11 cose che l’estate 2013 deve portare via per sempre

Da Lundici @lundici_it

L'estate è finita portandosi via gli amori occasionali, le prove costume fallite, i viaggi più o meno piacevoli. E’ finita perché come tutte le cose belle non poteva durare per sempre. Ma in mezzo a tutto quello che l’estate ci lascia e che speriamo di ritrovare anche l’anno prossimo ci sono almeno 11 (Undici) cose che non vogliamo rivedere nel 2014. Ora ve le andiamo ad elencare, consapevoli che tutto questo sarà inutile e che comunque ci ritroveremo tra un anno con le stesse cose che avremmo voluto relegare nella lontana estate 2013.

  1. Barba e borsello … Zach Galifianakis in “Una notte da leoni” non si fa mancare niente (ai piedi, fuori quadro, indossa delle infradito fluo), ma sappiate che vi sta prendendo per il culo

    Un forte No agli uomini col borsello: oggi abbiamo smart phone sempre più ingombranti di cui dobbiamo portarci appresso anche il carica batterie visto che la carica non dura più di mezza giornata (a proposito speriamo che nell’annunciatissimo nuovo iPhone 5 ci mettano dentro anche la batteria), abbiamo il portafoglio imbottito di tessere per qualsiasi cosa, abbiamo mazzi di chiavi da far invidia a San Pietro, qualcuno si porta dietro anche l’occorrente per le improvvise necessità dell’amore … insomma ci tocca portarci appresso un sacco di cose. Le donne con le loro magnifiche borse in questo caso sono più fortunate. Gli uomini con le tasche dei jeans o dei completi di lino sempre più gonfie e sformate si sono visti con le spalle al muro e allora non hanno trovato di meglio di riesumare il borsello, sì proprio quel borsello che aveva fatto furore per un breve periodo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.
    Ora, se per 30 anni era finito nel dimenticatoio un motivo c’era e non era né politico, ne filosofico, né pratico, ma puramente estetico: l’uomo col borsello è brutto, non c’è niente da fare. Oggi ci sono anche borselli bellissimi, vintage, cool, fashion … ma non c’è niente da fare: l’uomo col borsello non si può vedere, nel migliore dei casi ricorderà un controllore di treno o di tram (con tutto il rispetto per i controllori), nel peggiore un impacciato ragazzetto che non è riuscito a crescere e in ogni caso denoterà lo scarso senso estetico della persona.

  2. Auspichiamo che i vestiti fluo diventino roba da museo

    Un forte NO ai colori fluo: l’assioma di Ivan Cattaneo stabilisce che tutti i nati dopo il 1960 nei ricchi paesi capitalistico-consumistici devono, nell’arco di una vita media, scontare il revival di tutto. Non può che esserci un assioma – non dimostrabile ed ineluttabile – dietro il revival di certi orrori degli anni Ottanta, come i colori fluo. “Uh, come stanno bene i colori vivaci con l’abbronzatura!” Ma figuriamoci: il cinquantenne lampadato con T-shirt giallo fluo è brutto a vedersi quanto un tatuaggio di Bossi sul braccio di un fedelissimo. Non stiamo a mentirci: i colori fluo sono belli solo per evidenziare i manuali di storia delle medie. Non stanno bene a nessuno che abbia superato i quattordici anni, esattamente come i codini e lo sdilinquimento per gli idoli musicali. Ma allora, obietterete, sono sinesteticamente spiritosi! No, non lo sono affatto, e la prossima estate, per favore, ricordatevi che indossare una maglietta verde fluo non vi rende più simpatici e dona al vostro volto il salubre riflesso di un travaso di bile. Sembrare più spiritosi grazie al proprio abbigliamento è come sembrare intelligenti grazie alla pettinatura: raramente riesce.

  3. Un forte NO alle infradito in città: le infradito si sa sono comode e freschissime e quindi si prestano a essere la soluzione migliore per i nostri piedi durante la stagione estiva. Ora però questa cosa è degenerata ed è giunto il momento di darsi una regolata, perché a forza di “Ammazza, che manzo fuori dagli schemi… sai quello lì, con calzoncini corti ed Havaianas al ristorante (in ufficio, in discoteca, in udienza dal Papa) quanto se ne frega delle convenzioni? Quello è uno che sta bene ovunque perché sta bene con se stesso!”… Sarà. Ma, ‘sto ciabattone qua pare solo cafonal. E lei? Almeno lei con le Havaianas? Peggio che con le ballerine (ragazze, senza un minimo di tacco state male, non c’è pezza). Una prece per l’anno prossimo: con le infradito andiamoci in spiaggia, ma quando torniamo a casa laviamoci bene i piedi e rivestiamoli con qualcosa che renda merito a loro e a noi.
  4. Che personalità, ragazzi!

    Un forte NO alle polo col colletto alzato: non si sa chi abbia iniziato, ma piano piano ha preso piede ed ora non si vede uomo, anziano, ragazzo o bambino che non tenga alzato il colletto della sua polo. Pensa di essere un duro? Pensa di essere alla moda? Sta solo scimmiottando qualche calciatore tamarro? non si sa, ma l’unica certezza è che ormai il colletto alzato è un gesto copiato e privo di personalità. Non è nemmeno bello da vedersi e tiene il collo caldo e sudaticcio cosa che d’estate è tutt’altro che auspicabile.

