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179. il suo profumo

Creato il 23 ottobre 2015 da Mavi
L'altro giorno, mentre aspettavo la metro, sono rimasta tutto il tempo ad osservare una giovane donna seduta sull'ultima panchina. Il corpo piegato su se stesso giusto a lasciare lo spazio per la penna che scorreva velocemente su di un quaderno poggiato sulle gambe.  Vedevo il suo braccio muoversi dietro i lunghi capelli biondi che le nascondevano il viso, scriveva e scarabocchiava, scriveva e poi tracciava grandi linee e ghirigori su tutto, come a voler cancellare più che le parole, le sensazioni che provocavano. Quando è arrivata la metro, si è alzata di scatto, ha buttato dei fogli accartocciati nell'opportuno sacchetto della differenziata ed è entrata distrattamente nel vagone più vicino. Prima di salire anch'io, mi sono accorta che aveva lasciato dei fogli sulla panchina, li ho raccolti per darglieli, ma quando sono salita sulla metro, l'ho persa di vista e non sono riuscita più ad individuarla tra la folla. Ho guardato quei fogli bagnati probabilmente da qualche lacrima ed ho letto ...
Ecco, volevo scriverti alcune righe, ma poi, dopo le prime parole, cancello tutto e penso che sia inutile, che le parole oramai non servano più. Volevo dirti che sto soffrendo, ma a te cosa importa? Ti può dispiacere umanamente, ma non più di tanto, mica stai soffrendo tu? E allora ho paura di apparire patetica, di essere noiosa, fastidiosa, e ci ripenso, non te lo scrivo più. Potrei dirti che sono stata bene con te, potrei ravvivare in te il ricordo dei nostri momenti belli, di gioia, di felicità, ma poi penso che forse non eri sufficientemente felice con me, altrimenti saresti rimasto. Cosa faccio? Ti racconto qualcosa di simpatico, così magari sorridi e pensi che sarebbe sbagliato fare a meno di me. Non lo so. Non so più che fare per raggiungerti, per ritrovare la sintonia, la passione che c'era tra noi.Sono disperata.Ho provato a fare finta che mi bastasse quello che potevi darmi, che non mi importasse tutto quello che di cattivo mi dicevi: il tuo nonamore, le tue critiche sul mio corpo e sulla mia persona, ho provato ad essere frivola, a sorridere anche quando mi sentivo morire dentro. Ma è finita lo stesso.Ho pensato che sono 38 giorni che non ti vedo, più di 900 ore! Sì, ci siamo incrociati un paio di volte per strada, ma sono scappata via, ho provato a sfuggire lo sguardo, non volevo t'accorgessi del mio pianto.Mi manchi.E mi mancano le tue mani, le tue labbra, le tue insicurezze e la tua voce. Da quanto tempo non sento la tua voce! Mi manca il tuo modo di prendermi in giro e le tue camicie. Le tue parole inventate e perfino i tuoi hamburger di soia. Mi mancano i tuoi messaggi, i tuoi baci improvvisi e i nostri scontri sulla politica. Mi hai lasciato da sola in mezzo al mondo. E adesso dove vado? A chi racconto le situazioni che mi hanno fatto ridere? I momenti difficili della mia giornata ed il sapore dei miei piatti? Perché mi manchi? Ho tante persone attorno, potrei sostituirti con qualcuno ... Si dice che se non riesci a dormire è perché sei sveglio nei sogni di qualcun altro ed io devo solo scoprire di chi, ma non vorrei mai che fossi tu, perché se scoprissi che mi vuoi ancora, allora non te lo perdonerei, non ti perdono di essere andato via, per un capriccio, o per paura di rischiare ... no 
Finisce così questo monologo interiore, senza fine. Chissà se lui leggerà mai la sua lettera, se lei deciderà di inviargli le sue ultime parole, chissà se si vedranno ancora. Magari tra qualche giorno lei sarà più bella e sicura di prima e lui la rimpiangerà, o magari sarà lui a scriverle, perché un giorno per strada, sentendo il suo profumo, si girerà felice, nella speranza di vederla, e non trovandola si rattristerà.

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