Insomma, comincia a girare il tormentone delle prossima stagione, "gli infiltrati", che dopo i primissimi giorni nella hit parade della speciale classifica delle distrazioni di massa, viene rigettato proprio dal pubblico su cui i "produttori" avevano puntato, quei giovani che, rifiutando il ruolo di vittime belle e perdenti, hanno frustrato le perversioni dei riformisti italiani. Di fronte a giornalisti increduli e a politici esterrefatti, questi ragazzi (non solo studenti poi, ma tanti precari, tanti operai, tanto popolo insomma) rivendicano le barricate romane, rivendicano il diritto alla rabbia, all'odio di classe, rispetto a chi li vorrebbe imbelli e passivi di fronte al furto del bene più prezioso, il proprio futuro.
L'eccessiva enfasi montata intorno al tema degli infiltrati (che pure c'erano, sia chiaro) fa da contraltare da sinistra all'argomento usato dalla destra sui teppisti ed entrambi servono ad un comune obbiettivo, deviare l'attenzione dal punto politico reale, che è ciò che più di tutto terrorizza le classi dirigenti Italiane ed Europee, ossia il fatto che siamo solo all'inizio di una stagione di rivolte profonde e nient'affatto pacifiche contro le politiche economiche imposte dai banchieri europei. Rivolte non meno forti sono in corso, contemporaneamente, in tutta Europa, e le immagini che vengono da Londra o Atene non hanno bisogno di troppi commenti.
Lo scorso 30 novembre solo in Italia sono stati occupati per ore almeno 30 tra stazioni ferroviarie, porti marittimi e svincoli autostradali e il 14 dicembre la rabbia non è esplosa solo a Roma, ma anche in molte altra importanti città; solo un folle dissociato potrebbe vedere in queste vicende il segno di una società pacificata. Se poi pensiamo che le manovre correttive o "di stabilità", fatte unicamente di tagli indiscriminati ai diritti sociali, hanno nelle stime ufficiali una proiezione ventennale per garantire il rientro nel rapporto debito/pil per l'Italia, è evidente anche all'osservatore più distratto che si parla di una situazione semplicemente insostenibile e concretamente inimmaginabile.
Le reazioni della gran parte politici sono poi il segno del livello di alienazione dalla società da cui le nostre classi dirigenti sono affette, come nella vicenda imbarazzante e totalmente sottaciuta che ha coinvolto il narratore mistico Nichi Vendola; il quale si è ben guardato dallo scendere in piazza con gli studenti per passare una agiata mattina nel Palazzo da dove, bontà sua, dopo aver annunciato, in un delirio di autismo politico, le primarie e, convinto che il Governo sarebbe caduto, avrebbe dovuto solo allora recarsi in piazza dove (nella sua fantasia) una folla festante lo avrebbe accolto.
Fuori dai palazzi blindati, il mondo reale ha mostrato invece un'esplosione di rabbia sociale che non ha sorpreso chi come noi lavora pancia a terra duramente per riconquistare metro su metro il terreno che una sinistra smarrita ed autistica ha perso in 30 anni.
Oscar Monaco, segreteria provinciale PRC Perugia.
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