13° Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Creato il 30 giugno 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Antifona d'IngressoSal 46,2 Popoli tutti, battete le mani,
acclamate a Dio con voci di gioia.
Colletta
O Padre, che nel mistero del tuo Figlio povero e crocifisso hai voluto arricchirci di ogni bene, fa' che non temiamo la povertà e la croce, per portare ai nostri fratelli il lieto annunzio della vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli Amen

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Sap 1,13-15; 2,23-24 Per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.

Dal libro della SapienzaDio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza,
in esse non c’è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,
lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono. - Parola di Dio

Salmo Responsoriale Dal Salmo 29
Rit. : Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. – Rit.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. – Rit.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. – Rit.

Seconda Lettura 2 Cor 8,7.9.13-15 La vostra abbondanza supplisca all’indigenza dei fratelli poveri.


Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai CorìnziFratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno». - Parola di Dio
Vangelo Mc 5, 21-43 Fanciulla, io ti dico: Àlzati!Dal vangelo secondo Marco
[In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.]

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando [dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.]
    • Parola del Signore

RIFLESSIONI
  • Queste letture presentano vari richiami di grande valore.
Mi limiterei ad indicare i vari motivi, in modo da aiutare la meditazione personale e la decisione di vita che ne consegue. La prima lettura vale la pena di essere motivo di grande attenzione, perché proclama l’estraneità di Dio da ciò che è male. Non è Dio che manda il male, ma interviene per liberare, per sanare, per dare nuovo significato a questa esperienza che resta inquietante e che può essere superata solo con lo sguardo della fede. Per la Scrittura, il male non è eterno, non è onnipotente, soggiace alla forza di Dio che assume questa esperienza e la piega con esito di vita. Il Vangelo porta un esempio concreto di questa posizione e rivela Gesù come il liberatore concreto dal male. Gesù è colui che nella storia porta avanti in maniera visibile la lotta contro il potere del male e della morte. Accanto a Gesù troviamo quanti si pongono alla ricerca del perché di questa esperienza che coinvolge tutte le persone credenti o aperte all’anelito di verità, di vita, di liberazione. Nel brano di Vangelo, Gesù è all’opera, e quest’opera di liberazione viene presentata attraverso esperienze di liberazione dalla morte e dalla malattia. L’emorragia è simbolo di una vita che viene meno, che viene sciupata e che invece l’intervento del Signore recupera. Il Vangelo dice tutto questo con alcune attenzioni particolari: nel brano si parla di un certo Giàiro, capo della sinagoga, che non è un seguace di Gesù, ma è un ebreo che occupa un posto autorevole; l’altra figura che gode della liberazione è una donna assiro-fenicia, non ebrea. Tutto questo ci lascia intuire che Gesù è venuto per tutti, che è a servizio di tutti e che non ha preferenze. La condizione che lui chiede è quella dell’apertura, della fiducia, dell’abbandono che porta a non scoraggiarsi, ma a reggere la difficoltà della malattia, della sofferenza e della morte per prospettive di vita autentica. All’interno della sequenza di questi motivi porterei l’attenzione all’aspetto preghiera, per vedere come la preghiera è considerata in questa pagina. Potete notare come Giàiro esprime la preghiera con ricchezza di parole, una preghiera che comunica e precisa le sue attese. La donna, invece, ha una preghiera che sembra strana, è una preghiera silenziosa che sembra non rivolgersi a Dio, sembra più un ragionamento interiore; in realtà rimanda direttamente proprio a Dio attraverso Gesù che è presente. Questa espressione si concretizza in un gesto: la donna non dice nulla, non chiede, ma attende un intervento di Gesù al punto tale che pensa che basti toccare il suo mantello per essere guarita. Questa è fede, almeno iniziale, nel senso che esprime il superamento della disperazione o dell’illusione di essere noi capaci di risolvere i nostri problemi. Giàiro spiega cosa desidera e chiede l’intervento di Gesù; la donna non lo chiede, ma lo suppone, lo spera. C’è come un’intuizione nel senso di affidarsi al Signore. Il fatto che dica che da anni era ammalata e aveva speso tutto per guarire, non significa che noi possiamo rinunciare all’impegno contro il male, ma sottolinea che su di noi c’è uno sguardo veramente valido che accoglie ogni sforzo umano e lo supera. Dove l’uomo sembra fallire, Dio interviene non per mettere una pezza, ma per dare senso e affermare la forza della speranza. I due protagonisti non disperano, ma sperano; la loro preghiera, il loro gesto è per esprimere questo affidamento, questa fiducia nella forza del Signore. A noi resta l’impegno di operare per la vita, per il bene, per il positivo, nonostante le apparenti sconfitte. Dio non si smentisce, non tralascia il suo impegno e la sua promessa, anzi la suscita nelle persone. Giàiro ha raccomandato al Signore la figlioletta, e alla fine non credeva possibile questo miracolo; invece la trova viva. La promessa si é realizzata. Questo potrebbe bastare per tenere vivo l’impegno alla fiducia, ma anche per operare per la vita e per il bene, e insieme avvertire che il Signore è presente in noi e ci è vicino. Non dimentichiamo che Gesù è morto per questo e ha voluto, con la forza della Resurrezione, mostrarci la sua volontà di salvezza.
GIAIRO e LA DONNA SIROFENICIA
Due persone, due diverse culture e religioni, entrambe sorprese dalla tempesta del vivere umano, entrambe impegnate a far fronte a questa tempesta, l’uno e l’altra spendendo le proprie risorse: quelle del ruolo sociale (Giàiro, capo della sinagoga) quelle economiche (la donna assiro-fenicia). Invano ! Ma non dispérano né si rassegnano, forse conoscono GESU’ solo “per sentito dire”. Qualcosa di LUI li attira. Il loro cuore si apre a questa presenza carica di promesse. Nasce così una multiforme preghiera.
Questa si esprime: in una ricchezza di parole ( Giàiro ) in un silenzioso progetto concretizzato in un gesto: toccare (la donna). Entrambe le forme sono segnate dalla fiducia nella potenza del Signore a cui affidano le loro speranze di salvezza, di liberazione. Questa apertura fiduciosa è l’inizio della FEDE.
  • N.B. Con oggi terminano, per la pausa estiva, gli incontri del giovedì. Ricordo però che ciascuno di voi ha la responsabilità di tener vivo il rapporto con la Parola, sostenerlo anche durante l’estate con iniziative personali o di gruppo per far fruttificare questa esperienza.
A tutti auguro una buona estate !!!

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