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15 ore: una guida raffazzonata all'Aeroporto Internazionale di Mosca (Sheremetyevo)
Creato il 29 ottobre 2012 da PulfabioSono arrivato da Venezia al terminal F, che è quello più vecchio, lo stesso in cui sbarcai la prima volta che venni in Asia, partendo da Berlino nel 2001. E' abbastanza brutto, trasandato, angusto, scuro, i bagni sono disposti male, non è facile trovare delle prese elettriche e le zone per fumatori non sono chiuse (ci sono semplicemente delle isole con posacenere sparse qua e là nel mezzo delle sale d'aspetto). Ha comunque i suoi lati positivi. Esistono delle file di sedili senza bracciolo (le uniche in tutto l'aeroporto) su cui all'occorrenza è possibile sdraiarsi. Sono però piuttosto scomode, meglio avere qualcosa di imbottito da metterci sopra. E' possibile cambiare denaro presso degli sportelli automatici, ci sono a disposizione dei carica batterie per i telefoni cellulari e le macchine a moneta distribuiscono anche birre in lattina da 500cl per 100 rubli (poco più di due euro). Per chi vuole farsi una birra senza spendere un capitale ai soliti bar/pub/ristoranti fighetti da aeroporto c'è in realtà anche un'opzione migliore: alcuni duty free vendono bottiglie a due euro e lattine a un euro e mezzo (da 33cl). Parlo di birra perché è quello che ho comprato io per agevolare il sonno in volo (va beh, insomma, anche perché mi piace, dai) ma ovviamente sono in vendita bibite di ogni tipo. Altro dettaglio vantaggioso: questi negozi accettano gli euro in moneta. I duty free sono disponibili anche agli altri terminal, le macchinette con le birre invece no. Ho anche notato che è possibile comprare delle bionde medie per due o tre euro al Burger King del terminal E. Qui anche un pasto costa più o meno la stessa cifra. Un'altra alternativa per mangiare economico è offerta da alcuni banchetti di salsicciotti e hot dog sistemati al terminal F. O i pacchi di patatine ai distributori automatici. Per chi ha soldi da spendere le scelte migliori sono i caffè e i ristoranti ai terminal E e D, in quest'ultimo ci sono anche un paio di filiali della catena americana Friday's. Io mi sono arrangiato mangiando il cibo impacchettato del primo viaggio, che non avevo ancora aperto. Avrò comunque la possibilità di godermi dei pasti più sostanziosi a bordo (la cucina dell'Aeroflot non è per niente male) e di abbuffarmi a dovere a Bangkok. Le birre le ho comprate invece con gli euro che avevo in tasca. L'acqua non mi è servita, era inclusa nella birra.
I terminal E e D sono nuovi, luminosi, spaziosi, arredati bene. Le prese della corrente sono numerose e i sedili delle sale d'aspetto sono ben imbottiti, ma purtroppo hanno tutti i braccioli, cosa che rende impossibile sdraiarsi, a meno che non siate dei maestri del contorsionismo come quel pronipote di Houdini della foto qui sotto.
Ci sono comunque delle zone del pavimento rivestite di moquette dove è possibile stendersi in pace. Un'intera parete del terminal E ed entrambe quelle del D sono costruite in vetro, un dettaglio che rende possibile osservare i velivoli in fase di manovra e decollo, uno dei miei passatempi preferiti. I terminal sono disposti su piani diversi, se avete un carrello potete usare gli ascensori, per trovarli seguite le indicazioni per i disabili a terra.
I bagni di tutti i terminal sono forniti di rotoli di ottima carta vetrata. Da un'analisi sommaria delle tracce di sangue che ho trovato nei cubicoli penso che l'effetto abrasivo sia ottenuto con un velo fitto di frammenti di diamante. I maschietti che devono fare la cacca e le signore sono consigliati di utilizzare i bagni ai terminal E e D, dove la dimensione delle schegge sembra essere leggermente più piccola.
Quando state ammazzando il tempo, se siete uomini cercate comunque di non sbronzarvi, dormire troppo o tenere sempre gli occhi fissi sul computer, il libro o gli aerei: ogni tanto alzate lo sguardo, ci sono certe ragazze russe da mozzare il fiato! Se siete donne invece continuate pure a fare quello che stavate facendo. Se siete accompagnate...siate comprensive!
Quindici ore all'aeroporto di Mosca dunque, trentadue complessive da porta a porta. Eppure quando il carrello tocca il suolo siamese (in Aeroflot scatta ancora l'applauso di partito al tovarish pilota) mi sembra quasi di essere stato trasportato da un mondo a un altro, in un batter d'occhio, dalla flemma del caffè sorseggiato in una piazza medievale a quella del ristorantino thailandese dove un buddhista baffuto frigge aglio e peperoncino chiacchierando con un pezzente che raccoglie bottiglie di plastica. Così, in poche ore, in una scatola di sardine volante, circondato da uomini in cravatta, bambini intristiti e donne truccate, senza essermi goduto quel che ci sta in mezzo: deserti, steppe, praterie, cammelli, orsi, aquile, chiese, templi, moschee, cibo puzzolente, tè speziato, spiagge, colline, ghiacciai. Non posso imborghesirmi in questo modo, non io, non così, non troppo spesso almeno. Una di queste volte la faccio via terra. Giuro. O quasi.
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