Il 2 agosto 1980 fu un giorno bruttissimo, uno di quei giorni che poi quando ne parli dopo tanti anni racconti dov’eri, cosa pensavi. «Che cosa stavi facendo quando scoppiò la bomba a Bologna?».
Io ero a Londra, vacanza studio in una famiglia. Quel pomeriggio la padrona di casa fermò me e un amico italiano. Disse: «Did you hear on the radio? A bomb in Bolonia…». Il fatto è che noi, ignoranti e stupidi, capimmo «A bomb in Polonia». Una bomba in Polonia. Vabbè, e perché lo dice a noi?
Quella sera guardando la Bbc capimmo che era Bologna, non la Polonia. Ricordo la corsa il mattino dopo a comprare i giornali italiani, l’orologio fermo alle 10.25. Tutti quei corpi, le mani per scavare, le facce stravolte. Ricordo l’edizione speciale di Panorama, era 30 anni fa.
Da allora, passando per la stazione di Bologna, ho sempre pensato: e se succedesse di nuovo? Se succede ora? Se passi da una stazione ed esplode il mondo? Andavano in vacanza quegli 85 morti. Meglio, andavano in ferie. Li uccisero nel momento sacro per gli italiani: il primo giorno di ferie.
Dalle ferie tornarono medici e infermieri, i taxi e gli autobus trasportarono morti e feriti. Ogni 2 agosto da allora c’è la commemorazione a Bologna. Ogni 2 agosto i politici vengono fischiati. E come fai a non fischiare i ministri dell’Interno? Perché non hanno protetto l’Italia, quel giorno che andava in ferie? Perché ancora su quel giorno ci sono misteri e segreti?
Da un po’ di anni Francesco Cossiga parla di una pista palestinese. Dice che a far espoldere la stazione furono uomini del Fronte di liberazione della Palestina e del gruppo del terrorista Carlos. Carlos, a sua volta, dice che sono stati Mossad e Cia.
Ci sono state due condanne all’ergastolo per la strage. Condanne definitive: per Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, fascisti fondatori dei Nar. Luigi Ciavardini, anche lui dei Nar, è stato condannato a 30 anni.
Ciavardini, Fioravanti e Mambro hanno sempre detto di essere innocenti. Tanti esponenti della destra di governo si sono spesi a favore dei tre. C’è un bel libro di Riccardo Bocca “Tutta un’altra strage” che sostiene il contrario: sono colpevoli, dice.
Io non lo so. So però chi erano Mambro e Fioravanti in quegli anni. Ammazzavano i rossi, venivano anche in trasferta da Roma a Milano per farlo. Ammazzavano a caso, avrebbero potuto uccidere anche me. Un giorno Fioravanti e i suoi erano a caccia di comunisti. Roberto Scialabba era su una panchina dei giardinetti di Cinecitttà, a farsi canne e chiaccherare con gli amici. Non fece in tempo a scappare, Fioravanti gli salì a cavalcioni sullo stomaco e gli sparò due colpi dritti in testa, così a freddo.
Ci si chiede se uno che ha ucciso resti per sempre un assassino o no. Non lo so. Però uno che sale a cavalcioni su un ragazzo e gli spara in testa per me resta per sempre uno che sala a cavalcioni su un ragazzo e gli spara in testa.
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