11 Harrowhouse & Cops and Robbers
Uno dei sottogeneri più in voga negli anni Sessanta e Settanta è stato quello che da noi viene banalmente definito come film di rapina, ma che in inglese invece è denominato più specificamente heist o caper movie. Di cosa stiamo parlando? In pratica di tutte quelle pellicole che hanno come modello di partenza Du rififi chez les hommes, classico della cinematografia francese diretto dal regista americano Jules Dassin nel 1955 (obbligando così Jean-Pierre Melville a rimandare il film che 15 anni dopo sarebbe diventato Le Cercle rouge). Visto lo straordinario successo di critica e di pubblico, le imitazioni – ma soprattutto variazioni sul tema – furono numerosissime fin da subito e a volte addirittura di pari livello, iniziando da Rapina a mano armata di Kubrick uscito solo l’anno seguente. Lo stesso Dassin quasi dieci anni dopo avrebbe segnato il genere una seconda volta con il delizioso Topkapi (1964). Gli esempi più riusciti targati Italia invece sono ovviamente I soliti ignoti (1958, Mario Monicelli), I sette uomini d’oro (1965, Marco Vicario) e Ad ogni costo (1967, Giuliano Montaldo). Qui ci occuperemo, come sempre, dei film di produzione statunitense e inglese. Inoltre, questa prima incursione nel genere, ci offre l’opportunità di parlare di un regista ingiustamente ignorato al giorno d’oggi, Aram Avakian.
Nato come montatore, lavora inizialmente in televisione e nel campo dei documentari (tra cui il famoso Jazz on a summer’s day), per passare poi al cinema ad inizio anni Sessanta. Girl of the Night (1960) è probabilmente – a livello tecnico – una delle prime pellicole americane a seguire le lezioni della nouvelle vague, facendo uso di freeze frame e jump cut. Tra gli altri suoi lavori come montatore vanno menzionati Lilith (1964) di Robert Rossen, nonché The Miracle Worker (1962) e Mickey One (1965) di Arthur Penn. Tre le pellicole da lui dirette: End of the Road (1970), che riceve buone critiche e si aggiudica anche il pardo d’oro a Locarno, ma soprattutto Cops and Robbers (1973) e 11 Harrowhouse (1974), che sono entrambi da inserire nel genere di cui sopra.
Sceneggiato dal grande Donald E. Westlake (scrittore spesso sfruttato nel genere) partendo da un suo racconto, la seconda regia di Avakian vede due poliziotti (i bravi Cliff Gorman e Joseph Bologna) disillusi dal proprio lavoro, tentare il grande colpo durante una parata cittadina. Cops and Robbers oltre ad essere un bel caper movie è anche uno di quei film che fungono da capsula temporale, riportandoci alla New York di inizio anni Settanta (e come ogni film ambientato a NY che si rispetti c’è Joe Spinell) e a catturare l’atmosfera del periodo, grazie anche all’ottima fotografia in location – le quali sono scelte e integrate magnificamente nell’azione – di David L. Quaid. Avakian dimostra di sapere bilanciare bene le parti leggere con i momenti di tensione, senza mai scadere nella parodia (una capacità che riconfermerà nel film seguente), riuscendo ad aggiungere al tutto anche un certo realismo. Un gioiellino di film.
11 Harrowhouse invece è soprattutto un one man show per Charles Grodin (The Heartbreak Kid, King Kong, Heaven can’t wait), responsabile – insieme a Jeffrey Bloom – anche dell’adattamento del racconto di Gerald A. Browne, dal quale il film differisce notevolmente nel tono generale e nella risoluzione. Ambientato in Inghilterra, Grodin interpreta un mercante di diamanti americano a cui viene offerta l’opportunità di supervisionare per conto di terzi l’acquisto di un diamante particolarmente grande. Quando però gli rubano la pietra, si trova ben presto a pianificare un colpo ai danni di The System, uno dei maggiori commercianti di diamanti. Dopo un inizio un po’ zoppicante, il film prende quota tenendo fino in fondo, anche se tutto quello che non rientra nella sfera del colpo è metraggio. Dal ritmo piacevole, ma compassato, 11 Harrowhouse ha il suo vero punto di forza nella voce fuori campo di chi la sa lunga (esiste anche una versione senza il voice over) e che non rinuncia all’ironia nel descrivere alcuni dei momenti più ridicoli della trama. Grodin accompagna in retrospettiva l’intera vicenda, commentando gli eventi con tono impassabile e il senso dell’humour asciutto che contraddistingue molte sue interpretazioni. Il colpo stesso è tra quelli più improbabili visti nel genere, anche se la rappresentazione cinematografica non fa una piega ed è questo uno degli elementi centrali, se non quello principale, richiesti da un heist movie. Non importa se il colpo è realistico, ma solo che risulti credibile durante la visione. Tra l’altro Avakian riesce a infilare anche una critica all’industria dei diamanti non banalissima, e di come questa mantiene i prezzi alti creando una scarsità artificiale sul mercato. Un film figlio dei suoi tempi, ma invecchiato piuttosto bene. Un must per gli appassionati del genere.
Paolo Gilli
Scritto da Paolo Gilli il ago 28 2011. Registrato sotto DOUBLE BILL, RUBRICHE, TAXI DRIVERS CONSIGLIA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione