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“11 settembre 1541 – La vendetta del vulcano” – Maria Luisa Corno

Creato il 02 novembre 2011 da Temperamente

“11 settembre 1541 – La vendetta del vulcano” – Maria Luisa CornoPrendo fra le mani 11 settembre 1541 – La vendetta del vulcano e, prima di immergermi nella lettura, lo sfoglio, senza troppa attenzione. Un romanzo storico, mi dico – sulla faccia un’espressione un po’ contrariata.
Chiudo il libro e mi ricredo: non basta l’aggettivo ‘storico’ per definirlo. È un romanzo che parla di conquistatori e conquistati, di amore, passione, terrore, violenza, sopraffazione. Un romanzo a tutto tondo, insomma, che mi ha appassionata dall’inizio alla fine, complice la raffinata penna di Maria Luisa Corno.

Nel 1524 entriamo per la prima volta in Guatemala col conquistador Pedro de Alvarado, Tonatiuth (il sole), come lo definiscono gli indios. Un uomo impavido, un po’ incosciente, certamente ambizioso: pronto, quindi, a mettere a rischio la sua stessa vita pur di conquistare nuove terre, in nome della corona spagnola e della sua fama. Comincia, dunque, la conquista di questa zona esotica, così distante (fisicamente e culturalmente) dalla penisola Iberica del lontano ‘500: dapprima, circola fra gli indios la notizia dell’arrivo del temibile Tonatiuth; ma, poi, alla notizia, seguono scontri cruenti, sangue, immensi cimiteri di kiché decisi a difendere la propria terra fino alla fine. Alvarado, tuttavia, sembra invincibile. La passione che il conquistador mette nel corso delle sue spedizioni, però, non si esaurisce con le conquiste: ne conserva quanto basta per riscaldare il sensuale corpo di doña Luisa, principessa tlaxcalteca donatagli dal re Xicontencatl al suo arrivo in Messico assieme a Hernan Cortés. E basterà anche per le future mogli, fra le quali la dura e al tempo stesso fragile doña Beatriz.

Eppure l’avvincente storia della conquista del Guatemala non è felice: alla fine ci saranno solo vinti. E non saranno solo i poveri cakcikeles, trattati alla stregua di animali dai forti conquistadores, ma la Vendetta del vulcano si abbatterà proprio sui loro sfruttatori.

Maria Luisa Corno ci introduce in una storia vera e ben documentata (commenti puntuali ma non pedanti, una ricca bibliografia e, addirittura, stralci di lettere in apertura dei capitoli) che, tuttavia, ha qualcosa di mistico, magico: sarà che, pensando al Sud America, viene subito in mente Cent’anni di solitudine, sarà anche che l’autrice non trascura leggende – come dimenticare il re indio Tecun Uman che, a detta degli indios, trafitto dalla spada di Tonatiuth, si libra in volo sottoforma di quetzal sanguinante? – e riti pagani, sarà, ancora, la particolare chiusa del romanzo; certo è che La vendetta del vulcano sorprende per la sua notevole e non semplice materia, trattata con sapiente maestria dall’autrice, la quale ha saputo mettere in luce tutte le dinamiche che si nascondono dietro la conquista di un popolo, nella fattispecie quello dei Maya del Guatemala, e ha dato voce a un pezzo di storia che, altrimenti, non avremmo conosciuto.

Angela Liuzzi

Maria Luisa Corno, 11 settembre 1541 – La vendetta del vulcano, Morales Editore, 235 pp., 20 euro


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