La Russia è pronta a scatenare la guerra del gas, tagliando le forniture a Kiev e facendo pagare all’Europa il conto dello scontro con gli Stati Uniti. Vladimir Putin ha coinvolto ufficialmente Bruxelles nel mancato pagamento dei 2,2 miliardi di dollari che Kiev deve a Mosca per la fornitura di gas.
In una lettera inviata a 18 leader europei Putin ha avvertito esplicitamente che se Kiev non salderà il suo debito scaduto il 31 marzo Gazprom “sarà costretta a chiedere il pagamento anticipato per le forniture (in corso e future) e nell’eventualità di ulteriori violazioni delle condizioni di pagamento, dovrà completamente o parzialmente sospendere le forniture”, e quindi tagliare fuori anche l’Ue.
In serata Washington è intervenuta duramente contro Mosca: gli Usa hanno condannato la strategia russa di usare l’energia come “strumento di coercizione” nella disputa sull’Ucraina, secondo quanto affermato dalla portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki che ha aggiunto che gli Stati Uniti “faranno passi immediati per sostenere l’Ucraina, compresi il ricorso ad un finanziamento di emergenza, assistenza tecnica nelle aree di sicurezza energetica, efficienza energetica, riforma del settore dell’energia”.
Si ripresenta uno scenario simile – stavolta però a inverno finito – delle crisi del 2005-2006 e del 2008-2009, inverni in cui prima l’Ucraina ‘intercetto’ il gas russo diretto all’Europa, che passava e continua a passare sul suo territorio, poi permise a Mosca di chiudere i rubinetti puntando il dito contro i “ladri a Kiev”.
Nella lettera il capo del Cremlino usa bastone e carota: “La Russia – ha affermato – è pronta a partecipare agli sforzi per stabilizzare e risanare l’economia ucraina” ma solo su “base paritaria”, con l’Ue, ossia impegnando le stesse somme. Sul piano tecnico l’inquilino del Cremlino ha spiegato che per garantire il transito ininterrotto di gas all’Europa bisogna immettere nei depositi di gas ucraini 11,5 miliardi di metri cubi di gas che ai nuovi prezzi praticati dal primo aprile a Kiev da Gazprom (485,5 dollari per mille metri cubi contro i 285,5 dell’era Yanukovich) corrispondono ad ulteriori 5,5 miliardi di dollari.
In attesa di una risposta dall’Europa, sul terreno in Ucraina tutto è fermo in vista della scadenza, dell’ultimatum posto ieri dal governo di Kiev al ribelli filorussi che si sono asserragliati in alcuni edifici pubblici nei capoluoghi delle regioni orientali e russofone. Il presidente ad interim ucraino, Oleksandr Turchynov, oggi ha promesso l’amnistia ai separatisti filo-russi che occupano gli edifici governativi se deporranno le armi e metteranno fine all’assedio.
Sul fronte diplomatico le speranze, non alte, di una soluzione diplomatica sono riposte nel vertice ‘a quattro’ di giovedì prossimo, 17 aprile, a Ginevra dove siederanno allo stesso tavolo gli emissari delle diplomazia russa e ucraina, con la mediazione di Ue e Usa, ma il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen da Praga ha ribadito che ‘conditio sine qua non’ per avviare un dialogo credibile con la Russia è che Mosca ritiri prima i circa 40.000 soldati ammassati, e fotografati dai satelliti, lungo il confine orientale. Ma per Mosca si tratta di foto scattate ad agosto del 2013, e non tra fine marzo e inizio aprile.
Lo Stato maggiore russo ha assicurato che le immagini si riferiscono ad esercitazioni militari effettuate l’estate scorsa in diverse zone, comprese quelle al confine con l’Ucraina. La presenza militare americana in Europa orientale è destinata ad aumentare ulteriormente con l’acuirsi della tensione in Ucraina. Il Pentagono a giugno porterà dai 12 attuali a 18 il numero di caccia-bombardieri F-16 schierati in Polonia. Operazione, insieme ai 10 caccia F-15 americani già in Lituania e ad un cacciatorpediniere Usa nel Mar Nero, che ha irritato Mosca. La Russia ha ricordato che "lo schieramento delle truppe Nato vicino ai confini con la Russia costituisce una violazione degli obblighi internazionali della dichiarazione di Vienna”, del 1997.
Fonte: Notizie Geopolitiche
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