16/02/2015 - Oggi è il 10° anniversario del protocollo di Kyoto | In anteprima stima emissioni gas serra 2014 [INFOGRAFICA]

Creato il 16 febbraio 2015 da Orizzontenergia

Le emissioni di gas serra in Italia nel 2014 sono calate del 20% rispetto al 1990.

Siamo nel pieno del percorso verso la COP21, la Conferenza delle Parti di Parigi 2015, in cui verrà prodotto il nuovo accordo globale sul clima.
Oggi ricorre l'anniversario dell'entrata in vigore del Protocollo di KyotoProtocollo di Kyoto
È un accordo internazionale sull'ambiente siglato nel 1997 da oltre 160 paesi per la riduzione delle emissioni climalteranti. Entrato in vigore a febbraio 2005, prevede entro il 2012 la riduzione complessiva delle emissioni di gas serra del 5,2% rispetto ai livelli del 1990 (considerato come anno di riferimento). Per i Pesi in via di sviluppo non sono stati previsti obiettivi di riduzione. Il protocollo di Kyoto ha introdotto dei meccanismi (i cosiddetti "meccanismi flessibili") per l'adempimento degli obiettivi di ciascun Paese, favorendo la cooperazione internazionale. Essi sono il Clean developmenti Mechanism, il Joint Implementation e l'Emission TradingTrading
Attività di acquisto e/o di vendita di prodotti (materie prime o commodities) sui mercati internazionali.
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(16 febbraio 2005), e la Fondazione per lo Sviluppo SostenibileSviluppo Sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è quel tipo di sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere il futuro delle generazioni a venire. I tre obiettivi dello sviluppo sostenibile sono: prosperità economica, benessere sociale e limitato impatto ambientale. La prima definizione, risalente al 1987, è stata quella contenuta nel rapporto Brundtland, poi ripresa successivamente dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell'ONU.
come di consueto pubblica una stima delle emissioni nazionali di gas serra per l'anno appena trascorso.


Le emissioni di gas serra in Italia nel 2014 sono calate del 20% rispetto al 1990.
Tre priorità per vincere la sfida del cambiamento climatico

Nel 2014 le emissioni di gas serra dell’Italia si sono attestate attorno a 410milioni di tonnellate di CO2eq. Si tratta di 25-30 MtCO2eq in meno rispetto al 2013, un taglio del 6-7%.

Rispetto al 1990, nel 2014 le emissioni di gas di serra dell’Italia sono state ridotte del 20%, quasi 110 MtCO2eq in meno e poco meno di 170 MtCO2eq rispetto al picco del 2005.

Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione, “Il calo delle emissioni di gas serra non è prodotto solo dalla lunga recessione economica, ma dalla riduzione dell’intensità carbonica del PIL: nel 2014 sono stati emessi circa 300 gCO2eq per produrre un euro di PIL, contro i 400 gCO2eq per ogni euro di PIL del 2005. Se questo trend sarà confermato, le emissioni continueranno a calare anche nei prossimi anni in presenza di una ripresa economica. E’, infatti, in corso un mutamento strutturale del sistema energetico italiano, prodotto dall’aumento sia dell’efficienza energeticaefficienza energetica
Con questi termini si intendono i miglioramenti che si possono apportare alla tecnologia per produrre gli stessi beni e servizi utilizzando meno energia, con conseguente riduzione dell' impatto ambientale e dei costi associati.
e sia delle fonti energetiche rinnovabilifonti energetiche rinnovabili
Chiamate anche fonti rinnovabili: fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas). In particolare, per biomasse si intende: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani (D.lgs 29 dicembre 2003, n. 387 in attuazione della DIR. 2001/77/CE).
”.

Alla base del calo delle emissioni stimato dalla Fondazione, sta in primo luogo il calo della domanda di gas naturalegas naturale
Idrocarburo che ha un'origine simile al petrolio, che si forma a partire dalla decomposizione anaerobica (cioè in assenza di ossigeno (O2) di microorganismi, attraverso processi biologici avvenuti nel corso delle ere geologiche. La composizione del gas naturale varia notevolmente a seconda del sito di formazione, ma in genere presenta un'alta percentuale di metano (dal 70 al 95 %), anidride carbonica (CO2CO2
Gas inodore, incolore e non infiammabile, la cui molecola è formato da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. È uno dei gas più abbondanti nell'atmosfera, fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali (fotosintesi e respirazione).
), azoto (N2) e idrogeno solforato (H2S).
, secondo le stime del Mise scesa da 70 a meno di 62miliardi di m3 (-12%), a causa in primo luogo di un calo della produzione termoelettrica.

