Il 20 gennaio è per l’Azerbaigian una giornata di lutto nazionale: ricorre infatti l’anniversario dell’entrata delle truppe sovietiche a Baku, capitale della repubblica caucasica.
Nella notte tra il 19 ed il 20 gennaio 1990, per ordine dell’allora presidente dell’Urss Mikhail Gorbachev, 30mila militari dell’Armata Rossa entrarono in città con il fine di soffocare le manifestazioni indipendentiste che si stavano svolgendo in quei giorni; il tutto avvenne nonostante non fosse stato preventivamente dichiarato lo stato d’emergenza, condizione imprescindibile per un’azione di questo tipo.
In quelle settimane, così come in molte altre città delle repubbliche allora parte dell’Unione Sovietica, erano infatti cominciate a Baku le grandi manifestazioni con le quali la popolazione chiedeva l’indipendenza del proprio paese dall’Urss e, insieme, protestava per la politica filo-armena portata avanti da Mosca sulla questione del conflitto del Nagorno Karabakh: le truppe di Erevan infatti occupano ancora oggi il 20% del territorio azerbaigiano e, oltre all’altopiano del Karabakh, hanno invaso anche sette delle regioni circostanti, dalle quali è stata espulsa la popolazione azera (circa 750mila persone), che oggi vive nei campi profughi.
L’operazione che portò all’ingresso delle truppe di Mosca a Baku fu pianificata dal Ministero della Difesa, dal Ministero dell’Interno e dal Comitato della Sicurezza Statale dell’Unione Sovietica, e si concluse con l’uccisione di 134 persone ed il ferimento di altre 600, a cui si aggiungono le decine di dispersi di cui non si è più avuto notizia.
Oggi le vittime di quella strage, morte per la liberazione del paese dal dominio sovietico, sono sepolte nel Viale dei Martiri, a Baku, dove ogni anno, alla presenza di politici e diplomatici, sia azeri che stranieri, si svolgono le celebrazioni in loro memoria.
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20 gennaio 1990: i sovietici reprimono nel sangue le manifestazioni indipendentiste azere
Creato il 20 gennaio 2014 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniPotrebbero interessarti anche :
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