L’Italia che congeda Scalfaro nel 1999 è copia fedele del Paese allo sbando dei nostri giorni.
Una sinistra inesistente tenta continuamente di scendere a patti con Berlusconi, con risultati che sarebbero comici, non fossero tragici. D’Alema imperversa con la sua Bicamerale, e viene messo all’angolo da Silvio, la cui scaltrezza, in quegli anni, è all’apice. Ancora in un angolo le cene eleganti, dedica le sue migliori energie a fottere noi. D’altronde, quella è la sua attività preferita, e a qualcuno deve pur toccare.
Il nuovo Presidente, il decimo della storia repubblicana, i partiti, ormai all’angolo ed incapaci, lo vanno a prendere fuori dal Parlamento.
È Carlo Azeglio Ciampi, quello stesso tecnico divenuto premier nel 1993 mentre sul Paese spirava impetuoso il vento di Tangentopoli, e la Mafia, mai così forte, metteva in ginocchio lo Stato; l’uomo che nel biennio 1996-1998, come ministro del Tesoro del primo governo Prodi, operò il ‘miracoloso aggancio’ all’Europa della moneta unica. Che poi su quell’aggancio, e su quanto derivatone si possa aprire un dibattito, è altra cosa. Ma diamo atto che Silvio ed i suoi mai ne sarebbero stati in grado. E che quella, col senno di oggi, era probabilmente l’unica strada percorribile.
Nonostante il rovinoso fallimento della Bicamerale, i due player dell’epoca, D’Alema e Berlusconi, sono coloro che fanno la partita del Quirinale. E non hanno dubbi. Il nuovo capo dello Stato deve riportare il Quirinale a luogo neutro. Ma per esorcizzare il fantasma di Scalfaro (ma anche quelli di Pertini e Cossiga) l’unica strada perseguibile è trovare qualcuno che non sia un abile politico, e, soprattutto, che sia poco avvezzo alle manovre di palazzo.
In candidati in quella primavera del ‘99, sono comparse per il teatrino.
Berlusconi propone due nomi: il sempiterno Amato,sin lì perfetto garante del trust Mediaset, ed ex craxiano (anche se lui vorrebbe farlo dimenticare); ed Emma Bonino, eletta con Forza Italia nel ’94 ed in quel periodo orbitante nella galassia del centrodestra, più che per le sue posizioni per il fatto che Berlusconi in persona l’ha scelta come commissario europeo insieme a Mario Monti.
Il centrosinistra scarta entrambi: su Amato continuano a piovere veleni dal passato, con gli strali che Craxi da Hammamet scaglia via fax; la Bonino non è ancora il totem che diventerà, anche se, come sempre, sarebbe quella con le migliori capacità.
Il centrosinistra propone tre ex democristiani: Rosa Russo Jervolino, ex presidente popolare, una sorta di emanazione di Scalfaro, prima donna ministro degli Interni; Nicola Mancino, presidente del Senato e Franco Marini, ex leader della Cisl, popolare anch’egli.
L’unico vero papabile, Romano Prodi, viene spedito con foglio di via alla Commissione europea.
Ciampi va bene a tutti. E il 13 maggio, al primo scrutinio viene eletto. Come Cossiga.
Lo votano tutti, tranne la Lega Nord e Rifondazione comunista.
Tutti felici, gli Italiani, terrorizzati all’idea di un messaggio di fine anno gracchiato dalla voce di Rosa Russo Jervolino (che sarà poi terribile sindaco di Napoli), ma anche i politici, che auspicano un Capo dello Stato taciturno.
La speranza è infatti che Carlo Azeglio, una lunga carriera in Bankitalia culminata nella nomina a governatore, occupi la carica con il piglio di un Grand Commis dello Stato. I politici, in aggiunta si augurano che abbia anche una certa propensione a farsi scivolare le cose.
Sul tacere, fa quel che può, ma l’ambiente non lo aiuta.
Nel 2001 la campagna elettorale, che segna il ritorno di Silvio, sarà tra le più infuocate che il Paese ricordi.
Lo attenderà un quinquennio di passione, fatto di leggi ad personam, leggi vergogna, attacchi alla magistratura ed alla Costituzione, figure penose in Europa.
Esternare gli tocca.Livornese, 79 anni, sposato con Franca Pilla, un paio di figli. vivrà un settennato di pochi acuti e molti bassi.Inizialmente pensa di arginare Silvio facendo qualche cazziatone in forma privata, ma capisci presto che non è cosa. Di fronte ai suoi continui strappi istituzionali, alle intemperanza, agli attentati alla costituzione.
Dal 2001 al 2003 si farà andar bene anche quello che va male, malissimo. E si impunterà sulle fesserie. Rifiuta il ministero dell’interno a Maroni, facendolo dirottare al Welfare, ma non batte ciglio di fronte alla legge sulle rogatorie, alla legge sul falso in bilancio e alla Cirami sul legittimo sospetto.
Sembra quelle storielle in cui il padre è ladro, la madre batte, ma si dà un ceffone al bambino perchè parla con la bocca piena.
E aggiorno eccezionalmente il post portando all’interno una giustissima osservazione della ‘povna, nei commenti perchè proprio del 2001 sono due delle uscite più infelici dell’intero settennato.
La difesa dei repubblichini, che mette tutto sullo stesso piano, memoria comune e memoria condivisa, che sullo stesso piano non sono affatto e che è ancor più grave all’interno del suo personale percorso di risveglio dell’amor patrio.
