Magazine Horror
Reggio Calabria, ex Omeca, ora Quartiere Falcomatà.Scendo da cavallo davanti ad un edificio distrutto. Là dove una volta c'era il giardino. Lego questo e il cavallo che ho portato ad un palo - Viva lo Re- esclamo. Frase sensata solo per me ché mi sento un vero idiota.Sono un tipo alla “Bud Spencer”, ammetto che sto meglio di lui con il barbone, capelli corti e occhi castani. Indosso una giacca di pelle color marrone che m'arriva fino ai piedi, camicia bianca con “sbuffo” ai gomiti, scarponi neri da cui pendono gli speroni, indosso semplici jeans neri, cappello a larghe tese nero in testa. Ho una glock 19 che pende dall'impugnatura nella mia cintura charro, il mio vecchio remington è sulla schiena, dalla fondina di destra estraggo la mia beretta modificata, con lentezza. Al fianco destro pende anche la mia solita kitana dal bordo tigrato. Sì, sono figo.
Senza fretta, accarezzo la mia beretta modificata con canna lunga. Tolgo la sicura e m'avvio nel cortiletto. -Shit- Ecco ai miei occhi apparire quel che resta della casa di mia cugina. Sollevo il sopracciglio sinistro perché, ai miei occhi, sembra proprio uno scenario spettrale. Della bella villetta a due piani è rimasto lo scheletro dei tubi dell'acqua che rimangono sospesi e incrociati, tramite i muri portanti, con quelli del gas. Impreco, poi esclamo tra me e me: “Continui a credere che sia quel tuo demone a fare danni, cugina?” Sui muri vedo spruzzi di sangue fresco, in terra invece pezzi di corpi umani sparsi e almeno quattro teste di uomo. E anche pezzi, zampe e corpo di un cane. -Zitto-, dico tra me e me. Sta arrivando una delle mie solite battute...
D'improvviso si sente una voce nell'aria, debole ma chiara. È una lingua morta..arabo o aramaico? Sputo l'inizio d'una bestemmia, alzo ancora il sopracciglio. Tra i calcinacci, vedo la faccia di “Zia?” Senza posare la beretta, m'inginocchio, le libero tutto il viso, tocco il polso carotideo e i miei occhi diventano, se possibile, ancora più freddi. La zia, intanto, sta parlando in italiano: “Il demone c'è davvero. Il suo nome è Lucifero e guida le schiere infernali.” I suoi occhi rimangono spalancati anche quando smette di parlare. Voce rotta, mormoro l'estrema unzione in latino e la bacio sulla fronte. Prendo una piccola ampolla da una tasca e le faccio un segno sulla fronte con dell'olio che ho preso dall'ampolla. La do un bacio sulle labbra, ripongo l'ampolla e mi passo il lucidalabbra sulla bocca. Mannaia al . Non sono pervertito. DEVO baciare le persone che ammazzo, altrimenti come evito che una malattia che c'è nell'aria li trasformi in “non-morti”? Ancora credete a quegli ippocraticii di merda che parlando d'altro? Negli ultimi mesi quanti ne han dovuti mandare da Napoli tantu chi finiru i sordi? (tanto che son finiti i soldi)M'alzo e dico:”Dove sei Marie?” Ripongo la pistola, senza rimettere la sicura e imbraccio il fucile. Il mio sguardo è accigliato e stringo i denti mostrandoli. Ringhio sottovoce. Mi muovo dando le spalle ai muri rimasti e dico: “Non sei ancora stufa di ammazzare gente, cuginetta?” Aggiro un pezzo di muro dove avrebbe dovuto esserci una colonna portante. Sputo un grumo di sangue perché probabilmente mi è rimasto su dal bacio a zia. “Mannaia a Romero!” Esclamo ad alta voce. Infine vedo Marie, solo il suo petto si muove mentre respira. Scomposti in terra un braccio, una gamba e sangue a formare la sua aura infernale sul muro. “Dario...” Solo questo mi dice. M'avvicino senza guardarla, dentro me il mondo sta cadendo: vederla così mi fa sempre un male cane. Le domando: “Sei con me Marie?” Siedo accanto a lei, con circospezione e lasciando un po' di spazio tra noi dopo aver scostato la testa di suo marito Andrea. Marie trema perché indossa solo un costume rosa doppio pezzo. I suoi lunghi capelli marroni le arrivano fino al sedere, mani affusolate e piedi piccoli. “Dovevamo andare al mare ...” Dice Marie, occhi spalancati, stavolta mi guarda, interrompendo la mia devota contemplazione.Marie continua: “Quel bastardo però è tornato e ...”Sussulta e singhiozza. “ha ucciso Andrea!” Poi riprende a singhiozzare e piano a piangere. Rimetto la sicura nella beretta con una sola mano. Quindi poso il fucile accanto a me. Lentamente, preparo una sigaretta. Poi l'accendo e la passo a Marie. Lei la prende e fa il primo tiro sporgendo le sue belle labbra carnose verso l'esterno. Fumiamo insieme finché la sigaretta non finisce. Alla fine lei dice: “Mi spiace che una visione ti abbia portato da me ...” Impreca distintamente e con veemenza. Scuoto la testa e le dico: “Andiamo ché presto arriveranno gli sbirri dalla città.” Mentre Marie indossa il mio giubbotto di pelle, mi domanda: “Dove mi porterai, stavolta l'ho fatta grossa? Non posso pretendere tu mi porti con te, soprattutto dopo il modo in cui abbiamo litigato l'ultima volta. ” La guardo per un attimo accigliato. Sono Palero, una specie di guaritore e sacerdote fac-totum, mi chiamano Sciamano ma non vi dirò altro. Vi basta sapere che devo farlo. È la mia Via. Scuoto la testa “Sei la mia famiglia!” Anche se non ci credo ma basta ci creda lei. Sorridiamo insieme per un po'. Infine indosso il fucile a tracolla e salgo a cavallo dopo di lei. L'autostrada è facile sotto gli zoccoli dei nostri cavalli cavallo. Ad un tratto, la mia bella cugina mi domanda se può raccontarmi un sogno. Annuisco e spengo la radio della polizia. Da lì l'ennesima voce piatta di donna, elaborata con un programma del computer, richiedeva la presenza di altre pattuglie al villino di Marie. Come una fonte che riprende a zampillare con difficoltà finché scorre a tratti ma incessante dopo essere stata a lungo bloccata, la voce di Marie riprende prima lenta e poi decisa a raccontare: “Mi trovo in un castello medievale diroccato.” Prende un profondo respiro, poi continua: “ Entro nell'unica torre rimasta e salgo una scala a chiocciola. Se avessi un corpo sarei nuda. Chiamo Maria e poi dico:”Devi salvarmi, sono la tua amica più cara.” Nello stesso tempo sono il corpo in quel castello e me stessa a letto. Poi vedo l'ingresso di una botola e v'entro. Quando mi sveglio sono qualcosa di enorme e sfuggente. A tutta prima non mi accorgo che il sogno è finito.” Si morde le labbra, poi continua, io ogni tanto incontro i suoi occhi ma non fiato, cerco di guardare la strada davanti. Concentrato, in realtà forse troppo, sui dettagli del sogno. Lei continua: ”Sono qualcosa di veloce, enorme e sfuggente; animalesco.” I suoi occhi sono dilatati e si perde per un attimo nei ricordi. Le tocco la spalla con decisione, lei annuisce e continua, adesso la sua voce è rotta e umida dal pianto. “La mia sete di sangue e la rabbia sono così grandi che esco correndo dalla stanza. Mi accorgo che qualcosa non va mentre uccido i cani e il gatto e, uno ad uno, elimino i quattro uomini con freddezza mentre dentro me urlo.” Adesso sono accigliato. Lei mi guarda fredda mentre le lacrime continuano a scorrere “ Ce la posso fare. So per professione che la regressione va affrontata fino in fondo, lo sai.” Sorride leggera ma so che sembra soltanto una bambina. “Dopo tutto mi passi solo tre anni!” E riprende, occhi stretti “Allora me la sono presa con la casa per evitare di uccidere Andrea e la mamma, senza pensare che ... ” Inghiotte con rabbia, la lacrime riprendono a scorrere. A fiotti. “Poi ho visto il corpo di mia madre tra i calcinacci e ho cercato con foga Andrea ... era accartocciato ...” Tira le redini e riprende a piangere. Imprecando mi concentro sulla strada e per un po' rimango così. Bestemmio, fermo il cavallo e l'abbraccio accogliendone i singhiozzi. Infine salgo ancora cavallo e mi concentro sulla guida. Ad un tratto, l'odore tipico di marijuana mi pervade le orecchie. Scoppio senza potermi controllare: “Quale parte di non fumare quella di tua omonima non hai capito?” Poi aggiungo, occhi ridenti:”Soprattutto se la prendi dalla mia scorta curativa!” Scuoto la testa sorridendo e infine indirizzo il cavallo verso un ex posteggio. “Adesso mangiamo qualcosa, quella