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150 anni e non sentirli

Creato il 17 marzo 2011 da Confortevolmente Insensibile

150 anni e non sentirli

foto:flickr

Non ho mai condiviso l'esaltazione generale per le cifre tonde: sono utili, certo, soprattutto quando arrivi alla cassa del supermercato, ma non ho mai compreso, e di certo non lo comprenderò oggi, perché un anniversario giunto ad un numero di anni che finisce con 0 debba essere ricordato con più vigore del solito. D'altronde non ho neanche mai compreso perché di qualsiasi evento, bisogna ricordarsene soltanto quando arrivano date prestabilite.

Soltanto lo scorso anno potevamo notare come i balconi delle nostre case sfoggiassero un numero maggiore di tricolori durante le settimane dei mondiali in Sudafrica, piuttosto che durante la Festa della Repubblica: essere italiani di questi tempi è davvero difficile.
Oltre ad amare le terre dove sei nato e/o cresciuto, oltre ad elogiare la lingua che parli, oltre ad ammirare l'arte ed i paesaggi che ti circondano, oltre a degustare la cucina, conservare e ricordare i costumi e le tradizioni dei tuoi avi, oltre a tifare per la nazionale di calcio anche quando ci sono in campo Pepe e Iaquinta, la Patria ti chiede un ultimo sforzo: quello di sentirsi italiano.
Uno sforzo faticoso, costrittivo, quantunque inutile: perché rivendicare qualcosa che hai già, qualcosa che per fortuna o purtroppo sei già? Essere una nazione è alla base dell'autodeterminazione di ogni popolo che diventa Stato, come successe agli italiani esattamente 150 anni fa; ma sentirsi una nazione a cosa serve? Troppe volte nel corso dei secoli il sentimento nazionalista, dietro al quale si nascondeva puntualmente il bieco calcolo dei potenti, è stato il vero oppio somministrato ai popoli per trascinare gli eserciti in futili guerre.
Il nazionalismo accentua le differenze, ci mettere sulla difensiva, ci rende aggressivi ed oggi più che mai, in un mondo globale e - nel bene e nel male - globalizzato, è un errore in cui non si può più cadere.
Perciò oggi come ieri e come lo scorso anno, d'estate sdraiato sul lettino in spiaggia o d'inverno seduto sui gradini del centro con la faccia al vento, mi ritengo fortunato di essere nato e cresciuto in Italia, grato di essere un italiano libero di non doversi sentire chissà cosa per essere più felice.
Auguri Italia.


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