- 20 Sigarette – 2010 - ♥♥♥♥ -
di
Aureliano Amadei
La Guerra in Iraq. L’ attentato di Nasiriyya del 12 Novembre 2003. Quante volte ormai abbiamo sentite parlare dei soldati italiani uccisi, o dei carabinieri rimasti vittime. Facevano il loro lavoro. Quante volte abbiamo sentito ripeterci che onoravano la loro patria o che sono degli eroi. Aureliano Amadei quel giorno era lì con loro (insieme al regista Stefano Rolla rimasto tragicamente ucciso), e non era nè un membro dell’ esercito e neanche un carabiniere. Era solamente un giovane come tanti di noi che coltivava il sogno di fare cinema, in un’ Italia che è talmente precaria da rendere anche i sogni tali. 20 Sigarette è una finestra sul mondo di questi giovani italiani, che pur di continuare a credere ai loro sogni rinunciano a una tranquillità economica di un lavoro che non piace per inseguire un sogno legittimo, spesso malpagato o sottopagato e in questo caso anche mettendo a rischio la propria vita. Esistenze decise dalle fatalità e a volte anche spezzate a causa di quest’ ultima. La narrazione del film sembra, anch’ essa, essere preda di questa fatalità a tal punto che durante la prima metà del film lo spettatore ignaro non si aspetterà assolutamente ciò che avverrà dopo. Amadei sceglie per questo di utilizzare per metà film uno stile molto lineare e decisamente italiano che narra la storia del giovane Aureliano utilizzando meccanismi visivi e narrativi visti e stra-visti in svariati filmetti adolescenziali della nostra cinematografia. Ma è proprio quando lo spettatore sembra essere annoiato da questa schematicità narrativa che viene improvvisamente stravolto, proprio come una bomba cambierà per sempre la vita del nostro giovane protagonista. Dall’ istante dell’ attentato infatti cambierà la narrazione di Amadei e per almeno venti minuti lo spettatore si troverà immerso in una visione in soggettiva (quella di Aureliano) di ciò che è avvenuto quel lontano 12 Novembre. Perchè il regista ricorderà sicuramente bene (trovandosi lì in quel tragico momento) l’ esatta successione dei fatti e quindi, quale maniera migliore di mostrarcelo direttamente con i suoi occhi e senza i filtri delle false o discutibili informazioni arrivate solo in seguito in Italia? Questo claustrofobico mostrare la violenza della guerra forse è stato già visto di recente nell’ israeliano Lebanon, ma di certo da noi in Italia è insolito vedere un film che rischi di sovvertire così tanto la sua linearità narrativa, ma soprattutto che voglia mettere in discussione la verità propinata ciecamente dalle informazioni ufficiali. Vinicio Marchioni ( già convincente nel ruolo de Il Freddo nella serie targata Sky Romanzo Criminale) è molto bravo nella sua interpretazione, riuscendo a dare credibilità a un personaggio che inizialmente è un ragazzo come tanti un pò anarchico ma che lentamente diventa sensibile a quelli che saranno i tragici fatti che lo coinvolgeranno. Un personaggio che lentamente, soprattutto durante il suo periodo di convalescenza, gli mostrerà un mondo differente da quello che immaginava, dove le macchinazioni delle autorità militari sembrerebbero dominare la verità e la realtà dei fatti. Amadei durante la prima parte del film spinge il pedale della comicità, forse volutamente, per poi devastare i nostri animi con la deflagrazione di una scomoda verità al di sotto della quale l’ unica possibile morale è quella che la guerra è per tutti coloro che la vivono una dolorosa realtà. Sia che i loro protagonisti si trovino in prima linea o che siano tragiche vittime civili una cosa sembrerebbe certa guardando 20 Sigarette: la memoria di una tragedia come la guerra è indelebile nell’ animo umano e sarebbe molto meglio che fosse evitata, qualunque guadagno economico, politico o religioso essa possa avere. Soprattutto poi se le loro reali vittime cadono nel dimenticatoio sostituite da una memoria che ha solo il sapore di una bandiera tricolore. E’ un opera prima quella di Amadei che fa ben sperare sul suo futuro da cineasta.
( Smoking Area)
( Soggettiva di una tragedia)