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Questo articolo nasce con un proposito tanto banale e ordinario quanto può essere il celebrare una ricorrenza, ma nel suo piccolo vorrebbe anche essere altro.
A dispetto di Forrest Gump, il 2015 appena passato ci ha insegnato che in realtà la vita è più che altro una scatola di cioccolatini avariati: non sai mai cosa può arrivare, ma è probabile che non ti farà bene alla salute.
Parlare di cinema è un’attività frivola; non è che ci siano molti dubbi al riguardo.
Detto questo, esiste un senso dell’essere “spettatori” che ci permette di avere maggiore consapevolezza e conoscenza del mondo che ci circonda. C’è un senso che consente di riconoscere i problemi, il dolore e le tragedie attorno a noi, e talvolta essere “spettatori” permette di fare qualcosa di profondamente insolito nella moderna società occidentale: sederci e pensare.
Fare lo “spettatore” ci mette in relazione con uno strumento capace, allo stesso tempo, di smuovere le nostre volontà e farci evadere dall’esistenza.
Raramente (o forse troppo spesso, ma mai abbastanza bene) si ha la possibilità di sedersi e tentare di celebrare uno strumento che è allo stesso tempo un’iniezione di adrenalina e un sedativo per la mia esistenza.
E penso che provare a citare un motivo per ogni anno della sua vita sia un modo come un altro per evocare il ricordo di una o dell’altra sensazione.
Con la schiacciante probabilità che questo pezzo assolva più la funzione del sedativo di cui sopra. Io vi ho avvisato.
120 RAGIONI PER AMARE IL CINEMA (in ordine sparso)
1. Benigni e Troisi che scrivono a Savonarola in Non ci resta che piangere. 2. Il modo in cui Indiana Jones alza gli occhi al cielo e sbuffa, più annoiato che spaventato dall’ennesimo ostacolo. 3. Il modo di parlare di Yoda. 4. Il fatto che Toy Story ti faccia provare compassione per i giocattoli che hai abbandonato negli scatoloni in soffitta. 5. Gli attacchi a sorpresa dell’assistente cinese dell’ispettore Clouseau. 6. Rosebud. 7. “Si… può… fare!”. 8. Quei 4 o 5 film che mi hanno fatto talmente paura che devo tentare di cancellare manualmente il ricordo di averli visti dalla mia testa. 9. D’altra parte, il fatto che sia sempre uno spasso la sensazione di “essere sopravvissuti” a un film di paura. 10. Trovarsi in cucina insieme a tre velociraptor. 11. John Belushi. 12. Il fatto che la trottola di Inception forse ha smesso di girare, forse sta ancora girando, forse non è mai esistita. 13. Il fatto che da piccolo la mia conoscenza dell’anno 1955 derivasse esclusivamente dalla visione di Ritorno al Futuro. 14. “Man of constant sorrow”, registrata dai Soggy Bottom Boys. 15. Il fatto che la mia videocassetta registrata di Ghostbusters si interrompesse sempre nello stesso punto, e per 10 anni non ho mai saputo come finisse veramente il film. 16. I loghi degli Studio e delle case di produzione prima dei titoli di testa dei film. Quando ti siedi, senti il leone che ruggisce e sai che in teoria davanti a te c’è il potenziale per qualcosa di magico. 17. John McClane. 18. Il fatto che l’unico momento in cui mangio popcorn nella mia vita è quando sono al cinema. 19. Le conversazioni che non avrai mai, che vorresti fossero scritte da Aaron Sorkin, Joss Whedon e Quentin Tarantino. 20. Quando scopri un film che diventa il tuo preferito al mondo per settimane e tormenti i tuoi amici perché lo guardino. 21. La stessa identica situazione descritta al punto sopra, ma con la postilla che il film in questione in realtà è bruttissimo. Personalmente, amo quando accade. 22. Bong Joon-ho. 23. L’Esorcista: il film più spaventoso di sempre. 24. American Pie, Austin Powers, Anchorman e Borat. Sai che sono stupidi, ma sai anche che riderai un casino ogni volta. 