11 settembre 2001. La ferita di quel drammatico giorno dell'attentato alle Torri gemelle, in cui il mondo intero si strinse attorno all'America colpita a morte, stenta ancora a rimarginare. Dopo 13 anni da quell'orribile attentato, negli Stati Uniti torna la paura del terrorismo. Le barbare decapitazioni dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff per mano dell'Isis hanno toccato un nervo ancora scoperto dell'opinione pubblica degli Stati Uniti e, nel giorno dell’anniversario dell'11 settembre, gli States scoprono di avere ancora paura. Quasi un americano su due, il 47%, è convinto che il proprio Paese sia meno sicuro di quanto non fosse prima delle stragi: lo rivela un nuovo sondaggio Wall Street Journal/Nbc. E' un dato significativo: nel settembre 2002, un anno dopo il crollo delle Twin Towers, un altro rilevamento aveva misurato al 20% la percentuale del Paese in apprensione, mentre l'anno scorso il 28% soltanto si era detto preoccupato di nuovi possibili attentati. Oggi, a 13 anni da quel giorno terribile, solo il 26% degli americani si sente più sicuro rispetto a prima delle stragi di Al Qaida. Le percentuali, a poche ore dal discorso in prima serata del presidente Barack Obama sul piano per combattere la minaccia dell'Isis, rafforzano la strategia dei raid aerei anche sulla Siria. Per due terzi degli americani, attaccare l'Isis è nell'interesse del Paese e addirittura il 34% sarebbe pronto a mandare truppe di terra, se necessario. "Li colpiremo ovunque. Li distruggeremo. Non c'è alcun paradiso sicuro per chi minaccia l'America. Gli americani vanno avanti e non devono mai soccombere alla paura. Non importa cosa succede lungo la nostra strada, l'America ne verrà sempre fuori più forte. L'America deve sempre affrontare delle sfide, a cui deve sempre rispondere unita.". Così Barack Obama si rivolge alla nazione intera per spiegare la necessità di lanciare una nuova offensiva militare contro il terrorismo islamico. Quello degli jihadisti dell'Isis che avanza in Iraq e Siria, e che rischia di diventare un pericolo serio anche per l'Occidente. "Piccoli gruppi di assassini possono fare gravi danni. Per questo dobbiamo rimanere vigili", spiega il presidente americano in quello che in molti considerano come il discorso più delicato della sua presidenza.
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11 settembre 2001. La ferita di quel drammatico giorno dell'attentato alle Torri gemelle, in cui il mondo intero si strinse attorno all'America colpita a morte, stenta ancora a rimarginare. Dopo 13 anni da quell'orribile attentato, negli Stati Uniti torna la paura del terrorismo. Le barbare decapitazioni dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff per mano dell'Isis hanno toccato un nervo ancora scoperto dell'opinione pubblica degli Stati Uniti e, nel giorno dell’anniversario dell'11 settembre, gli States scoprono di avere ancora paura. Quasi un americano su due, il 47%, è convinto che il proprio Paese sia meno sicuro di quanto non fosse prima delle stragi: lo rivela un nuovo sondaggio Wall Street Journal/Nbc. E' un dato significativo: nel settembre 2002, un anno dopo il crollo delle Twin Towers, un altro rilevamento aveva misurato al 20% la percentuale del Paese in apprensione, mentre l'anno scorso il 28% soltanto si era detto preoccupato di nuovi possibili attentati. Oggi, a 13 anni da quel giorno terribile, solo il 26% degli americani si sente più sicuro rispetto a prima delle stragi di Al Qaida. Le percentuali, a poche ore dal discorso in prima serata del presidente Barack Obama sul piano per combattere la minaccia dell'Isis, rafforzano la strategia dei raid aerei anche sulla Siria. Per due terzi degli americani, attaccare l'Isis è nell'interesse del Paese e addirittura il 34% sarebbe pronto a mandare truppe di terra, se necessario. "Li colpiremo ovunque. Li distruggeremo. Non c'è alcun paradiso sicuro per chi minaccia l'America. Gli americani vanno avanti e non devono mai soccombere alla paura. Non importa cosa succede lungo la nostra strada, l'America ne verrà sempre fuori più forte. L'America deve sempre affrontare delle sfide, a cui deve sempre rispondere unita.". Così Barack Obama si rivolge alla nazione intera per spiegare la necessità di lanciare una nuova offensiva militare contro il terrorismo islamico. Quello degli jihadisti dell'Isis che avanza in Iraq e Siria, e che rischia di diventare un pericolo serio anche per l'Occidente. "Piccoli gruppi di assassini possono fare gravi danni. Per questo dobbiamo rimanere vigili", spiega il presidente americano in quello che in molti considerano come il discorso più delicato della sua presidenza.
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