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100 quote rosse

Creato il 18 ottobre 2012 da Paz83

Li senti i telegiornali nel loro morboso ma preoccupante conteggio, 96, 97, 98, 99. No, non sono numeri al lotto, ne tanto meno sono le cifre di un qualche attentato o dei caduti in una qualche guerra. No, è il numero delle donne vittime di violenza uccise  dall’inizio dell’anno.

Ma non siamo a Ciudad Juárez, non siamo nello stato messicano di Chihuahua, zona di cartelli del narcotraffico come gli Zetas, dove la violenza e la recrudescenza dei crimini contro le donne negli ultimi anni ha raggiunto livelli terrificanti.

Siamo in Italia. Un paese dove, nonostante da anni si sventolino concetti 100 quote rossecome pari opportunità, diritti delle donne, quote rosa, ancora si è fatto veramente poco, e il conto non si fa tanto sul rosa quanto sul rosso del sangue versato, le nostre quote rosse. Eppure basta fare una ricerca in rete, con Google, per ritrovare pagine e pagine di giornali che ad ogni decina (si, si va a decine) scrivono della questione. Nel solo anno 2011 le donne uccise in Italia sono state più di 130, per lo più tra le mura domestiche, vittime di quegli stessi famigliari o compagni e fidanzati. Alla fine di gennaio 2012 le donne uccise erano già 12.

Ho trovato un paio di video dove Riccardo Iacona sonocciola qualche dato preso dal suo libro inchiesta “Se questi sono gli uomini – La strage delle donne”

Del secondo video, più esteso, vi ripropongo un passaggio che dice che spesso queste violenze sono

solo la punta estrema di una violenza endemica però, che attraversa l’intero Paese contro le donne. Perché parlo di violenza endemica? Lo dicono i numeri dell’unica ricerca fatta dall’Istat nel 2007 sui casi di violenza del 2006 che parlano di quasi 5 milioni di donne che, almeno una volta nella vita, hanno subito violenza. E’ una media, quindi ci sono delle donne che la violenza la subiscono tutti i giorni. 5 milioni, vi rendete conto? È il 39% della popolazione femminile, una donna su 3, sono dati enormi, considerando poi il fatto che il 93% delle donne neanche denunciano i loro partner, che cioè c’è un sommerso enorme, stiamo parlando di numeri che coinvolgono l’intera nostra società, la coinvolgono tutta, coinvolgono il nostro modo di intendere il ruolo della donna nel nostro paese.

L’indagine Istat a cui fa riferimento Iacona la potete trovare qui.

E’ dunque prima di tutto una questione di cultura, ma nel nostro paese in questo senso viene a mancare. L’immagine della donna è stata negli ultimi anni sminuita e demolita, resa spesso escamotage fine solo alla vendita. Dalla pubblicità ai programmi TV, passando per i box morbosi alla destra dei giornali online fino alla politica.

Nel suo rapporto 2012 Amnesty International riporta: “A luglio, il Comitato Cedaw ha reso pubbliche le proprie osservazioni conclusive, sollecitando l’Italia, tra le varie cose, a introdurre politiche per superare la rappresentazione delle donne come oggetti sessuali e per mettere in discussione gli stereotipi sul ruolo di uomini e donne nella società e nella famiglia”.

Questo è un paese dove i paradossi la fanno da padrone, se è vero che è stato proprio il ministero delle pari opportunità  del governo Berlusconi a creare la prima legge in merito, il piano nazionale antiviolenza (qui nello specifico il testo del piano). Lo stesso governo che ha fatto della figura della donna una macchietta pronta per essere estratta a mo di battuta sconcia nelle più svariate occasioni.

C’è poi da riflettere sulla scarsità di fondi spesso denunciata cui i progetti in questione hanno accesso. Senza una adeguata rete formata da centri antiviolenza, formazione sociosanitaria, legale e delle forze dell’ordine, ma anche culturale sulla materia, molti dei trattati ai sensi pratici risulteranno vani. Ma lo stato, le istituzioni cosa stanno facendo? In questo senso il ministro Fornero ha preso impegno sia per i fondi, sia con la firma della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne dopo il via libera del senato che si è trovato d’accordo anche nel richiedere al governo celerità nella sua ratifica (per gli interessati il rapporto stenografico sulla seduta)

Fra poco più di un mese, il 25 novembre, si celebrerà l’annuale Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un giorno in cui le istituzioni, gli enti, le organizzazioni, promuoveranno eventi e attività per denunciare la violenza di genere.

Ma per allora, ancora una volta, il nostro paese avrà già versato le sue 100 quote rosse.

(pubblicato su intervistato.com il 16/10/2012)

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