merda non ti fa bene.” Sorrido ancora. Per un attimo le osservo quel viso insanguinato. D'improvviso apro una bisaccia. Prendo un asciugamano, jeans blu e una camicia bianca senza collo. E' con una strana ansietà che le do le spalle dopo aver indossato il fucile. Mentre lei si cambia, cerco di focalizzare l'attenzione sul fast-food americano con pompa di benzina annessa e nel mezzo del nulla dove ci troviamo, anche se siamo in provincia di Reggio Calabria. Il magone pian piano svanisce anche se non ho ancora identificato perché lo provo. Infine lei esce rivestita dall'auto di tutto punto. Entriamo “Da Cate”, letta com'è scritta, all'italiano. Appena entrati, le indico il bancone. “Tu ordina quello che vuoi, io vado a cambiare l'acqua.” E mi dirigo alla toilette del locale. Marie guarda per un attimo il bancone, poi siede ad un tavolo con panca accanto alle lunghe e larghe finestre quadrangolari, tipiche di quei locali nordamericani. Entro nel cesso senza porta e mi guardo allo specchio. Farò quarantacinque anni l'undici del mese prossimo. Domani è il 31 ottobre 2030 ma non me ne sbatte un cazzo. Abbasso la cerniera e mi avvicino al cesso a muro. Sono così incasinato che accoglierei un patto con il buon Baron Samedi sorridendo. E non parlo di tasse da pagare. Marie urla. “Epporco... non ho neanche finito!” Il fucile riappare nelle mie mani e parto verso l'esterno del bagno. M'assicuro che sia carico poi lancio un veloce sguardo alla stanza principale del posto. Due tizi hanno spogliato Marie della camicia, uno si apre la patta mentre l'altro le strappa i pantaloni e la tiene. Quello senza pantaloni infine si avvicina a lei e le strappa con una mano le mutande del costume. Marie urla, voce strozzata. Nel silenzio impaurito degli altri avventori, sparo in aria. Mentre lo faccio non posso evitare di notare che il viso dello stronzo che sta per penetrarla è pieno di graffi. Sorrido solo con i denti, qualcuno dice che sembro una iena, poi dico:”Lasciatela o vi ammazzo, come è vero che mi chiamo Palero.” Il tizio che tiene Marie si volta attento, l'altro mi guarda e sputa in terra, poi libera il suo coso per penetrarla. Gli sparo alla testa. Pezzi di cervello volano ovunque mentre il secondo tizio tenta di portare via Marie. Stranamente rispetto al solito, lei piagnucola, pezzi di cervello del morto le han sporcato ancora il viso. Sono così incazzato che sto per sparare dritto al cuore. Un buco nella mano del tizio prima che possa far bu, è stata Cate. L'uomo piagnucola e scappa lasciando Marie lì. La padrona del fastfood mi s'avvicina e mi schiaccia l'occhio sinistro. Ancora il fucile nella mancina, fuma il suo solito sigarillo corto e toscano. Il suo viso anemico è chiazzato di lentiggini, illuminato da un paio di grandi occhi marroni e coperto, in modo molto sexy da un caschetto rosso. Veste una lunga palandrana grigia che nasconde ogni curva femminile ma io so. Sghignazzo all'indirizzo di Cate che si ripone in spalla il fucile e dice:”Cosa vuoi mangiare Dà?” Le indico con gli occhi Marie e Cate prende una tuta dal bancone. Intanto suo fratello, il vecchio Enzo, un ragazzo paffuto con gli stessi occhi vivaci di Cate, prende per un tallone il tizio morto e lo porta fuori. E lo fa come se buttasse la spazzatura. Intanto Cate abbraccia Marie che ancora piagnucola e le accarezza la testa, conducendola verso il cesso senza porta. Intanto, dal bancone osservo Enzo che torna e pulisce il tavolo dai pezzi di cervello con un panno, quindi torna con un bastone e uno straccio e lava in terra. Cate torna dopo un po' a trafficare nella cucina senza guardarmi. Infine appare Marie e mi grazia di uno dei suoi soliti baci umidi sulla guancia. “Grazie” mormora. I suoi occhi han pianto parecchio e non parla più. Annuisce guardando davanti a sé e dico, sorridendo:”Siamo di nuovo in coppia, tutto è tornato alla normalità, cugina, non ti preoccupare.” E con la coda dell'occhio mi sembra di vederla sorridere.Finis.
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