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10/07/2014 - Sindrome Nimby, meno casi in Italia ma solo perché si investe meno

Creato il 10 luglio 2014 da Orizzontenergia

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In calo nel 2013 le opere contestate (-5%). Con 213 casi in testa c’è il settore elettrico (quasi 2 su 3).

La nona edizione dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum che si è svolta a Roma, con il sostegno tra gli altri anche di Terna, ha messo in evidenza come nel 2013 gli impianti contestati nel nostro Paese siano scesi per la prima volta dal 2004: 336 rispetto ai 354 del 2012 (-5%).

Un dato significativo che però non testimonia che in Italia si “blocchino” meno opere rispetto a prima in quanto questo decremento è frutto dei minori investimenti sia italiani che esteri.

Come ha evidenziato Alessandro Beulcke, Presidente di Aris, l’associazione che promuove l’Osservatorio Nimby Forum, “l’Italia è attraversata da una crisi non solo economica ma anche reputazionale, che allontana gli investitori esteri proprio mentre i capitali nazionali si fanno più esigui. In Italia, dunque, si contesta meno perché diminuisce nel complesso il numero dei progetti di sviluppo”.

Al Nimby Forum (termine che è l’acronimo di Not In My Back Yard, cioè non nel mio cortile) oltre che la diffusione dei risultati del censimento sugli impianti contestati nel 2013 in Italia si sono affrontati vari argomenti, quali l’analisi sui soggetti promotori delle opposizioni, le ragioni della contestazione e la diffusione su base regionale della “sindrome” Nimby.

Inoltre è stata presentata e distribuita la pubblicazione Nimby Forum che raccoglie l’insieme dei dati della ricerca e i contributi di approfondimento, a cura di esperti e opinion leader. 

I dati insomma sono incontrovertibili: secondo il Censis, infatti, dall’inizio della crisi (2007) gli investimenti diretti in Italia sono diminuiti del 58 per cento, attestandosi nel 2013 su 12,4 miliardi di euro. Tra le cause in primis la burocrazia, con tutto il peso di procedure, tempi e costi necessari ad ottenere permessi e avviare un progetto. E ancora, stime delle Nazioni Unite, evidenziano come, nel 2012, gli investimenti diretti esteri abbiano subito una contrazione nel mondo (-18 per cento) come in Italia (-70 per cento), rispetto all’anno precedente.

Il settore elettrico è quello che assomma la maggior parte delle contestazioni (213 opere, circa il 63 per cento del totale), una leadership confermata negli anni visto che nel 2004, anno della prima edizione, il comparto si attestava “solo” sull’11,6 per cento.

Migliora invece il settore dei rifiuti, con il 25,3 per cento degli impianti contestati (nel 2004 era al 78,8 per cento).

Inoltre, considerando il solo settore della produzione di energia elettricaenergia elettrica
Forma di energia ottenibile dalla trasformazione di altre forme di energia primaria (combustibili fossili o rinnovabili) attraverso tecnologie e processi di carattere termodinamico (ovvero che coinvolgono scambi di calore) che avvengono nelle centrali elettriche. La sua qualità principale sta nel fatto che è facilmente trasportabile e direttamente utilizzabile dai consumatori finali. Si misura in Wh (wattora), e corrisponde all'energia prodotta in 1 ora da una macchina che ha una potenza di 1 W.
– esclusi quindi gli elettrodotti, gasdotti, etc – le fonti rinnovabilifonti rinnovabili
Una risorsa è detta rinnovabile se, una volta utilizzata, è in grado di rigenerarsi attraverso un processo naturale in tempistiche paragonabili con le tempistiche di utilizzo da parte dell'uomo. Sono considerate quindi risorse rinnovabili:
- il sole
- il vento
- l'acqua
- la geotermia
- le biomasse
catalizzano le opposizioni del territorio nell’87,4 per cento dei casi
.

Si conferma così il forte scollamento tra il teorico sostegno alle tecnologie ‘green’, diffuso presso cittadini e opinion leader, e le reazioni ‘nimby’ riservate a questi progetti sui territori.

Non a caso, la classifica degli impianti più contrastati per tipologia è guidata dalle centrali a biomasse, alimentate quindi da una fonte rinnovabile: con 111 strutture contestate, questa categoria supera ampiamente discariche, termovalorizzatori e impianti eolici (22 opposizioni) e le infrastrutture autostradali (19).

di Claudio Barnini


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