  5. Un forte NO alla barba lunga: qualcosa per fermare la disastrosa moda dell’uomo glabro e depilato bisognava fare, ma ora con questa diffusione capillare delle barbe lunghe si è passato il segno. Si vedono ragazzotti con pelucchi sparsi, uomini con la barba incolta che denota solo trasandatezza, persone di mezza età che per stare alla moda dimostrano dieci anni in più di quello che hanno. Si è vero molte donne trovano la barba lunga molto sexy, però perché fino a un anno fa nessuno la portava? E’ stata la moda a convincervi, allora, ecco sull’Undici si parlava di barbe lunghe già nel febbraio 2011quindi per stare alla moda è ora di tagliarla definitivamente.

    Restituiamo dignità ai cocktail e anche ai secchielli

  6. Un forte NO alla bevutona da spiaggia con le lunghe cannuccione che spuntano dalla caraffa comune:qualcuno spieghi che gusto c’è a bere tutti con le cannuccione da una caraffa di sangria / mojito /spritz / tutto di pessima qualità, dai, che gusto c’è? Perché si sputazza tutti nella medesima caraffa? Allora siamo seri: la prossima estate niente cannucce e passiamoci la caraffa, come i pirati col barilotto di rum. La cannuccia fa tanto Caraibi? O Connazionali, tutti malati di individualismo, voi che faticate a condividere persino la fermata del bus, che litigate perché l’ombra dell’albero del vicino ricade nel vostro giardino ombreggiandone la calura mortale senza autorizzazione, come mai siete così desiderosi di spartire l’immonda e annacquata caraffona? Per farvi la foto tutti con le cannuccione in bocca, certo, che fa tanta allegria. Così come ci hanno propinato ‘sta boiata, un giorno ci propineranno un’immonda bevanda di parabeni azzurrati o uno spritz da bersi dalla carcassa di un ratto, e noi ce lo berremo, tutti insieme, con le nostre belle cannuccione colorate.

    Queste foto ormai sono una parodia

  7. Un forte NO alle foto sdraiati con gambe e piedi in primo piano: si è iniziato un po’ per caso e molto per comodità, poi è stata un’ivasione e oggi non c’è album di foto di facebook o post su instagram o resconto delle vacanze su twitter che non preveda la quotidiana foto con gambe in primo piano e mare sullo sfondo. Basta! Avete un anno di tempo per pensarci ma nell’estate 2014 vogliamo vedere qualcosa di diverso fossero anche le classiche scollature.  Quindi tirate fuori un po’ di fantasia, metteteci del vostro in quello che fate e vedrete che tanti pollici, cuoricini e like come i vostri piedi non hanno mai avuto. (Per completezza di informazione bisognerebbe aggiungere anche un forte NO alle foto dei piatti che stiamo per ingurgitare, ma visto che quelle foto infestano il web 365 giorni l’anno approfondiremo l’argomento in separata sede).
  8. Un forte NO alle turnée estive oltreoceano delle squadre di calcio: le amichevoli estive da sempre lasciano il tempo che trovano e ogni commento si conclude con la frase “è calcio d’agosto”. Nonostante ciò le squadre piccole e grandi (soprattutto grandi) si ostinano ad organizzare amichevoli e finti tornei con le squadre che vanno di moda oggi e che regolarmente (vista la pochezza del nostro calcio) le bastonano di santa ragione.
    Sì, va bene. Viviamo nel Villaggio Globale e andare oggi a giocare negli States, in Indonesia o a Katmandu equivale a un amichevole a Salerno nei (non troppo) lontani primi anni ’90. Poi, adesso c’è la copertura televisiva per qualsiasi torneuzzo estivo, quando ancora nel 1982 per vedersi uno straccio di finale di Coppa delle Coppe si doveva aspettare Mercoledì Sport alle 11 di sera e sperare nella differita del secondo tempo. Però diciamocelo: a cosa serve andare a giocare negli States, in Indonesia o a Katmandu? Dice: per gli sponsor. Per le televisioni. Per i tifosi del Villaggio Globale… Macché. Alla fine, serve solo ad avere una scusa se la stagione viene un po’ di cacca. Una preghiera: dall’anno prossimo, tutti a casa ed amichevole (al massimo) con la Primavera, che c’è anche la crisi. Grazie.
  9. Se lo scopo della vita è dormire, lo si può inseguire anche da un’altra parte

