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Oliver Ryan, irlandese, è un uomo bello e sicuro di sé. Uno scrittore famoso sotto lo pseudonimo di Vincent Dax. Sua moglie Alice, dolce e carina, è l’illustratrice dei suoi libri per bambini. Una sera di novembre 2011 la “picchia così selvaggiamente da ridurla in coma”. La notizia si sparge subito attraverso i mezzi di comunicazione e tutti ne rimangono sbigottiti. Ma allora chi è veramente Oliver Ryan? La risposta l’avremo leggendo i racconti e le confessioni dei suoi amici e conoscenti. E, soprattutto, di lui stesso.
Dunque vediamoli questi amici e conoscenti. C’è Barney a cui ha “fregato” Alice proprio quando le aveva comprato l’anello di fidanzamento; c’è l’amico Michael ossessionato di essere gay; c’è Moya, l’attrice vicina di casa con la quale ha un lungo rapporto; c’è Madame Veronique che gestisce un castello con tenuta (vigneto) a Bordeaux; c’è Stanley che lega con Oliver al ST. Finian’s; c’è suo fratello più piccolo Philip ed Eugene, fratello di Alice, con quoziente intellettivo inferiore alla norma.
Tutto gira intorno al Personaggio. Bello e fascinoso, dicevo. Ragazze ai suoi piedi, sempre al centro della scena ma un tarlo lo rode, la mancanza della madre, la mancanza di amore del padre che lo “elimina” praticamente dalla sua esistenza. Ed il Male lo abbraccia.
Dai racconti e dalle confessioni degli altri ecco tanti piccoli tasselli che contribuiscono a comporre la sua inquietante figura con prospettive diverse e ad offrirci il destro per la conoscenza di altre storie. C’è tutta la vita, c’è tutto l’uomo in questa vicenda: la nascita e lo sviluppo dei sentimenti, il sesso, l’amore cercato e l’amore mancato, il figlio non desiderato e quello voluto, la vergogna del peccato, la lotta e la sofferenza di esprimere la propria sessualità, gli sfruttati, le sorprese, il dolore, la voglia di farla finita, il suicidio, la morte. E poi i ricordi, i sogni, qualcosa di buono che all’improvviso si accende nell’animo di Oliver.
A fine lettura un senso di rabbia misto ad un sentimento di tristezza infinita per la debolezza del nostro essere, di noi tutti, di fronte agli agguati del male.
La strada dei delitti di Massimo Lugli, Newton Compton 2014.Romania. Paglia, Svelto, Topo, Schizzo, Sveglio. Ecco la storia di Sveglio (poi Gigi quando viene portato in Italia), 13 anni, costretto come gli altri a “rubare, frugare nei bidoni, rapinare i ragazzi più deboli o spezzarsi la schiena scaricando cassette di frutta nel gelo dell’alba”. Madre con tre fratelli, il nuovo uomo “sempre sbronzo marcio”, insulti continui e “troia” se va bene. Altri randagi di strada con i soprannomi ad indicarci le loro caratteristiche: Bastone, Torsolo, Tronco, Felicia, Petalo, Macarena e la sua terribile banda di Farfalle. Venduto dalla famiglia a bande criminali, vita d’inferno, stupri, botte, tentativo di fuga fallito. Poi in Italia, dicevo, con il nome di Gigi.
Dunque da una parte Sveglio-Gigi, dall’altra Marco Corvino, cronista-investigatore, divorziato con France, figlio Paolo cintura verde di karate e lui stesso appassionato di arti marziali. Trentotto anni di nera, vicino alla pensione ma non demorde, “scettico su tutto, cinico per mestiere e disilluso per vocazione”. Fissato con i “folletti” che lo ostacolano. Relazione passionale con Sara costellata di alti e bassi e notevoli salti sul letto.
Da seguire per il suo giornale la vicenda di un ragazzino morto (faccia devastata da una bruciatura), visto al campo dei nomadi e non richiesto da nessuno. Uno dei tanti bambini “invisibili” nel giro della criminalità organizzata che diventano sesso per pedofili, braccia per il lavoro nero, oggetto di traffico di organi. Nel frattempo altro morto ammazzato, Bedriscu Joi, detto “Forchettone” collegato ad un precedente delitto a sua volta collegato al clan Villaprete. La faccenda si complica e si fa pericolosa.
Con l’arrivo del capitano dei carabinieri Manuela della Rocca, “viso duro ma splendido”, arriva pure il sentimento d’amore, quello vero per il nostro cronista (capelli fiammeggianti della suddetta sempre nei suoi pensieri). Le due linee di sviluppo lungo le quali Gigi e Marco camminano ad un certo punto si incontrano con qualche punta di sentimentalismo trattenuto a fatica.
Storia di Svelto-Gigi, storia di Marco e vari spunti sulla odierna società: scontri al cantiere dell’alta velocità, critica ai talk show e ai reality che abbioccano, tramontati i tempi della denuncia sociale. E poi vita di redazione con il capo Aldo su cui si sbizzarrisce la vena ironica dell’autore (quando è buono lo fa grugnire come un facocero), vari colleghi particolari come la battagliera Alba Afragola ecologista di sinistra contro ogni discriminazione, Paolo Bianchi che del suo lavoro fa una ragione di vita, cori ossequiosi a chi siede sullo scranno più alto.
Scrittura energica di forte impatto emotivo con momenti di vera commozione, qualche luccichio di umanità in un mondo di bestiale violenza e sozzeria. Vince la parte di Svelto (che fine avrà fatto?) su quella canonica e più prevedibile di Marco.
[articolo by Fabio «boss» Lotti]
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