Oggi è la Giornata Mondiale del Libro, e la voglio dedicare a Tiziano Terzani, un uomo nella cui visione della vita vedo riflessa anche la mia.
Vi regalo quindici lezioni di vita tratte dai cinque libri che possiedo di questo grande giornalista e scrittore italiano: che possano essere di ispirazione anche per voi, che vivete per i viaggi, la conoscenza, il rispetto e la libertà.
1. Sono uno che senza troppi pregiudizi, senza paura del nuovo o del ridicolo, cerca.
Cercando, ho forse trovato la cura per il mio cancro? Certo no, ma almeno ora son sicuro che quella cura non esiste, perché non esistono scorciatoie a nulla: non certo alla salute, non alla felicità o alla saggezza. Niente di tutto questo può essere istantaneo. Ognuno deve cercare a modo suo, ognuno deve fare il proprio cammino, perché uno stesso posto può significare cose diverse a seconda di chi lo visita.
(Un altro giro di giostra)
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2. Il vero, grande Maestro è quello che ognuno ha dentro di sè.
(Un altro giro di giostra)
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3. Quello dello scappare è sempre stata la mia natura.
C’era questa voglia di scappare sempre, sempre, sempre. Scappare da dove mi si teneva sotto controllo, come quando partii per l’avventura in Svizzera che ti ho raccontato, per imparare il francese. Anche lì, scappare, andare! E tutta la mia vita è stata uno scappare. Credo che in fondo sia stato la mia molla. Andare avanti, guardare. Curiosità del nuovo, del diverso. Mi è sempre interessato il diverso.
(La fine è il mio inizio)
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4. Io non riuscivo a fare amicizia con un giapponese.
Perché tutti i giapponesi con cui entravo in contatto non erano persone, erano il ruolo che svolgevano nella loro società. Non sei mai tu. Non sei Tiziano Terzani, sei “il giornalista di quel giornale”, da cui l’importanza del biglietto da visita. Se non ce l’hai non esisti, perché tu sei quello che è scritto lì.
(La fine è il mio inizio)
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5. Erano tanti piccoli passi che facevo per allontanarmi dalla mia vita normale e trovare il filo di un’altra.
(La fine è il mio inizio)
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6. Se uno si chiedeva “Come incomincio la mia trasformazione?” lei dava una risposta ben precisa: la incominci col silenzio.
Quando lavoravo a Calcutta, Madre Teresa mi ha dato quella che chiamava la sua “carta da visita” su cui c’era scritto “Il frutto del silenzio è la preghiera”. Incominci col silenzio. Il silenzio, secondo lei, porta alla preghiera, la preghiera alla fede, la fede all’amore, l’amore all’azione. Ma l’inizio dell’intero processo è il silenzio.
(Un altro giro di giostra)
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7.
Viaggiare ha senso solo se si torna con una qualche risposta nella valigia.(Un indovino mi disse)
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8. Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio.
Un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso.
(Un altro giro di giostra)
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9. Una strada c’è nella vita, e la cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita.
Ti volti indietro e dici “Oh, ma guarda, c’è un filo” Quando lo vivi non lo vedi, eppure c’è. Perchè tutte le scelte che fai sono determinate, tu credi, dal tuo libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te che innanzi tutto è il tuo istinto, e poi forse da qualcosa che i tuoi amici indiani chiamano il karma e con cui spiegano tutto, anche ciò che a noi è inspegabile. Forse quel concetto ha qualche fondamento perchè ci sono cose nella nostra vita che non si spiegano se non con l’accumularsi dei meriti o colpe di vite precedenti.
(La fine è il mio inizio)
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10. Perché il caldo dei tropici non mi stanca e mi siedo a gambe incrociate senza difficoltà?
Il fascino dell’esotico? La voglia di andar più lontano possibile da quel mondo di miseria dell’infanzia? Forse.
O forse aveva ragione il cieco, se voleva dire che, non il mio corpo, nati da certi genitori, ma qualcos’altro in me veniva da un’altra fonte, con un bagaglio di vecchi desideri e la nostalgia di altre latitudini conosciute prima: prima di questa vita.
(Un indovino mi disse)
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11. Il vero desiderio, se uno ne vuole uno, è quello di essere se stessi.
L’unica cosa che uno può desiderare è di non avere più scelte, perché la scelta vera non è quella tra due dentifrici, tra due donne, tra due macchine. La scelta vera è essere te stesso.
(La fine è il mio inizio)
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12. Quel che mi è sempre piaciuto del buddhismo è la sua tolleranza, l’assenza del peccato.
La mancanza di quel peso sordo che noi occidentali, invece, ci portiamo sempre dietro e che è in fondo la colla della nostra civiltà: il senso di colpa. Nei paesi buddhisti niente è mai terribilmente riprovevole, nessuno ti rinfaccia mai qualcosa, nessuno ti fa mai una predica o cerca di darti una lezione. Per questo sono paesi piacevolissimi e fanno sentire a loro agio tanti giovani viaggiatori occidentali, in cerca appunto di libertà.
(Un indovino mi disse)
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13. Mi ritorna sempre in mente la mia soluzione, quella di mettere una campana di vetro sulla Cambogia.
E farla stare in pace per forza per una generazione, senza chiederle nulla, solo di vivere, di ritrovarsi, di far crescere una nuova generazione.
(Fantasmi)
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14. E più la televisione porterà con immediatezza, anche con superficialità, nelle case di tutti gli avvenimenti del mondo ridotti in pillola
più ci sarà bisogno di quelli che vanno a vedere, a commuoversi per una qualche storia vicina o lontana da raccontare a chi avrà ancora voglia di ascoltare.
(In Asia)
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15. Vorrei che il mio messaggio fosse un inno alla diversità, alla possibilità di essere quello che vuoi.
L’UNICA RIVOLUZIONE POSSIBILE E’ QUELLA INTERIORE.
DA VEDERE: Tiziano Terzani: Una vita sopra le righe.
“Un brillante, commovente, e a tratti divertente racconto a due voci sul mondo e sulla vita: un dialogo a distanza tra Tiziano Terzani che, nel 2002 nella sua abitazione di Firenze si lascia andare ad un lungo racconto sulla propria vita e Angela Terzani Staude che, nel 2014 sembra rispondergli.
Una vita spesa insieme nel segno della curiosità, dell’amore, del rispetto reciproco più profondo. Una chiave intima e delicata, per leggere, in un’inedita prospettiva, il percorso umano e spirituale del grande giornalista e scrittore toscano.” (Fonte)
Tiziano Terzani, 1938-2004