
Baldassare Verazzi, le cinque giornate di Milano, combattimento a palazzo Litta
Per gli italiani, ancora oggi, quando si parla d'un bel disordine senza risultato, si dice "hai fatto un Quarantotto". Ben diversa è la questione. A volte succede che la Storia decida di accelerare il suo percorso, ben al di là della volontà politica dei singoli. Nello stesso anno si sollevano le popolazioni di Sicilia e di Polonia, di Parigi, di Milano, di Venezia, d'Ungheria, di Berlino, della Danimarca, poi nell'anno successivo di Dresda e di roma. Quasi ovunque la rivolta fu sedata, se non immediatamente, entro l'anno 1849. Solo la Francia cambiò radicalmente regime e passò dalla monarchia costituzionale alla Seconda repubblica e poi al Secondo impero. Il Regno sardo-piemontese trasformò la sua costituzione con gli Statuti Albertini e potè diventare l'embrione della futura Italia, così cambiò pure stabilmente la costituzione della Danimarca. E l'arte cosa ebbe a che fare con tutto ciò? Documentò gli eventi con incisioni e dipinti, ma continuò pure la prassi elaborativa, caleidoscopica quanto lo erano le posizioni contraddittorie del pensiero in corso. Un nuovo dato però emerse chiaro. L'arte si stava separando dalla politica. Il grande romanticismo si stava concludendo e ne nasceva un altro più intimista, più estetico. Ancora una volta, in modo estremamente significativo, queste correnti superavano i confini. Nascerà l'arte fine a se stessa, L'Art pour l'Art che pervaderà tutta la modernità in alternativa dialettica con l'arte invece impegnata.Insomma le questioni del 1848 portarono l'arte in una direzione ulteriormente schizofrenica a separare "politica" ed "estetica pura". Aprendo così la strada alla modernità!





