Sopravvivere nello spazioDi Stefano G. Muscolino
Fujiko superò l'intera fascia di asteroidi con il motore danneggiato. Avrebbe esultato per l'incredibile prodezza dimostrata, tuttavia la notizia non la rallegrò affatto. Il sistema di comunicazione trasmise un holodeck.«Signora Murashige, come procede?»la connessione con poche interferenze fece apparire l'immagine olografica di un uomo con gli occhi a mandorla. Dalla sua espressione fredda e dura, si riconoscevail viso del capitano Shimitzu, della stazione orbitale Kyoko IV.«Ho superato la cintura asteroidale e la motrice sembra reagire bene alle riparazioni. Tuttavia potevate far revisionare meglio le macchine prima di farmi salire a bordo!»«Signora Murashige, perdonate l'inconveniente, il viaggio è stato organizzato con estrema urgenza. L'epidemia purtroppo continua a diffondersi.»«Mio figlio?» chiese Fujiko turbata.«Il bambino sta ricevendo la massima assistenza per prolungare l'incubazione del virus, ma questo non basterà a salvare né lui, né tutti gli altri.»«A breve sarò da voi, ma se a mio figlio succede qualcosa...»«Si riprenderà solo all'arrivo delle medicine che state trasportando, per cui veda di far presto. Passo e chiudo.»Fujiko sbuffò, staccando le mani dalla cloche e inserì il pilota automatico. I propulsori abbassarono la loro potenza. Forti vibrazioni si propagarono per tutta la nave, sintomo dei movimenti robotizzati degli ugelli Gas-dinamici. «Motori primari spenti. Sistema di pilotaggio in Standby» rispose il software di navigazione.«Caricare mappa spaziale e preparare i motori per l'iperspazio» comandò. Posò le mani sul display di vetro e inserì le coordinate.«Sistema pronto all'iperspazio tra 13 minuti e 11 secondi» confermò il navigatore.Delle lacrime tracciarono le guance di Fujiko e sentì il cuore galoppare a causa dell'ansia.Resisti gioia mia, la mamma sta tornando...Tolse i guanti macchiati d'olio lubrificante e la tuta arancione, usata per la riparazione. Li ordinò dentro l'apposito sportello.Poi si avvicinò alle vetrate della cabina. I colori del cosmo si mescolavano in un intreccio di arcobaleni, un agglomerato interstellare di polvere e idrogeno. Cercava di tranquillizzarsi mentre le sue pupille restavano immobili a fissare quello spettacolo. Il computer la interruppe bruscamente... «Attenzione! Veicolo in avvicinamento». «Non è possibile!» esclamò avvicinandosi al display.
***
Siluria alzò la testa, aveva appena vomitato il pranzo nel water. La fotocellula s'avviò, scaricando il contenuto nello spazio. Si avvicinò allo specchio, la luce al neon la faceva sembrare ancora più pallida. Le uniche parti di lei che godevano di un forte color amaranto, erano le occhiaie e la criniera punk. Tentò di sorridere, ma quando vide per l'ennesima volta i suoi denti anneriti, la sua espressione divenne una smorfia.«Perché mi sto riducendo così, perché!» gridò con voce astenica.Uscì dal bagno. Una striscia di cocaina era già stata preparata sul tavolo. Si sedette mentre posava gli occhi sul radar di fronte a lei e inspirò la polverina bianca con una cannuccia. Credo che oggi potrò divertirmi un po' pensò con un sorriso disegnato sul volto. Un puntino rosso lampeggiava sul radar. Buttò a terra la spazzatura abbandonata sopra un display olografico e alcuni topi fuggirono squittendo, ma non si curò di loro. Tambureggiando le dita sulla tastiera, decriptò la password del sistema di sicurezza della nave obbiettivo e si collegò al computer centrale.Arrestati i motori dell'astronave, avviò la procedura per spegnere le celle al plasma, che alimentavano l'intero sistema elettrico. Un'intensa sensazione di euforia la invase, si sentì potente, gustando il piacere perverso di sottomettere la nave avversaria. All'improvviso un fastidioso suono annunciò un errore. Richiamò subito la sua attenzione e notò che la connessione fu interrotta. «Ma vaffanculo!» tirò un pugno contro il monitor e comparve un'incrinatura nel vetro. «Ma proprio al novantaquattro per cento?!» Provò nuovamente a inserire la password, ma le apparve la scritta “Access denied”: un software bloccava la sua intrusione. «Attenzione, video-chiamata sul canale due, rispondere?» chiese il navigatore.