25. Il discorso del presidente degli Stati Uniti / Bill Pullman in Independence Day. 26. Un film che hai adorato ma che non guarderai mai una seconda volta. Tipo Dogtooth oppure The Act of Killing. 27. Buffo, esilarante, sarcastico, ficcante e irragionevolmente brillante dialogo. 28. Terry Gilliam e la personificazione del concetto di “mulino a vento”. 29. I tormentoni di Aldo, Giovanni e Giacomo. 30. “Rimetta… a posto… la… candela”. 31. Le “tradizioni cinematografiche”. Come quella di guardare sempre lo stesso film di natale nel periodo natalizio. 32. Tom Cruise. 33. Ogni volta che Silent Bob parla nei film di Kevin Smith. 34. Il fatto che voglio intrinsecamente bene a Frank Darabont senza averlo mai conosciuto. 35. La maledizione dello scorpione di giada, anche se è un brutto film. 36. Ogni volta che rivedo me stesso in un personaggio o una situazione sullo schermo. 37. Spiderman 2 di Sam Raimi. 38. Un bel film ti cambia la giornata. Un bellissimo film, magari, ti cambia anche la vita. 39. I molteplici Peter Sellers di Stranamore, i molteplici John Malkovich di Essere John Malkovich e i molteplici Sam Rockwell di Moon. 40. “Lupo ululà, castello ululì”. 41. La luna boscosa di Endor. 42. L’ammiraglio Gial Ackbar. 43. La nave-palazzo di Jabba The Hutt. 44. Le illustrazioni di Scott C. in The Great Showdowns. 45. Le volte, non così rare, che un’associazione di idee relativa al film che sto guardando riapre una “cicatrice mentale” nella mia testa che pensavo si fosse ricucita da tempo. 46. John Hughes. 47. Suspiria di Dario Argento. 48. Il fatto che, qualunque sia il film, Nicolas Cage troverà un modo per avere dei capelli assurdi. Più in generale, Nicolas Cage. A casa mia la sua data di nascita è festa nazionale. 49. I primi 10 minuti di Up. 50. The Matrix. 51. “Escono dalle fottute pareti!”. 52. Mike Nichols. 53. Le colonne sonore che John Carpenter si compone da solo per i suoi film. 54. La pallottola che rimbalza contro il poncho. 55. Il meraviglioso “world-building” del primo atto della Compagnia dell’Anello. 56. Nashville. 57. Le teste che esplodono messe in scena da Cronenberg e Peter Jackson. 58. Da piccolo mi addormentavo sempre durante L’attimo fuggente. Certe cose non cambiano mai. 59. Sempre da piccolo, odiavo il Peter Pan di Robin Williams e facevo inesorabilmente il tifo per Dustin Hoffman / Capitan Uncino. 60. Jeff Bridges. 61. Non bagnarlo. Non dargli da mangiare dopo mezzanotte. 62. Il fatto che, qualunque sia il film, Kevin Costner troverà un modo per giocare a baseball. 63. La volta che ho visto Eternal Sunshine of the Spotless Mind al cinema insieme ai miei genitori e sono tornato a vederlo la sera dopo con la mia fidanzatina dell’epoca. 64. Shane Black. 65. Il nome “Padme”, rubato a Natalie Portman in Guerre Stellari e assegnato al mio cane. 66. School of Rock di Richard Linklater. 67. La pioggia in Blade Runner. 68. “Always look at the bright side of life” 69. Il modo in cui inizia I guardiani della galassia. Non con una grande battaglia spaziale o una battuta sagace del protagonista, ma con una piccola, devastante morte. 70. Per restare in tema, “We are Groot”. 71. Asciugarsi le lacrime dopo aver visto Dear Zachary. 72. Anche se magari non è sempre una forma d’arte, il cinema può tranquillamente contenere al suo interno tutte le forme d’arte: scrittura, pittura, fotografia, musica, canto, danza. 73. Natalie Portman in Closer. 74. Fraternizzare con sconosciuti attraverso la comune rievocazione di citazioni memorabili. 75. “You’re chasing Amy”. 76. La musica nei film di Kubrik. 77. Seven, Zodiac e Gone Girl, che nella mia testa sono una trilogia. 78. Il rapporto di amore-odio verso i film di Noah Baumbach. 79. Jack Lemmon truccato da Daphne in A qualcuno piace caldo. 80. Il cornetto Algida nei film di Edgar Wright. 81. I Batman di Michael Keaton, Christian Bale e Kevin Conroy. 