15. Racconto Concorso "Il Bene e Il Male"

Da Angivisal84
Una semplice partita a pokerdi Daniele Imbornone

A ogni respiro l’aria esce in una nuvola tiepida.Per trovare un minimo di sollievo a quel rigido dicembre, stringo maggiormente le braccia attorno al cappotto bianco e sistemo i guanti.I tacchi pungono la strada asfaltata con un ticchettio crescente mentre attraverso la strada della piazza di Londra e, ogni tanto, involontariamente, l’acqua caduta la notte scorsa schizza sopra il collo del mio piede gelandomi le calcagna. Rimpiango spesso la primavera. Tutta la vita sboccia e le tenebre della stagione fredda diventano meno cupe, donandomi gioia. A ogni modo, anche oggi mi trovo costretta ad attraversare le impervie stradine della capitale e a fare ritorno al “the fate of humanity”. Giro l’angolo al Millennium General Ospital e dopo qualche isolato mi ritrovo a un passo dal London Bridge Pier. La F e la H dell’insegna s’illuminano a intermittenza e scorgo migliaia di scintille bluastre cadere e spegnersi sul marciapiede. Piego il gomito e controllo l’orologio.
Sono in perfetto orario” mi dico.
All’entrata c’è Hans, il buttafuori. «Come va cara? Anche stavolta a giocare per... quella cosa?» mi domanda. Io gli sorrido, amabile. «Se non tentassi di vincere il mondo resterebbe così.»
Mi lascia passare scansandosi e aprendo la porta. L’aria si colora subito di odori forti e pungenti. L’alcol è il motore della casa e infatti la sua presenza nel pub è ovvia come l’edera su un edificio fatiscente. Ciò che non sa di luppolo, uva fermentata o altri ingredienti tipici delle taverne è solo il profumo dei clienti e il leggero tanfo proveniente dai bagni. Il design del locale è sempre lo stesso. Anche il corridoio coperto di terriccio e le piastrelle sporche di non so che cosa non cambiano mai. Non importa quanti anni passino, l’organizzazione del the fate of humanity è sempre mediocre, esattamente come il servizio.

«Buona sera Erick.» Il buon vecchio cameriere mi fa un cenno con la testa e dopo aver servito un Mojito a una coppia di ragazzi, mi prende galantemente il soprabito. Do una rapida occhiata in giro.
Seminascosta dalla penombra e dai clienti abituali, nell’ultimo tavolo in fondo alla sala scorgo mia sorella. Come sempre indossa abiti molto succinti. Stanotte ha scelto un completo rosso scuro con spalline ricamate con brillanti. Al collo le pende una vistosa collana d’ebano e al polso porta un bracciale abbinato. Mi avvicino e lei alza gli occhi guardandomi attraverso il suo bicchiere di
Whiskey. Lo poggia poi sul tavolino di legno e mi sorride.
«Finalmente sei arrivata, credevo che stavolta mi sarei ritrovata a bere da sola.»
Prendo posto davanti a lei. «Non mi perderei per nulla al mondo questo incontro, lo sai.»
Lei curva la testa e fa tintinnare gli orecchini neri a forma di cuore.
«Sapevo che avresti risposto così, sorella. Piuttosto, come ti è andato questo secolo?
Ti sei divertita?» In un secondo mi tornano alla mente gli avvenimenti che lo hanno caratterizzato. «Come potrebbero essermi piaciuti? Sai come la penso.» Mia sorella torna a sorseggiare il liquido ambrato, celando tra i cubetti di ghiaccio una curva all’insù più marcata.
«Allora sarai pronta e ben felice di giocare» dice porgendomi un mazzo di carte da poker.
Sospiro, sconsolata. «Subito al sodo dunque.» Le prendo le carte, le tolgo dalla custodia e inizio a mischiarle. «Dunque, cosa ci giochiamo stavolta? Il solito?»
«Avresti qualcos’altro da offrire?» Appoggia poi il mento sulle dita intrecciate.
«Se così fosse ti ascolto molto volentieri. Sono stanca del solito malloppo; in tutti questi anni non cambia mai... vorrei strapparti qualcos’altro oltre al destino degli uomini nei prossimi cento anni.»
«Dovrai giocare fino alla fine per scoprire il mio piatto finale, mia cara. Ti accenno solo che non te ne pentirai, sarai entusiasta di ciò che punterò.» Le restituisco il mazzo debitamente mischiato.
«Prego, taglia pure.»
«Mi fido di te, va bene così» risponde la mia vicina. Con un movimento fluido svuota il bicchiere. Alza l’indice e richiama l’attenzione del barista. «Un altro per favore.»
