9 settembre 2014 Lascia un commento
Una di queste e’ Francesca, in realta’ ragazza di rara intelligenza e spiccata cultura ma capace di trascinarti negli abissi della settima arte, laddove serve stomaco e coraggio per affrontare cio’ che definirei l’oltre-trash, quella zona d’orrore i cui abitanti si credono sublimi. Per colpa sua, la memoria recupera un film faticosamente dimenticato eppure ben presente nei ricordi e persino nel quotidiano di un tempo. "1997: Fuga da New York" alla sua uscita divenne immediatamente il mio film preferito. In un’era pre-internet e pre-dvd, con i VHS che iniziavano a bussare alla porta di casa delle famiglie italiane, raccoglievo ogni materiale possibile su giornali e riviste e la colonna sonora di Carpenter era una specie di nastro sul quale ripercorrevo a memoria le sequenze principali. La mia stanza era sovrastata dalla locandina cinematografica gigante che praticamente occupava un’intera parete e piu’ in basso "1990: I guerrieri del Bronx" era di contorno.
"1990" appartiene alla lunga schiera di film clonati dai grandi successi internazionali in anni nei quali anche le briciole sfamavano un intero sistema e da ragazzino fanatico, abboccavo a fauci spalancate.
Non mi entusiasmo’ neppure allora ma gia’ ricordare il mio film preferito ne fece una specie di riferimento. Si perche’ come si intuisce da titolo e immagine, la zuppa ha tra gli ingredienti "1997: Fuga da New York" e "I guerrieri della notte", laddove in un Bronx dichiarato terra di nessuno, il potere e’ in mano a delle bande guerriere. Una ricca ragazzina erede di una potente multinazionale, fugge proprio nel Bronx ma verra’ inseguita dagli azionisti aguzzini, rapita da una delle bande alle quale seguira’ la ricerca del capo dei guerrieri, un tamarro da competizione pescato da Castellari in una palestra romana per il ruolo da protagonista.
Il film e’ tragico, incipit insensato quanto il proseguo e il finale ma Francesca ha avuto piu’ voglia di me di farne resoconto. Certo e’ che in qualche modo racconta un pezzo della nostra storia e fa persino rimpiangere gli anni nei quali sapevamo essere creativi pur copiando spudoratamente. Cio’ non toglie il fatto sia comunque una fetecchia da competizione.