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16 luglio 1950: Il giorno del Maracanazo

Creato il 25 giugno 2013 da Calcioromantico @CalcioRomantico

manifesto brasile 1950Il Brasile organizzatore del mondiale 2014 e la semifinale di Confederations Cup contro l’Uruguay, non possono che far pensare a una sola cosa, al Maracanazo, o disastro del Maracanà, la più cocente sconfitta della storia dei verdeoro (ex bianchi).

Siamo nel 1950, il mondo è ancora sconvolto dalla Seconda Guerra Mondiale e la FIFA si trova a dover organizzare un mondiale. Il Brasile si presenta come unico candidato, in quanto sola nazione in grado di ospitare un evento simile che non è stata disastrata dal conflitto. Lì il calcio ha già fatto breccia nel cuore di milioni di persone, ma se la nazionale è riuscita a imporsi tre volte a livello continentale, ha sempre deluso agli appuntamenti col mondiale: eliminata al primo turno nel 1930 e nel 1934, sembra doversi riscattare nel 1938 ma impatta contro la propria alterigia e contro gli azzurri di Pozzo. L’allenatore Pimenta decide, infatti, di risparmiare per la semifinale in programma a Marsiglia il capocannoniere Leonidas e il fantasista Tim e la federazione, dal canto suo, ha già comprato i biglietti sull’unico volo Marsiglia-Parigi. Morale, gli azzurri vincono 2-1, i brasiliani si rifiutano di dar i biglietti aerei agli italiani che prendono il treno e vincono anche in finale.

Il Brasile

Il Brasile

Tutti i brasiliani sono convinti, però, che in casa la seleção si riscatterà. Invece le cose vanno diversamente e ancora una volta di mezzo c’è l’alterigia. Il Brasile ha superato agilmente il primo turno eliminatorio, in cui sono state eliminate l’Italia, campionessa in carica, e l’Inghilterra, strafavorita e alla prima partecipazione a un campionato del mondo. Sembra tutto scritto, ma nel secondo girone all’italiana[1] l’ultima e decisiva partita i padroni di casa devono giocarla contro l’Uruguay, unico in grado di contender loro la Coppa Rimet. L’Uruguay ha, infatti, 3 punti, il Brasile 4.

E’ il 16 luglio, al Maracanà ci sono quasi duecentomila persone. Gli striscioni recitano slogan come “omaggio ai campioni del mondo” o simili, a dimostrazione del fatto che i brasiliani pensano di avere già in tasca il titolo. L’inizio della partita sembra rispecchiare il pronostico, i padroni di casa attaccano ripetutamente e hanno in mano il pallino del gioco. Il primo tempo si chiude a reti inviolate, ma all’inizio della seconda frazione di gioco la seleção va subito in rete con Friaça. L’Uruguay però non si scompone, si riorganizza e riesce anche a ottenere il pareggio al 66’ con Schiaffino. Questo risultato premierebbe comunque il Brasile, ma il gol subìto influisce nel morale della squadra di casa, che addirittura subisce in contropiede l’1-2 al 79’ a opera di Ghiggia. In un Maracanà silenzioso ai limiti del surreale, i brasiliani tentano disperatamente di segnare un altro gol, ma invano. La celeste diventa così campione del mondo per la seconda volta.

Al fischio finale si registrano sugli spalti dieci infarti e due suicidi, in Brasile vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale,e in generale in tutto il paese si contano 34 suicidi e 56 arresti cardiaci. Anche il difensore brasiliano Danilo prova a togliersi la vita.
La federazione brasiliana decide, allora, di adottare l’attuale combinazione maglia gialla-pantaloncini e calzettoni blu in sostituzione della divisa divisa totalmente bianca con rifiniture blu usata fino a quel momento. La seleção non può cancellare quello che è appena accaduto, può solo provare a scacciare i fantasmi del Maracanazo.

daniele

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[1] La formula di questo mondiale rappresenta un caso unico nella storia. Al primo turno: due gironi da quattro squadre, uno da tre e uno da due. Le prime classificate di questi gironi ne vanno a formare un altro, e il titolo veniva assegnato a chi conseguiva più punti, senza disputare la finalissima


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