Inizio a dare le carte mentre un secondo Whiskey viene poggiato sul tavolo. «Grazie Jack» dice, sensuale, mentre prende la coppa e, volontariamente, stringe coi gomiti i suoi prosperosi seni. L’uomo, sui cinquant’anni stempiato e con qualche chilo di troppo, si dilegua con un sofferto “Prego” e la forza di staccare gli occhi dal decolté di mia sorella completamente assente.
«Ti piace fare sfoggio del tuo corpo come sempre» dico accigliata.
Lei poggia le labbra sul bicchiere e beve a piccoli sorsi.
«Che male c’è? Che senso ha avere un corpo del genere senza potersi divertire un po’?
Piuttosto, sorella cara, perché non ti rilassi? Ho visto come ti guarda quel buttafuori.
Perché non vai a slacciargli i pantaloni dopo la partita?» Ghigna coprendosi la bocca con la mano.
«Dopo un’altra sconfitta sono sicura che ti tirerà su il morale...» Mantenere il controllo con mia sorella è sempre stato difficile, ma questa volta le sue battute stanno superando la misura consentita. Nascondo i pugni stretti sotto il tavolino e invito la sconsiderata consanguinea a concentrarsi sulla partita da iniziare. Raccoglie le carte e, con movimenti lievi, cerca di scorgerne i disegni.
Un sorrisetto beffardo le spunta tra il viso privo di rughe.
«Allora, il piatto piange. Cosa punterai quest’anno? Muoio dalla curiosità.»
Io mi accomodo meglio e cerco di sedare i nervi. Mi sposto i capelli biondi dal viso e la imito sorridendogli. «Iniziamo con il solito, ti va? Non roviniamo i giochi ora.» Raggruppo le carte e le sistemo in un angolo senza guardarle. «Sospettoso, molto sospettoso» dice l’altra mentre la sua curiosità aumenta a vista d’occhio. «Carte?» domando.
«Una grazie.» Sollevo la prima carta dal mazzo e gliela allungo. Lei la prende e la mette tra le altre. Priva d’espressione, afferra l’ultima carta alla sua sinistra e la scarta. «Io sono a posto così.»
«Oh, quanta sicurezza sorella. Non hai neanche visto la tua mano...» sussurra.
«Questa volta le cose andranno diversamente. Non riuscirai a vincere, neanche ricorrendo alle tue solite barate» assicuro io risoluta.
«Il gioco del poker è bello anche per questo: psicologia, bluff, inganni... si fa qualunque cosa per vincere.» Beve d’un fiato il whiskey ed espelle l’alcol sottoforma di un suono che non riporto per decenza. «Sei fortunata mia cara, anche solo un secolo fa ti saresti ritrovata con un proiettile in fronte se ti avessero scoperta a barare.»
«
Che vadano all'inferno...»Ride. «Ah già, dimenticavo che in qualunque caso ci sono andati comunque.»Si piega col busto fino a far scendere i capelli neri con riflessi rossicci oltre il bordo del tavolo. La sua ilarità porta gli altri clienti del locale a voltarsi verso di noi.
«Dimmi una cosa, sorella Morte...»dico seria.«Tutto quello che vuoi, Vita, mia cara.»«Tu mi odi, vero?»Mia sorella minore fa tintinnare gli orecchini e sfoggia il suo sorriso più bello. «Certo che ti odio, sorella. Perché me lo chiedi? Ci conosciamo da prima che gli uomini fossero dispersi ai quattro angoli del mondo. Dovresti saperlo ormai.»«All-in.»Il silenzio cala sull’intera sala come un sipario sopra uno spettacolo d’opera con un finale dubbio. Vedo mia sorella sconcertata e la bocca socchiusa unita agli occhi spalancati, confermavano il suo stato di shock. «Vita ma... cosa stai facendo?»mi domanda con voce rotta dall’incertezza.«Non si vede forse? Ho appena aumentato la mia puntata»dico naturale.«Ma... prima d’ora non hai mai di puntato così tanto. Cosa stai cercando di ottenere?»
Odo la tensione crescere e il nostro tavolo diventare lo spettacolo principale della serata.
Nessuno osa avvicinarsi, ma tutti osservano la nostra partita e le nostre discussioni con voglia di sapere e bramosia, da lontano.
«Ho ricevuto il permesso di giocarmi il tutto per tutto.»La voce risoluta è solo una parte del mutamento del mio umore. Devo vincere o perderemo tutto. Lui mi ha assicurato che tutto andrà bene e io sono fiduciosa che così sarà.
Anche senza vedere le carte sono convinta della mia mano.