    Un forte NO ai comitati dei residenti: ci si lamenta che le città sono deserte, che alla sera in giro ci sono solo studenti fuori corso, passeggiatrici e i temutissimi extracomunitari. Allora enti locali, associazioni culturali, ristoratori, commercianti cercano di darsi da fare per organizzare qualcosa per convincere le persone a vivere la loro città per far sì che centri storici e periferie urbane non si riducano a tristi dormitori. Purtroppo negli ultimi anni ogni iniziativa si deve scontrare con i famigerati comitati dei residenti che vogliono dormire perché domani devono andare a lavorare. Questi comitati stanno ai nostri giorni come la peste bubbonica stava al basso medio evo: sono la morte delle città e mirano a renderle tristi e invivibili, morte appunto. Non si sa se siano manipolati dalle lobby farmaceutiche degli antidepressivi o se siano solo persone tristi che versano la bile ogni volta che sanno che qualcuno si diverte, fatto sta che che con raccolte firme e ricorsi al TAR spesso l’hanno vinta e il germe della loro tristezza contagia le nostre città come la peste bubbonica. Vietiamoli questi comitati, se odiano la gente che vadano a vivere in qualche sobborgo isolato e restituiscano alle nostre città la vita che si meritano.

  10. Restituiamo il Calippo a Francesca Pascale e liberiamo l’incolpevole cagnolino Dudù

    Un forte e NO alla prigionia del Cagnolino Dudù: ma ci pensate che Dudù vede giornalmente il lettone di Putin ed è così generoso e gentile e affezionato che non ne ha mai postato nemmeno una foto su Facebook? Né del lettone né degli bagni? E in cambio riceve un mensile davvero contenuto (croccantini vegani e qualche osso di esponenti di Futuro e Libertà). Proprio per questo motivo, Dudù nell’estate 2014 proprio non vogliamo rivederlo. Vogliamo pensarlo libero e giocondo chissà dove, chennesò, nelle Crete senesi o nell’assolata campagna emiliana di Budrio. Ovunque, ma non nel cortiletto di palazzo Grazioli, tra le guardie del corpo e Capezzone di passaggio, e nemmeno nelle retrovie della manifestazione piangiucchiata: Dudù è il simbolo dell’abbandono estivo degli animali – vista autostrada o vista Canaletto fa poca differenza. Dove sono gli animalisti quando un cane soffre, costretto ad ascoltare Apicella e Cicchitto tutto il giorno?

  11. Un paese con questi maitre à penser ha bisogno dell’intervento dei Caschi Blu

    Un forte NO alla politica dell’evento di Daniela Santanchè: non importano i toni costantemente irati e sprezzanti, non importa la fissità plastica del suo volto senza età; e non importa l’altezza dei tacchi e il costo degli abiti che indossa mentre invoca miglior condizioni per i pensionati (era il passaggio qualunquista: fatto!). Importa, invece, che la maître à penser e stratega della Destra italiana durante questa estate 2013 di condanne, amnistie e disagevoli agibilità sia una donna il cui curriculum (ufficiale, sul suo sito) inizia con la frase “Imprenditrice di successo, comincia il suo percorso nel 1990, fondando ’Dani Comunicazione‘, società che in poco tempo diventa leader nel settore delle pubbliche relazioni e organizzazione di eventi”: di questo importa e a questo dobbiamo dire NO. NO a un paese in cui a incendiare le testate giornalistiche (passaggio a 5stelle: con buona pace del termine “giornalistiche”, spesso applicato a sproposito come probabilmente da me in questo caso!) e la quotidianità politica siano le dichiarazioni di una PiErre, una persona che appartiene a quel mondo in cui non si verificano accadimenti e fatti, non succedono cose, ma l’unica realtà valida è una successione di “eventi”. Con l’estate 2013 vorrei perdere la cultura dell’evento, e soprattutto la centralità politica di una dei suoi (ai nostri stanchi occhi) più rappresentativi rappresentanti. Questo è snobismo e un giorno la rimpiangeremo come rimpiangiamo Spadolini e la lambada? Può darsi: ora prevale la stanchezza. (I fortunati che non conoscono la meravigliosa storia di Daniela Santanché possono leggerla sul Post)

    Bonus track: il tormentone dell’estate

    Piantatela! prima di farci perdere definitivamente la calma

    Un forte NO a “Keep calm and …”: la prima volta che abbiamo letto “Keep calm and …” abbiamo sorriso e magari pensato “che trovata originale e divertente”. La seconda volta abbiamo sorriso a denti stretti e pensato “bello, ma speriamo che non diventi un tormentone”. Poi è diventato un tormentone e dopo qualche mese di martellamento oggi dall’alcolizzato al metallaro, dall’ultrà al discotecaro, dalla drogata di shopping al volontario del meeting di Comunione e Liberazione, dal bambino dell’asilo al assessore ‘renziano’ …tutti, ma proprio tutti si sono sentiti in dovere di coniare il loro proprio ‘keep calm’ con la convinzione di fare una cosa spiritosa e originale . Il risultato è una triste dimostrazione di un mix di scarsa fantasia, mancanza di personalità e povertà di spirito.  Ora dopo un’estate di magliette, fotomontaggi, banner fluo, post inutili su facebook e su twitter è finalmente giunto il momento di perdere la calma e dire basta perché il tormentone è durato anche troppo ed è ora di porlo al più presto nel dimenticatoio fino al prossimo tormentone che infesterà l’estate 2014 e sicuramente sarà peggiore di questo.

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