In quest'ultima settimana, molti di noi assidui frequentatori dei social, o anche Whatsapp dipendenti, hanno affrontato una vera e propria crisi di identità virtuale. Immagini del profilo prima dedicate al grande Pino Daniele, poi ai vignettisti del settimanale satirico francese, oggi a momenti diventavamo tutti cubani ... Insomma, io per prima, non capivo più cosa stavo facendo. Mi sono commossa per la morte di Pino Daniele e la mattina stessa, ho voluto cambiare l'immagine del profilo di whatsapp, per far sapere a tutti quanto fossi dispiaciuta e per rendere omaggio al mio 'amico' Pino. Mi sono arrabbiata per l'attentato al Charlie Hebdo ed ho pubblicato su FB le immagini con le matite ed il grido 'Je suis Charlie'. Ad un certo punto ridevo di me, e mi veniva da scrivere 'Oui, je suis Catherine Deneuve', mi veniva da esagerare e mettere la foto di Fidel Castro come immagine del mio profilo, ma mi sono fermata pensando che in entrambi i casi pochi avrebbero colto l'auto ironia, e non per incapacità altrui, ma per la mia celata follia. Se una come me, che aderisce alle iniziative lanciate sui social, segue le mode mediatiche, imposta come immagine del profilo il volto di Fidel Castro il giorno in cui pare, e sottolineo 'pare' sia morto, quasi tutti crederanno che lo faccia per un fine commemorativo e non per ironizzare su me stessa e sulla funzione sociale di FB. Insomma, mi piace partecipare alle iniziative, che non sono quasi mai di natura popolare, sui social, mi piace sentirmi parte di un gruppo di persone 'informate' che intende sempre e comunque difendere i diritti umani, la libertà di espressione, mi piace urlare 'o capitano, mio capitano', e continuerò a farlo. Talvolta, però, mi sembra che anziché dar forza ad un'iniziativa a scopo umanitario, la sua diffusione su FB, finisca per ridicolizzarla. Mi sembra sia tutto un gioco, tutto troppo veloce e mitigato dalla confusione e dalla superficialità di cori pressoché distratti. Tutto troppo anonimo e irresponsabile. A dirla tutta, dopo la scritta 'Je suis Charlie' io avrei messo volentieri: 'Je suis Aisha' una delle 200 donne nigeriane sequestrate per essere vendute come schiave. Giusto per ricordare che in Nigeria, in questi giorni, si sta consumando un'altra guerra in nome dell'Islam'. Ovviamente non intendo colpevolizzare il solo terrorismo islamico, il terrorismo è da condannare, qualunque sia l'aggettivo che lo accompagna. Vorrei che ogni giorno qualcuno dicesse liberamente cosa lo fa incazzare, cosa lo offende, che non ci fossero indignazioni e solidarietà a comando, che nessuno temesse di dire qualcosa fuori dal coro, perché si è molto più soli nella massa, nell'omologazione, che nella 'diversità'. Attenzione però a non voler essere fuori dalla massa ad ogni costo! Ben vengano i cori se consapevoli, ben vengano le critiche, se intelligenti ed utili. Meglio ancora, sarebbero degli eloquenti silenzi! Vabbè, adesso vado a farmi un selfie per la mia prossima immagine del profilo, prima che muoia qualcun altro e mi venga voglia di commemorarlo sulla mia bacheca!
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