Diego Alberto Milito, tornato "Principe" del Derby
La diciottesima giornata di A delude e sorprende i tifosi delle prime tre della classe, ne approfittano Inter e Lazio che riaprono il discorso scudetto.
Cominciamo dalla partita del Sabato sera, a Catania una pioggia torrenziale inonda il Massimino che regge un tempo, quanto basta per vedere una roma statica e distratta andare meritatamente in svantaggio in seguito alla solita punizione pennellata di Lodi seguita dal solito inserimento di testa di Legrottaglie; passano pochissimi minuti e sono i padroni di casa a dimenticare totalmente De Rossi che pareggia i conti e sembra preludere alla carica giallorossa, ma il diavolo ci mette la coda e nella ripresa il manto erboso non regge più, la partita diventa una lotta nel fango e l’arbitro si ostina a far giocare fino al ventisettesimo della ripresa, quando probabilmente avendo rischiato di affogare in una pozza di fango, decide di sospendere l’incontro.
Abbiamo detto del Diavolo che ha messo il suo zampino nel match diu Catania e forse lì è rimasto, perchè Domenica sera alla stracittadina di Milano non ha lasciato che pallide tracce della sua presenza, l’Inter e Ranieri ringraziano e portano a casa un successo insperato; i rossoneri tengono discretamente bene il campo e certamente producono gioco molto più e meglio dell’Inter, ma Ranieri ha voluto che la sua Inter giocasse proprio così,in calma attesa del varco giusto in contropiede ed il liscio di Abate -perfetto tutto l’anno ma sempre un pò troppo insicuro nei derby- apre un’autostrada per Milito, che avendo ritrovato gol e fiducia in se stesso non fatica a preforare il pur ottimo Abbiati. Il Milan, per l’organico e le potenzialità a disposizione in avanti è davvero poca roba, solo Ibra e nel finale Robinho ed El Sharaaawy ci provano con decisione, Boateng non sa dove stare, Emanuelson non si sa se abbia giocato e Pato? Il papero più chiacchierato degli ultimi teempi ce la mette tutta per mezz’ora, ma con Ibrahimovic il feeling è inesistente ed il resto dei compagni pare mal sopportarlo anche in campo ed allora il genero del Presidente fa tutto da se, salta l’uomo, verticalizza, ma è un gioco inconcludente e fine a se stesso e per il Milan risulta più penalizzante che altro e Berlusconi forse adesso lo avrà capito.