Magazine Opinioni
Pochi mesi fa ho acquistato un'auto usata, un'utilitaria, non posso definirla una city car, perché è un'espressione troppo moderna che non le si addice, sarebbe come definire vintage l'abbigliamento di mia zia ottantenne. La carrozzeria ha qualche ammaccatura evidente, caratteristica che ho subito apprezzato in quanto avrebbe costituito un deterrente per i ladri, una sorta di antifurto naturale, come dire "ma chi s'a piglia?". L'elemento estetico, però, seppure la rende meno appetibile nei confronti degli illeciti mercanti di pezzi di ricambio, sortisce un ulteriore effetto che non avevo valutato. Partendo dal presupposto che l'aspetto di una donna è sempre un elemento fondamentale nella sua valutazione, checché se ne dica, citazioni e aforismi di sfigate a parte, la sua auto, in quanto sua estensione, costituisce un parametro fondamentale per determinare il giudizio di un uomo. Mi è bastato guidarla pochi minuti per realizzare che il look minimalista mi avrebbe aiutata ad essere considerata una donna pratica e concreta, una di quelle che usa l'auto per andare a lavorare, insomma, non per fare shopping o raggiungere l'amante di turno (in questi casi, infatti, le donne hanno un inutile fuoristrada o un gingillo piccolo e costosissimo), e questo mi fa sempre piacere. L'aspetto da utilitaria con qualche acciacco, però, ha un effetto sopra tutti: autorizza gli altri automobilisti a reputarmi una conducente distratta, o meglio, per dirla da maschio rude, pilota di Formula Uno mancato, una "incapace". Già per il solo fatto di essere donna, vengo reputata poco abile alla guida, soprattutto in fase di parcheggio, se poi si accorgono delle due belle ammaccature che la mia Ciaccatella (così l'ho battezzata) presenta su entrambi i lati del paraurti anteriore, viene naturale che per i più io sia meritevole del titolo di "perfetta imbranata". Il fumetto con i pensieri dei piloti mancati si palesa quando mi trovo ad una rotonda, quando, quasi timorosi, rallentano e mi danno l'opportunità di passare e di leggere ovviamente il loro pensiero, tipo "Questa mi viene addosso e non se ne fotte, tanto non ha niente da perdere". L'altro giorno, mentre parcheggiavo a retromarcia tra due auto, mi veniva incontro un uomo di mezza età che, procedendo a passo lento, quasi tremante, mostrava un volto pallido e preoccupato, una tensione che ho visto scomparire in un attimo, appena ho terminato la manovra ed ho spento la macchina. D'improvviso il volto gli si è illuminato, colorito, non ha saputo trattenersi, mi ha guardato sorridente ed ha alzato il pollice della mano destra in alto, era felice: mi ero accostata alla sua Mercedes senza sfiorarla, lasciandogli anche lo spazio per aprire la portiera. Da una che guida una macchina tutta scassata, non se lo sarebbe mai aspettato!Insomma, "donna al volante pericolo costante", ma io aggiungerei anche:"Presenza all'incrocio del vigile impettito, blocco del traffico garantito". Sarà che soffrono di solitudine, ma sistematicamente, riescono a creare degli ingorghi meravigliosi, tutte le auto vicine vicine."Niente per me, niente per nessuno". All'automobilista medio non frega niente della preselezione in prossimità di un bivio o di un semaforo, anzi, è fortemente invidioso di chi può percorrere strade più libere, ha il verde del semaforo prima del suo o è semplicemente diretto verso zone della città che non siano il Centro Direzionale!"A ciascuno la sua percezione del tempo". Se tutti parcheggiassimo per cinque minuti nel posto sbagliato, il posto sbagliato sarebbe perennemente occupato!"Gli scivoli dei marciapiedi non servono per rendere più agevole l'apertura della portiera di un'auto sovraccarica". E' difficile spiegare che non si parcheggia davanti ad uno scivolo neanche per un secondo, molto difficile quando hai a che fare con automobilisti che non hanno un handicap motorio, ma forse di altro genere.