Magazine Opinioni

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Da Loredana V. @lorysmart

Io il 18 lo rifiuto

Era il tormentone di Sergio Vastano al Drive in di tanti anni fa…

Ma adesso non è la votazione al limite minimo della sufficienza del libretto universitario. E’ invece quello che dicono gli imprenditori dell’art.18 dello statuto dei lavoratori.

Se io fossi un imprenditore proprietario di una piccola azienda con un numero di dipendenti inferiore a 15 (5 se agricole), di fronte al dilemma dell’inamovibilità dei dipendenti qualora dovessi ampliare la mia produzione, rinuncerei a priori ad assumerne altri, perché tanto prima o poi, dovessi decidere di licenziarne qualcuno, ci sarà sempre qualche magistrato che mi intimerà di riassumere il dipendente con la medesima mansione precedentemente ricoperta, corrispondendogli pure le competenze arretrate anche in assenza di prestazione lavorativa.

Quindi in tal modo si blocca lo sviluppo, si frena la crescita, si mina il potere decisionale e discrezionale del datore di lavoro (l’unico in grado di valutare l’idoneità del dipendente), si bloccano gli eventuali investimenti esteri, frustrati dalla nostra legislazione.

Senza dar ragione alla battuta infelice di Monti, per cui il lavoro fisso e’ noioso, e senza stigmatizzare quanto detto dalla Cancellieri (posto fisso vicino a mamma e papà), bisogna comunque riconoscere che la disciplina dell’impiego è fortemente cambiata. Non si può considerare indissolubile un rapporto di lavoro solo perché lo statuto te lo consente, con l’avallo e la protezione dei sindacati, ma creando disparità tra lavoratori di grandi e piccole aziende, i primi superprotetti, gli altri (sembrerà strano, ma sono la maggioranza) un po’ meno .

Non so se Fornero (senza “la”), avrà la necessaria forza di contrastare i sindacati, specialmente la CGIL refrattaria a qualsiasi tipo di confronto… E dire CGIL equivale a dire PD, secondo il quale la ministra raggiungerebbe il 70% delle preferenze…sempre che l’art.18 non venga toccato! Ad avvalorare quanto ho sopra detto, c’è appunto il recente reintegro con contestuale corresponsione delle mensilità non percepite di un lavoratore in malattia, che però doveva stare piuttosto bene, visto che era in piazza a manifestare…se non è un caso di “giusta causa” questa, non so come possa essere altrimenti definito. (io anzi considererei anche quanto ha percepito di indennità di malattia e farei una indagine presso l’INPS).

Non sarebbe stato meglio liquidarlo e dare il posto a chi ha davvero voglia di lavorare? C’è solo da sperare che il bocconiano da 110 e loden ce la faccia a superare l’ostacolo entro il termine di marzo: per ora “sembra” che si sia raggiunto un piccolo compromesso relativamente ai precari ed alle aziende che decidano di investire nel nostro paese. Staremo a vedere….( ma ve l’immaginate un  têtê-a-têtê tra Monti e Camusso?…ma tra poco è san Valentino….)

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