Significativo anche il calo nei consumi di carbonecarbone
Il carbone è una roccia sedimentaria composta prevalentemente da carbonio, idrogeno e ossigeno. La sua origine, risalente a circa 300 milioni di anni fa, deriva dal deposito e dalla stratificazione di vegetali preistorici originariamente accumulatisi nelle paludi. Questo materiale organico nel corso delle ere geologiche ha subito delle trasformazioni chimico-fisiche sotto alte temperature e pressioni. Attraverso il lungo processo di carbonizzazione questo fossile può evolvere dallo stato di torba a quello di antracite, assumendo differenti caratteristiche che ne determinano il campo d'impiego.
I carboni di formazione relativamente più recente (ovvero di basso rango) sono caratterizzati da un'elevata umidità e da un minore contenuto di carbonio, quindi sono 'energeticamente' più poveri, mentre quelli di rango più elevato hanno al contrario umidità minore e maggiore contenuto di carbonio.
che, secondo le stime dell’Unione petrolifera, nel 2014 avrebbero subito una flessione di circa il 7%. Hanno tenuto maggiormente i consumi di prodotti petroliferi, calati di meno del 2%, grazie anche alla riduzione dei prezzi dei carburanticarburanti
Sostanze solide, liquide o gassose, di origine naturale o derivanti da processi industriali, contenenti carbonio e idrogeno, che, se bruciate, sviluppano calore in base al loro "contenuto energetico" (potere calorifico).
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“Su tali dinamiche hanno inciso le politiche in favore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili” afferma Andrea Barbabella, responsabile energiaenergia
Fisicamente parlando, l'energia è definita come la capacità di un corpo di compiere lavoro e le forme in cui essa può presentarsi sono molteplici a livello macroscopico o a livello atomico. L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale è il joule (simbolo J)
della Fondazione “In particolare, nel settore della produzione elettrica, le stime preliminari di Terna indicano un aumento consistente del contributo dell’idroelettrico, da 54 a 58 TWh (+7,5%) grazie anche ad un'annata favorevole, e del fotovoltaico, da 21,2 a 23,3 TWh (+10%).

Annata nera invece per l’eolico che, con poco più 100 MW di nuova potenzapotenza
Grandezza data dal rapporto tra il lavoro (sviluppato o assorbito) e il tempo impiegato a compierlo. Indica la rapidità con cui una forza compie lavoro. Nel Sistema Internazionale si misura in watt (W).
installata, a fronte degli oltre mille MW/anno che hanno caratterizzato in media gli anni precedenti, ha risentito di interventi normativi avversi più volte condannati dalle associazioni del settore. Ipotizzando una crescita moderata delle biomasse, per le quali non si dispone di dati aggiornati, e scontando la componente non rinnovabile dell’idroelettrico (quello da pompaggi), si può prevedere una produzione rinnovabile tra 110-115 TWh, pari a oltre il 42-43% della produzione nazionale e al 36-37% del fabbisogno elettrico”.


Siamo nel pieno del percorso verso il nuovo accordo globale sul clima che dovrà essere licenziato dalla ventunesima Conferenza delle Parti che si terrà a Parigi a dicembre.

A questa importante conferenza si arriva dopo un 2014 da record, con la concentrazione di CO2 in atmosferaatmosfera
Involucro di gas e vapori che circonda la Terra, costituito prevalentemente da ossigeno e da azoto, che svolge un ruolo fondamentale per la vita delle specie, perché fa da schermo alle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole. Essa si estende per oltre 1000 km al di sopra della superficie terrestre ed è suddivisa in diversi strati: troposfera (fino a 15-20 chilometri), stratosfera (fino a 50-60 chilometri), ionosfera (fino a 800 chilometri) ed esosfera.
che ha sfondato la soglia dei 400 ppm e la temperatura media più alta di sempre (WMO).

A questo si aggiunge la continua crescita delle emissioni globali di gas serra, oramai ben oltre le 50 miliardi di tonnellate di CO2eq (IPCC).

L’accelerazione registrata proprio negli ultimi anni, con il +30% e oltre rispetto al 1990, è il segno evidente dell’inadeguatezza dell’impostazione del Protocollo di Kyoto e della necessità di inaugurare un nuovo approccio.

Emissioni di CO2 da parte dei principali paesi della Convenzione (Fonte IEA)

Secondo Edo Ronchi:

“A livello internazionale si è deciso di seguire la strada degli impegni volontari di riduzione (i c.d. Intended Nationally Determined Contributions) ma questi, come certificato dalla stessa UNEP, sono al momento insufficienti a portare al dimezzamento delle emissioni necessario da qui al 2050.

Ciononostante - prosegue Edo Ronchi - è ancora possibile puntare su un nuovo accordo internazionale positivo ed efficace, agendo su tre elementi chiave:

  • mettere in campo tutte le iniziative possibili, di sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica, prima di ottobre, scadenza fissata nella roadmap di Lima, per rivedere al rialzo gli impegni volontari di riduzione, a cominciare dai principali emettitori USA e Cina;
  • promuovere un percorso di progressiva convergenza delle emissioni pro capite, dando la possibilità di lasciar crescere per alcuni anni le proprie emissioni ai paesi più poveri per poi comunque ridurle e avviando da subito un percorso di tagli per quelli ricchi ad elevate emissioni pro capite;
  • valorizzare adeguatamente il potenziale della green economy, oggi sottovalutato. Esistono oggi le conoscenze, le tecnologie e anche le risorse per poter realizzare un percorso di conversione degli attuali sistemi energetici verso modelli a emissioni basse o nulle e per poter alimentare nuova occupazione e nuove opportunità di sviluppo con tecnologie efficienti e a basse emissioni.

E’ necessario lavorare attorno a strumenti che accelerino questa transizione, a cominciare da una revisione della fiscalità in chiave ambientale e alla eliminazione dei sussidi alle fonti fossili”.


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