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Creato il 17 marzo 2011 da Mcg
Tratto dal sito del Quirinale

  • Come nacque l'inno
La testimonianza più nota è quella resa, seppure molti anni più tardi, da Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli.
Siamo a Torino: "Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme. Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia, da quello del Meucci, di Roma, musicato dal Magazzari - Del nuovo anno già l'alba primiera - al recentissimo del piemontese Bertoldi - Coll'azzurra coccarda sul petto - musicata dal Rossi.In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino, l'egregio pittore che tutti i miei genovesi rammentano. Giungeva egli appunto da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: - To' gli disse; te lo manda Goffredo. - Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli fan ressa d'attorno. - Una cosa stupenda! - esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. - Io sentii - mi diceva il Maestro nell'aprile del '75, avendogli io chiesto notizie dell'Inno, per una commemorazione che dovevo tenere del Mameli - io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso, con tutti i ventisette anni trascorsi. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo.Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'un sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c'era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte.Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale dell'inno Fratelli d'Italia.
Fratelli d'Italia(1)L'Italia s'è desta,Dell'elmo di Scipio(2)S'è cinta la testa.Dov'è la Vittoria?Le porga la chioma,Ché schiava(3) di RomaIddio la creò.Stringiamci a coorte (4)Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.Noi siamo da secoliCalpesti, derisi,Perché non siam popolo,Perché siam divisi (5)Raccolgaci un'unicaBandiera, una speme:Di fonderci insiemeGià l'ora suonò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,l'Unione, e l'amoreRivelano ai PopoliLe vie del Signore;Giuriamo far liberoIl suolo natìo:Uniti per Dio(6)Chi vincer ci può?Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò.Dall'Alpi a SiciliaDovunque è Legnano(7),Ogn'uom di Ferruccio(8)Ha il core, ha la mano,I bimbi d'ItaliaSi chiaman Balilla(9),Il suon d'ogni squillaVespri(10) suonò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò.Son giunchi che pieganoLe spade vendute:Già l'Aquila d'AustriaLe penne ha perdute.Il sangue d'Italia,Il sangue Polacco,Bevé, col cosacco,Ma il cor le bruciò(11)Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò
  1. Nel testo originario al posto di "fratelli d'Italia" vi era "Evviva l'Italia"
  2. Si riferisce al generale dell'antica Roma Publio Cornelio Scipione, che sconfisse Annibale a Zama decretando la supremazia Romana sul Mediterraneo.
  3. il verso rievoca l'antico uso di rasare le schiave per distinguerle dalla donne libere, sottolineando il glorioso passato di Roma sempre vincitrice.
  4. La coorte era un unità dell'esercito Romano, per la precisione la decima parte di una Legione.
  5. All'epoca in cui fu scritto il testo l'Italia era ancora divisa
  6. Traspaiono in questo verso le idee Mazziniane. Il "per Dio" viene inteso come "attraverso Dio", "da Dio" 
  7. Si evoca con Legnano la celebre battaglia del 1176 tra la Lega Lombarda e l'Imperatore Federico I detto il Barbarossa
  8. Ferruccio è Francesco Ferrucci capitano della Repubblica Fiorentina che nel 1560 combattè per difendere l'indipendenza della stessa contro Carlo V. Ferito a morte venne finito da un capitano delle truppe Imperiali, Fabrizio Maramaldo, italiano anch'esso, ma al soldo dello straniero. Celebri le parole le ultime parole del Ferrucci verso Maramaldo: "Tu uccidi un uomo morto". Anche Maramaldo ebbe a suo modo celebrità, ma il suo nome divenne sinonimo di persona vile, che infierisce su chi è indifeso.
  9. Il soprannome "Balilla" che ebbe poi seguito durante il periodo fascista, trova origine nella figura, senza riscontri storici precisi, di Gian Battista Perasso, un bambino che il 5 dicembre del 1746, diede via, lanciando un sasso contro le arroganti truppe austro-piemontesi, alla rivolta che portò alla liberazione della città di Genova cinque giorni dopo.
  10. Si riferisce ai Vespri Siciliani del 1282 quando le campane chiamarono i siciliani alla ribellione contro Carlo d'Angiò
  11. La Polonia aveva avuto lo stesso destino dell'Italia, smembrata dall'Austria Asburgica e nello specifico dalla Russia Zarista, ma il sangue dei patrioti delle due nazioni si sarebbe presto trasformato in un veleno che avrebbe bruciato l'aquila asburgica.

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