«Sì» disse con tono determinato. Nell'ologramma apparve il volto di Fujiko, i suoi occhi a mandorla fissarono l'iniqua aviatrice. Siluria non si scompose e non aveva intenzione di prendere la parola per prima.«Qui parla il pilota Murashige del cargo Kobayashi 075. Chi siete?»La cocaina eccitava sempre di più Siluria, si divertiva che le fosse rivolto un tono così formale. Provava odio contro ogni forma di educazione e verso l'ordine sociale, trovando la sua nuova vittima, un bersaglio ideale. La fissò con uno sguardo sadico e rispose«Sarò la tua rovina se ora non fai ciò che ti dico!».Fujiko, ebbe un sussulto alla risposta, ma cercò di restare seria.«Sapete che entrare nel sistema informatico di una nave è illegale?»«Ci piscio sopra i divieti e entro perché posso!» rispose risoluta.«Se non si allontana dal quadrante, informerò le navi militari della presenza di un'astronave pirata!» controbatté Fujiko, stavolta con tono minaccioso. Siluria non era intimorita dall'avversaria, rispose con freddezza «Ora ascoltami bene, sai benissimo che nessuno arriverà in tempo. Il tuo firewall non ti salverà! Invece di abbordarti indifesa come era nei miei piani, dovrò inseguirti e spararti. Sappi però che il mio caccia è più veloce e armato del tuo velivolo da trasporto. Ti conviene arrenderti»«Cosa vuole da me?» domandò«Voglio l'astronave e l'eventuale carico, possono valere almeno 450mila crediti.» Il volto di Fujiko apparve smarrito, mentre la sua voce perse di tono «La nave è proprietà della Kobayashi corp. e deve consegnare medicinali alla stazione Kyoko IV. Non potete prenderla, da questo carico dipendono la vita di tante persone.»Siluria sbraitò dalla rabbia «Me ne sbatto dei vostri problemi! È la tua unica occasione per svignartela con la scialuppa di salvataggio, hai capito?» .«Non posso» Ripeté FujikoIl viso di Siluria divenne rosso dall'ira, si alzò dal monitor e si sedette sulla poltrona di pilotaggio. «Peggio per te!» esclamò disattivando il pilota automatico.
*** Fujiko cercò di formare una coda con i capelli e di fermarli, ma dal nervosismo, il cerchietto elettronico le cade dalle mani. Sapeva che senza i medicinali, suo figlio sarebbe morto. Devi combattere e difendere ciò che ami, coraggio! disse a se stessaSì gettò sulla poltroncina di pilotaggio e accese i comandi.Le celle al plasma incominciarono a dare potenza agli impianti. L'illuminazione della cabina aumentò, mentre si vedevano le grosse batterie dei cannoni ionici all'esterno della nave irradiarsi di luce azzurra. Anche a costo della vita non si sarebbe arresa.Il volto di Siluria apparve nel monitor di fronte a lei, sembrò divertita nel vederla spaventata. I postbruciatori della Kobayashi si accesero, incominciando a dare spinta alla nave e appena entrò in funzione l'endoreattore, la nave fu sparata ad altissima velocità nello spazio. Delle forti vibrazioni scossero la cabina di Fujiko, mentre continuava ad aumentare la potenza.«Non vorrei deluderti, ma pensi di tagliare la corda con un reattore a propellente liquido? Devi sapere che i miei tre speed booster sono a fusione atomica!» disse Siluria. Fujiko vide dal radar che non era affatto riuscita a distanziare la sua avversaria, che si avvicinava con rapidità.Siluria la superò senza problemi, mentre Fujiko non si perse d'animo. «Forse non te ne sei accorta, ma sei finita sotto tiro!» le disse. I cannoni ionici della sua nave proiettarono quattro fasci di luce azzurra. Sfortunatamente non colpirono la navicella di Siluria.