del racconto di Melville, che si trova a dover fingere di comandare una nave, il St. Dominick, che è caduta nelle mani degli schiavi in rivolta. Questa nave è, secondo Schmitt, il diritto pubblico europeo, condannato a una rovina che il giurista sa essere ineluttabile; ma è anche, la nave Europa, ancor oggi lacerata fra uno stato di eccezione che è diventato la regola e una rivoluzione mondiale che assume sempre più la maschera della legalità.
Carl Schmitt (1888-1985) è stato uno dei massimi esponenti del pensiero politico e giuridico del XX secolo. Le sue opere, tra le quali Politische Theologie. Vier Kapitel zur Lehre von der Souveränität, Ex captivitate salus, Der Nomos der Erde im Völkerrecht des Jus Publicum Europaeum, hanno avuto una profonda influenza sulleodierne ricerche filosofiche e politiche.Quale titolo Neri Pozza vi ispira di più?