La mia sorellina dopo quell’attimo d’esitazione si orna con un ghigno avido e goloso.
«Mi piace... avanti, cosa vuoi giocarti? Te stessa? Il futuro dell’umanità fino alla fine dei tempi?»
Le sue risa superano il suono dello stereo e, mentre i sussurri e i mugolii si spargono come onde nell’oceano, io le rispondo:
«Esattamente questo mia cara: il futuro dell’umanità fino alla fine dei tempi.»Mia sorella sbianca improvvisamente e scorgo il suo viso coprirsi di sudore freddo.
Nessuno osa respirare e il nulla scende in terra portando con se un silenzioso minuto di stallo.
«C-credo di non aver capito bene... potresti ripetere per favore?
»
«Sorella, non ti lascerò più imporre il tuo volere su una razza nata per fare il bene e vivere in sintonia con l’Alto
»dico autoritaria «questa è la proposta accennatoti all’inizio.
Ti propongo questo piatto: il futuro dell’umanità tutta. Chi vincerà la mano, avrà il controllo fino alla fine dei tempi previsti.
»Scorgo la donna tremare e le mani non riuscire a stare ferme.
«Perché?
»vuole sapere.
«Prima ti ho chiesto se mi odiavi. Sapevo già la tua risposta, ma ho voluto sentirla per poter ribattere.
»Abbasso gli occhi e riprendo. «Io non ti odio, Morte, sorella mia.
Nonostante tu sparga odio, male e dolore nel cuore degli uomini, io non ti porto rancore.
»
Il cencio scolorisce fino a diventare quasi invisibile e l’unico colore diviene il rosso del vestito e del riflesso dei suoi capelli. «Ti dimostrerò che esiste qualcosa superiore all’odio e... a te.
»
«Così sia allora... Fammi vedere ciò che ti da tanta sicurezza!» Alza la mano e sbatte a terra le carte a viso scoperto con cattiveria. «Poker d’assi!
»urla con rabbia. «Mostrami le tue carte! Forza non ho tempo! Ho un’umanità da assoggettare!»Sembra un’altra persona. Il solito sorriso da santa non gli orna più il viso perfetto ma, finalmente, si è aperta al suo vero io. Lo sguardo sadico, gli occhi rosso sangue e la bocca fregiata da un ghigno malvagio, finalmente sono in mostra. «Sorella...»dico tranquilla «sappi che se in questi duemila anni ho perso è stato solo per vincere oggi.»
«Cosa?
»sbraita sgraziata.
«Il piano è pronto finalmente e dopo tutti questi anni, dopo duemila lunghi anni di morte, ora la vita abbonderà, come Lui ha predetto dal principio.
»
«Basta bleffare!
»infuria alzandosi di scatto e facendo cadere a terra la sedia di legno.
«Non sto bleffando!
»grido a mia volta alzandomi «i tuoi trucchi non ti salveranno e l’aver ricevuto l’asso di fiori dal barista come sottofondo del bicchiere non ti regalerà nulla!»
Raccolgo le carte dal tavolo e mostro la prima: un asso di cuori.
«I cuori si libereranno del nero e torneranno rossi verso colui che l’ha dato!
»
Con un gesto fermo faccio correre le cinque carte. «Scala reale!
»
«N-non... non ci credo!
»Mia sorella, prima vittima della pace provocata dall’incredulità, ora porta le mani alla faccia mentre, per la rabbia, quasi si strappa i capelli. Un soffuso fumo poi comincia a spirare da lei. Il trucco le cola a terra e sui suoi vestiti vedo aprirsi ampi buchi. «Credici invece, abbiamo vinto, per sempre!»
Tra urla di dolore e rabbia, Morte scompare e di lei non rimangono che stracci bordeaux e uno dei suoi orecchini a forma di cuore. Lo raccolgo da terra e lo stringo con forza mentre il fumo che lo avvolge mi fugge dalle falangi. Una lacrima di tristezza comunque mi bagna la guancia. “Addio... sorella.Apro la mano e quel cuore nero pian piano diventa amaranto. Lo aggancio al lobo destro al posto del mio a mezzaluna e, facendo un leggero cenno al barista, mi accingo a lasciare il locale. Erick mi aiuta a indossare il soprabito e mi accompagna fuori.
«Grazie mille» gli dico. Lui scuote la testa e mi sorride in risposta. No, grazie a te.
»
Mi allontano dal
the fate of humanity e m’immergo nella notte.
Infine, sospiro voltandomi verso la bettola e, mentre appoggio le dita sull’orecchio destro, sussurro:
«Ècompiuto.»

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