«Hai fatto cilecca!» canzonò la piratessa.Siluria fece una rapida manovra a novanta gradi e l'astronave sparì in un batter d'occhio dalla linea di tiro. Ma prima di sparire, rilasciò delle mine magnetiche. Fujiko se ne accorse all'ultimo istante. Fu presa dal panico e cercò di deviarle ma, attratte dal metallo della nave, le esplosero addosso. Ci furono delle violente detonazioni, che si susseguirono rapidamente, e la nave perse il controllo, vorticando su stessa. Fujiko rimase cosciente, un crescente odore di fumo rendeva l'aria irrespirabile, fiammelle e rumore di materiale elettrico in corto erano disseminati in tutta la cabina.Dannazione!Ma poco istanti dopo si rese conto che rumori ben più inquietanti si udivano dalla poppa della nave. Anche la gravità artificiale era in disfunzione, gli oggetti galleggiavano e rimbalzavano in ogni direzione.«Sarai orgogliosa di ciò che hai appena fatto!» gridò Fujiko piena di disperazione.Vedeva dal monitor Siluria che agitava le mani per aria in segno di vittoria «Game over! Volevi per caso assaggiare i miei cannoni laser? Oppure preferivi i missili guidati? Ora sei tu sotto tiro, ma colpirti ancora è inutile.»«Perché è inutile colpirmi ancora?» chiese Fujiko.«Perché stai perdendo ingenti quantità di ossigeno, il tuo veicolo ha delle grosse falle»Fujiko cercò di avviare l'autoriparazione, ma venne delusa: il computer centrale era in tilt. Riuscì a riassettare l'astronave con la cloche, ma non era più in grado di viaggiare. Sentiva l'aria risucchiarsi, presto non sarebbe stata in grado nemmeno di respirare. Decise di fare l'unica cosa che le era rimasta. Sì alzò e uscì dalla sala di comando.***Siluria lasciò la cloche, preparò un'altra striscia di coca sul cruscotto dei comandi e sniffò. Sentì le forze ritornare, provando un'innaturale estasi. Dalla nave distrutta vide allontanarsi la scialuppa di salvataggio.Finalmente ti sei decisa ad abbandonare la nave. Scommetto che ti sei pure portata dietro una parte delle medicine che dovevi consegnare pensò beffarda.Premette un bottone. Da una scatola metallica, bullonata sopra una delle ali dell'astronave, si aprì uno sportellino. Non richiese che un semplice istante, e un missile sfrecciò fuori ad altissima velocità, inseguendo quel tenue puntino che s'allontanava. Se fuggivi prima ti avrei lasciata andare, ma visto che hai scelto di sfidarmi e consegnarmi un rottame... Apparve un intenso bagliore di luce causato dall'esplosione e la scialuppa si frantumò in mille pezzi. Un crudele sorriso apparve sul suo volto, la sua nemica era morta.Cercò di rimanere concentrata, accostandosi all'astronave abbandonata. Le fuoriuscite d'ossigeno erano cessate, non c'era pericolo d'incendio. S'infilò la tuta spaziale e si addentrò nel vascello sconfitto. In fondo cosa c'era di meglio che gustarsi il meritato bottino? Pensò tra sé. Le cose nella stiva erano in parte andate distrutte, ma non dei box bianchi che galleggiavano, pieni indubbiamente di medicinali.Chissà quanto pagherebbe la stazione orbitale per averle? Quest'idea la fece ridere.Le ombre causate dai oggetti che fluttuavano alle sue spalle, apparivano come delle danze, ma dietro di lei notò un'ombra ferma: assomigliava a una sagoma umana, che teneva una grossa spranga tra le mani. Smise di ridere e un dubbio invase la sua mente. … e sei lei non fosse salita su quella scialuppa di salvataggio?Attraverso il trasmettitore del casco, sentì una voce familiare rivolgersi a lei «Perché hai smesso di ridere? Certo, dev'essere diverte per te rapinare le persone. Ma sai come si dice dalle nostre parti? Ride bene, chi ride per ultimo».