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2 agosto 1980

Da Povna @povna
La prima volta l'orologio glielo aveva fatto notare Stephen. E la 'povna si era fermata, muta di fronte al tempo immobile, incrinato dalla bomba e dallo spostamento d'aria. Da allora - e per tutte le molte e significative volte in cui le capitò di passare (o addirittura vivere) nella città rossa - non mancò di gettargli un'occhiata veloce, da sotto in su.
Adesso - che, anno dopo anno, dalla città rossa ci passa meno di quanto vorrebbe, ma sempre di ritorno dalla gita in Appennino - la 'povna ha radunato, davanti a quello sbrego, i Matti, l'Onda, l'Orda, i Maculati. E volta per volta ha raccontato loro quella storia che parla di ombre lunghe e di responsabilità sepolte, al binario 1. Poi, in disordinato branco, si avviano tutti verso il centro. Ma tutti, a un suo segnale, alzano la testa, a quell'angolo con il doppio semaforo scoordinato e sghembo, appena fuori dalla piazza di stazione. E guardano, in silenzio, l'ora della strage, che si è impressa, anche in loro per sempre, come cicatrice della storia.

2 agosto 1980


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