Géla Babluani, regista georgiano approdato in terra francese, firma il suo lungometraggio d'esordio con una regia di intenso realismo, carica di fibrillazioni muscolari e corteggiata dalla fotografia in bianco e nero, con sequenze narrative che omaggiano il mood un po' cinico della Nouvelle vague. Film lineare e impietoso, ma senza esplicite invettive, mette in scena un gioco tradizionale del cinema noir: la roulette russa. Innegabilmente lucido nel corteo di personaggi e poveracci che abitano le cloache della città, il lavoro di Géla Babluani ha come marchio genetico una carica potente/impotente di spasimo cardiaco e d' ansia polmonare. Vince, senza furti, il Gran premio della giuria al Sundance film festival. (Meritava un finale migliore).


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