Un gruppo di scienziati della Bashkir State University sono convinti che le prove dell'esistenza di civiltà dalle avanzatissime conoscenze e proprietarie di tecnologie molto avanzate, si troverebbero su una grande lastra di pietra scoperta nel 1999, sulla quale sarebbe impressa una mappa tridimensionale realizzata con una tecnologia sconosciuta. E' stato il professor Alexandr Chuvyrov, docente di fisica e matematica presso la Bashkir State University, che, mentre era alla ricerca di circa 200 lastre di pietra riportate nei resoconti di alcuni archeologi del 18° secolo e che avrebbero fornito la prova dell’immigrazione cinese sugli Urali, si ritrovò invece fra le mani la Pietra di Dashka.
La lastra fu portata all’università, e una volta liberata dalla terra residua, lasciò i ricercatori a bocca a perta. “A prima vista, mi sono reso conto che non era un semplice pezzo di pietra, ma una vera e propria mappa, e non una semplice mappa, ma una mappa tridimensionale”, spiega Chuvyrov. La Pietra di Dashka (così chiamata in onore del nipote dello scopritore) misura 1.48 m di lunghezza, 1.06 m di larghezza, conta uno spessore di 16 cm ed un peso di almeno di una tonnellata.
La particolarità di questa lastra è che essa presenta tre livelli topografici, notevolmente simili alla geografia unica di una precisa area dei Monti Urali. Lo strato più superficiale è costituito da uno strato di calcio porcellanato, apparentemente destinato a proteggere gli strati sottostanti dall’usura. La base della mappa è costituita da uno di dolomite, mentre la mappa è realizzata in diopside, un materiale talmente duro che sarebbe impossibile da scolpire senza l’aiuto di moderne tecniche di intaglio. Sulla base delle indagini radiografiche, è stato confermato che le incisioni sono state eseguite artificialmente con strumenti di alta precisione.
In un primo momento, il team dei ricercatori ha ipotizzato che l’antica mappa potesse essere stata realizzata dagli antichi cinesi, proprio per le iscrizioni verticali. Ma, dopo un particolareggiato esame dei caratteri, i ricercatori non sono riusciti a decifrare le iscrizioni, abbandonando così la pista cinese. I segni geroglifici attualmente non sono stati ancora decifrati. Ma ciò che è più sorprende di questa misteriosa mappa in rilievo, è che gli esami utilizzati per datare la roccia hanno restituito un’antichità pari a 120 milioni di anni.
“È stato difficile determinare un’età anche approssimativa della lastra. In un primo momento, la datazione al radiocarbonio ha restituito risultati diversi, lasciando poco chiara l’antichità della roccia”, ha dichiarato Chuvyrov. “Tuttavia, durante l’esame abbiamo trovato due gusci sulla superficie. L’età di una, era pari a 500 milioni di anni, mentre la seconda (Ecculiomphalus princeps) era di circa 120 milioni di anni”, epoca in cui, secondo Chuvyrov, è stata realizzata la mappa”. Anche i geologi sono d'accordo sul fatto che la mappa rappresenti la regione degli Urali conosciuta come Bashkiria, rimasta invariata dal punto di vista geologico per diversi milioni di anni. In particolare, la zona geografica specifica rappresentata sulla roccia è la regione di Ufa, e descrive in maniera minuziosa la ricchezza idrografica della zona, compresa tra i fiumi Sutolka e Ufimka.
Identificare i luoghi non è stato facile, in quanto la mappa è antichissima, ma la fortuna ha voluto che il territorio della Bashkiria non sia cambiato di molto nel corso degli ultimi milioni di anni ha spiegato Chuvyrov. Il canyon di Ufa è stato il punto cruciale delle prove effettuate: una volta condotti gli studi geologici è stato scoperto che la sua morfologia corrisponde a quella tracciata sulla mappa. Ma è pur vero che, benché la mappa sia grandemente somigliante con la zona che presumibilmente identifica, mostra anche notevoli differenze. Infatti secondo gli studiosi, alcuni tratti mostrati nella mappa sembrano indicare opere mastodontiche di ingegneria civile: un sistema di canali che si estende per circa 12 mila km, con chiuse e 12 potenti dighe.
Non lontano dai canali, sono incisi motivi a forma di diamante il cui significato è tuttora sconosciuto. Secondo quanto rivelato dalla mappa, il fiume Belaya sembra un’opera di ingegneria, piuttosto che una formazione naturale. Alcuni scienziati, colleghi di Chuvyrov sono propensi a credere che la mappa potrebbe essere solo il frammento di una mappa più grande. Altri ancora pensano addirittura che questa lastra sia solo la punta dell’iceberg di un’intera mappa della Terra realizzata in scala. Ma, a fronte di tutto ciò rimane la domanda che ormai spesso ci facciamo: chi ha creato una mappa tridimensionale tanto accurata oltre 100 milioni di anni fa? E quali informazioni rivelano i geroglifici scolpiti lungo il suo lato?
Per non scadere in ipotesi che sminuirebbero il significato di una tale scoperta, l’autore della mappa è stato chiamiato semplicemente "Creatore". E' chiaro però che chiunque abbia realizzato la mappa, dovesse essere in possesso di tecnologia aerea per mappare l’intero territorio. Ai nostri giorni, la realizzazione di topografie tridimensionali richiede l’utilizzo di computer dalla elevata potenza di calcolo e indagini aerospaziali di tipo satellitare. Allora chi ha relaizzato un artefatto così tecnologicamente avanzato 120 milioni di anni fa? Ci sono ancora molte domande senza risposta che circondano la Pietra di Dashka, ma di sicuro essa indirizza la nostre riflessioni verso un modo alquanto differente ciò che tradizionalmente abbiamo sempre pensato del genere umano: dobbiamo darci del tempo per abituarci a questa nuova concezione della nostra storia ed evoluzione.