E il comportamento indifendibile tenuto a Genova, quando uscì con Berlusconi, il venerdì e ancor peggio il sabato, suggellando con la sua presenza istituzionale la sospensione di fatto dello Stato di diritto.
Si riempiono le piazze di girotondini, le proteste sono all’ordine del giorno.
E anche Carlo Azeglio cambia registro. Dal 2003 comincia a rispedire al mittente gli scempi più evidenti e rimanda indietro le leggi sui tribunali minorili ma soprattutto quelle sulla tv (la famigerata Gasparri) e quelle contro la giustizia (la Castelli, che modifica l’ordinamento giudiziario e la Pecorella che abolisce l’appello contro le assoluzioni).
Diventa anche lui, come Scalfaro, un nemico, un “comunista mascherato”.
L’organizzatissima macchina del fango made in Arcore si mette al lavoro: si allude al figlio e ai suoi guai finanziari; e soprattutto all’operazione Telekom Serbia, ai tempi del governo Prodi, quando Ciampi era ministro del Tesoro.
Il centrodestra istituisce una commissione parlamentare ad hoc, trasforma un mestatore tale Igor Marini in testimone chiave, e raccoglie accuse false a Prodi, Fassino e Dini.
Ma alcuni si premuano di far filtrare voci che paiono tirare in ballo il Presidente. Pare non farsi intimidire, ma insomma, firmerà comunque altre discrete procherie quali la Bossi-Fini, il lodo Schifani, la ex-Cirielli. Senza contare l’ok alle missioni in Afghanistan e in Iraq che, per chi non l’avesse capito, eran o guerre a tutto tondo.
Nel contempo, pervaso di spirito patriottico, andò in fissa con tricolore ed inno. E nonostante alcune giuste battaglie (festeggiare il 2 giugno, è, giusta cosa, che non s’è mai visto un Paese che non festeggia se stesso), il tutto ebbe spesso un tono macchiettistico.
Come macchiettistica fu, spesso, Donna Franca, sempre con lui, ovunque, a tagliar nastri e a fornire opinioni. Peraltro non richieste.
A molti fece simpatia, a me, pochissima. E approfitto per dire che la sua boutade sulla tv deficiente, era corretta nel merito, per carità, ma odiosa nella forma. Che, nell’ordine, la signora era sposata ad una carica dello Stato, non ‘la’ carica dello Stato, e c’è una differenza, mica sottile. Secondariamente se la First Lady dà del deficiente ad una trasmissione televisiva ed al suo conduttore, quest’ultimo non può rispondere e, eventualmente, asfaltarla, troppa è la disparità di ruoli.
Quindi più che di simpatia parlerei di arroganza.
Il settennato Ciampi si può riassumere dicendo che tutto quel che fece fu troppo poco, ed in generale troppo tardi. ed è un rischio elevatissimo, soprattutto quando si eleggono tecnici e non politici navigati, piaccia o no. ed è la ragione per cui in generale propendo per soluzoni politiche anziché tecniche.
Fatta salva la buona fede personale, ovviamente che se ripenso al suo successore, mi vien da rimangiarmi tutto.
Ma questa, come sempre, è un’altra storia.
Un settennato in pillole
Il 20 maggio 1999 a Roma, le rinate Brigate Rosse uccidono il consulente del ministero del lavoro Massimo D’Antona
Il 28 luglio 2000 viene stampata l’ultima banconota della Lira Italiana (5.000 Lire). Finisce un’epoca. Se potessi avere mille lire al mese cantavano i nostri nonni. Mentre i nostri figli ci chiederanno cos’erano.
L’11 settembre 2001 quattro gruppi di terroristi islamici, coordinati tra di loro, dirottano aerei di linea e si dirigono verso quattro obiettivi, colpendone tre: il Pentagono a Washington ed entrambe le Torri Gemelle di New York. Queste ultime crollano dopo meno di un’ora di incendi devastanti. Complessivamente in questi quattro attacchi muoiono circa 3000 persone. New York cambia skyline e noi non saremo più gli stessi
Il 1º gennaio 2002 nei 12 paesi facenti parte dell’UE entrano legalmente in circolazione monete e banconote in Euro. Cose che fino a ieri costavano mille lire, passano all’improvviso a costare un Euro. Un po’ storditi e con conti correnti (allora) meglio pasciuti, non facciamo un plissé. Ce ne accorgeremo. E saranno cazzi
Il 9 aprile 2003 le truppe Usa entrano a Baghdad. La capitale è sostanzialmente sotto controllo delle forze angloamericane. Saddam Hussein è il ricercato numero uno. L’entrata a Baghdad è del tutto pretestuosa. 12 anni dopo, possiamo sommessamente suggerire che avevamo ragione noi, quando dicevamo che, pur volendo ignorare l’aspetto umanitario, era proprio un’idiozia strategicamente.
il 29 febbraio 2004 in Asia milioni di polli vengono uccisi in seguito ad un’epidemia di influenza aviaria che ha causato la morte di almeno trenta persone. Inizierà il periodo delle sospette pandemie. Con annesso tormentone annuale.
Il 4 marzo 2005 dopo aver liberato la giornalista de Il manifesto Giuliana Sgrena, viene ucciso a Baghdad da “fuoco amico” statunitense il funzionario del SISMI Nicola Calipari. La magistratura italiana appurerà che il soldato Mario Lozano ha scaricato 58 colpi contro l’auto che li trasportava. Tutto da solo. Un personaggio Marvel praticamente.
Il 3 gennaio 2006 Saddam Hussein dichiara di preferire la pena di morte per fucilazione. Lo impiccheranno il 30 dicembre. La domanda è: perché chiederglielo, a questo punto.