82. Chissà, magari anche Ben Affleck con addosso il costume di Batman... 83. Forse questa metterà a rischio la mia eterosessualità, ma… Les Miserables. 84. Bill Murray. 85. I lense flare: sono una strana moda di oggi che da una parte ti ricorda che quello che stai guardando è stato registrato in un apparecchio meccanico, dall’altra ti porta in una dimensione alternativa dove la luce funziona così sui tuoi occhi. 86. Il movimento di macchina a 360 gradi di Michael Bay. 87. Quando Senza Volto si ricorda chi è in La Città Incantata. 88. Le disastrose conseguenze di Alta Fedeltà sulla mia vita sentimentale. 89. “KHAAAAAAAAAN” 90. Philip Seymour Hoffman che fa paura per quanto è bravo anche quando non ce ne sarebbe bisogno, tipo per fare il cattivo di Mission: Impossible 3. 91. Il montaggio musicale sulle note dei Nine Inch Nails in Man on Fire di Ridley Scott 92. Bruce Willis. 93. Le volte in cui mi fermo con i miei amici fuori dal cinema dopo aver visto un film della Marvel, e devo spiegare antefatti e mitologia agli altri perché ho letto troppi fumetti e conosco già i personaggi. 94. La gioia e l’eccitazione provocati da un trailer fatto come si deve. 95. Nel profondo del mio animo, sono ancora convinto che Prometheus di Ridley Scott in realtà sia un bel film. 96. “Lei legge Sutter Kane?”. 97. La Casa 2 e L’Armata delle Tenebre di Sam Raimi, che sono pura, diabolica gioia. 98. La colonna sonora di Drive. 99. L’ultimissima scena di Il buono, il brutto e il cattivo. 100. L’uomo che non c’era dei Fratelli Coen 101. Il fatto che una volta a scuola hanno tentato di convincermi che in fondo ero uguale a Woody Allen in Provaci ancora Sam. Non l’ho preso come un complimento. 102. Il fatto che Nicolas Cage avrebbe potuto (e dovuto!) interpretare Superman. 103. Al Pacino doppiato da Giannini. 104. Rocky Balboa = Silvester Stallone. 105. La rappresentazione di carne, strade, città, e la “action satira” di Paul Verhoeven. 106. Jim Carrey che esce dal sedere di un rinoceronte. 107. La voce di Vin Diesel, in particolare quando recita la battuta “Supermaaan” in The Iron Giant. 108. Il cinese che si gonfia come una palla ed esplode di fronte a Jack Burton. 109. “Hello, my name is Inigo Montoya. You killed my father: prepare to die”. 110. The Avengers. L’ultimo film per cui sono andato al cinema più di una volta. 111. “Petto o coscia?”. 112. I personaggi interpretati da Patrick Swayze: un buttafuori filosofo, un surfista/rapinatore filosofo, un fantasma che fa strane cose erotiche con vasi e Demi Moore, un pedofilo/guru spiritualista. 113. “What a day! What a lovely day!”. 114. La trasformazione in lupo mannaro di Un lupo mannaro americano a Londra. 115. Un martello, un corridoio e un sacco di coreani arrabbiati da picchiare. 116. Quando qualcuno mi chiede qual è il mio film preferito, per non pensarci troppo dico: L’uomo delle previsioni di Gore Verbinski. Nessuno ci crede, ma un po’ è vero. 117. Indonesiani che saltano dai cornicioni e si picchiano tantissimo. 118. “Surely you can’t be serious. I am serious. And don’t call me Shirley” 119. Il fatto che una faccia che si scioglie in un film di Steven Spielberg, qualche decina di anni fa, era considerato materiale per bambini. 120. Ora, io sono abbastanza convinto che andare al cinema stia diventando progressivamente sempre più inutile e obsoleto. Faccio sempre più fatica a concepire un senso nell’alzare il culo dal divano e spendere 8 euro per uscire di casa e guardare un film insieme a una massa di sconosciuti.
Nella mia vita quotidiana, Netflix e torrent sono più sinonimo di “cinema” di quanto lo sarà mai una sala con le luci spente e il proiettore acceso. Dopodiché, direi una balla gigantesca se non ammettessi che ogni tanto mi fa piacere tornarci. Davide Mela
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