Il peggio arrivò, in una serie di momenti condannati ad essere ricordati dal globo intero come eterni ed eternamente segnanti. C'è chi crede che si aprì un'epoca nuova, in una maniera tragica e terribilmente veloce. C'è chi crede, invece, che quella data fu l'ennesima prova di un sistema destinato a non finire mai, frutto di complotti e di accordi sottobanco per chissà quali motivi. In questa data, tuttavia, è opportuno lasciar materializzare ricordi e pensieri. A dieci anni di distanza, forse, quell'episodio rappresentò comunque il materializzarsi di un'ossessione che sconvolse ed ancora terrorizza il mondo intero: il male poteva arrivare dove voleva, anche nel cuore dello Stato reputato più sicuro al mondo. Chiunque poteva essere a rischio, in qualsiasi posto ed in qualunque momento. Ci furono tante vittime quel giorno, così come tante altre negli anni dopo, a seguito di quella lotta contro quel nemico reale ma invisibile che abbiamo imparato a chiamare terrorismo. Rimasero al computo della storia 2974 morti, esclusi quei 19 attentatori che contribuirono a realizzare questo episodio tutt'ora indicibile. Tanti altri morti sono stati registrati, soprattutto tra innocenti, nella perenne guerra contro quel nemico che ancora oggi fa percepire moltissime eco. In quel giorno qualcosa di ancestrale si è rotto, nelle menti e nelle sensibilità di chi ebbe la possibilità di vivere in diretta quegli istanti di panico. Esistono sopravvissuti che ancora oggi, come l'ancient mariner di romantica memoria, sono costretti a raccontare quegli attimi di panico al mondo. Tutto questo per non morire dentro, per non essere schiacciati dal peso di ricordi troppo grandi e pesanti per chiunque. Le barriere crollarono, nazioni intere si mobilitarono per rincorrere nemici spesso confusi con semplici bandiere. A distanza di dieci anni, comunque, la verità è una sola e dimostrabile: il mondo cambiò, da quella data. Prepotentemente e troppo velocemente, ma è cambiato. E' cambiato nelle menti di chi, incollato a radio e televisioni, cercava perso nel mondo di capire cosa stesse succedendo al cuore della terra meno imperfetta di tutte. E' cambiato nelle parole di capi di Stato, costretti troppo velocemente a fare i conti con chi uccideva senza essere (ufficialmente?, nds) visto. E' cambiato nei cuori di chiunque è rimasto, da vivo, a dover fare i conti ogni anno con un anniversario così pesante e pesantemente importante. Il mondo intero è cambiato; l'identità umana collettiva si è resa conto di quanto potesse essere fragilela propria esistenza: "Se il sangue scorrerà, [...]/ la pioggia di domani laverà via le macchie/Ma qualcosa rimarrà per sempre nelle nostre menti/ Forse questo ultimo atto è destinato/ a ribadire una fondamentale verità:/ che dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla/ Per tutti quelli nati sotto una stella arrabbiata/ per paura che ci dimentichiamo quanto siamo fragili./ La pioggia continuerà a cadere su di noi/ come lacrime da una stella. /La pioggia continuerà a dirci/ quanto siamo fragili, quanto siamo fragili." (Trad. "Fragile", Sting) Ricordo, quel giorno, compiti giustamente interrotti ed una sensazione che mai avevo provato prima. Ricordo, di quegli istanti, il realizzarsi della concezione comune secondo cui tutto il mondo è paese. Tutto il mondo riuscì a diventare, in quello e nei giorni successivi, un terribile paese: la paura scorreva per le strade, invisibile ma da chiunque percepita. Costretta a fare il conto del tempo che incede da questa data, purtroppo, l'umanità sarà vincolata a trarne una qualche lezione. Ricordo temi e fogli riempiti, nel tentativo di dare forma a quell'angoscia collettiva che si scaricava, impietosa, su chi vedeva quelle immagini e sentiva quelle interviste. Ricordo una maldestra commistione di sentimenti, che mai come da allora è tornata nello spirito collettivo della Terra. Ricordo di notizie secondo cui i sopravvissuti, da quel momento in poi, registrarono una diminuzione della materia grigia in corrispondenza delle zone dove si percepiscono le emozioni. Oltre il ricordo, comunque, rimane il cammino. Ricordare e camminare, dunque, per non dimenticare.
Il peggio arrivò, in una serie di momenti condannati ad essere ricordati dal globo intero come eterni ed eternamente segnanti. C'è chi crede che si aprì un'epoca nuova, in una maniera tragica e terribilmente veloce. C'è chi crede, invece, che quella data fu l'ennesima prova di un sistema destinato a non finire mai, frutto di complotti e di accordi sottobanco per chissà quali motivi. In questa data, tuttavia, è opportuno lasciar materializzare ricordi e pensieri. A dieci anni di distanza, forse, quell'episodio rappresentò comunque il materializzarsi di un'ossessione che sconvolse ed ancora terrorizza il mondo intero: il male poteva arrivare dove voleva, anche nel cuore dello Stato reputato più sicuro al mondo. Chiunque poteva essere a rischio, in qualsiasi posto ed in qualunque momento. Ci furono tante vittime quel giorno, così come tante altre negli anni dopo, a seguito di quella lotta contro quel nemico reale ma invisibile che abbiamo imparato a chiamare terrorismo. Rimasero al computo della storia 2974 morti, esclusi quei 19 attentatori che contribuirono a realizzare questo episodio tutt'ora indicibile. Tanti altri morti sono stati registrati, soprattutto tra innocenti, nella perenne guerra contro quel nemico che ancora oggi fa percepire moltissime eco. In quel giorno qualcosa di ancestrale si è rotto, nelle menti e nelle sensibilità di chi ebbe la possibilità di vivere in diretta quegli istanti di panico. Esistono sopravvissuti che ancora oggi, come l'ancient mariner di romantica memoria, sono costretti a raccontare quegli attimi di panico al mondo. Tutto questo per non morire dentro, per non essere schiacciati dal peso di ricordi troppo grandi e pesanti per chiunque. Le barriere crollarono, nazioni intere si mobilitarono per rincorrere nemici spesso confusi con semplici bandiere. A distanza di dieci anni, comunque, la verità è una sola e dimostrabile: il mondo cambiò, da quella data. Prepotentemente e troppo velocemente, ma è cambiato. E' cambiato nelle menti di chi, incollato a radio e televisioni, cercava perso nel mondo di capire cosa stesse succedendo al cuore della terra meno imperfetta di tutte. E' cambiato nelle parole di capi di Stato, costretti troppo velocemente a fare i conti con chi uccideva senza essere (ufficialmente?, nds) visto. E' cambiato nei cuori di chiunque è rimasto, da vivo, a dover fare i conti ogni anno con un anniversario così pesante e pesantemente importante. Il mondo intero è cambiato; l'identità umana collettiva si è resa conto di quanto potesse essere fragilela propria esistenza: "Se il sangue scorrerà, [...]/ la pioggia di domani laverà via le macchie/Ma qualcosa rimarrà per sempre nelle nostre menti/ Forse questo ultimo atto è destinato/ a ribadire una fondamentale verità:/ che dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla/ Per tutti quelli nati sotto una stella arrabbiata/ per paura che ci dimentichiamo quanto siamo fragili./ La pioggia continuerà a cadere su di noi/ come lacrime da una stella. /La pioggia continuerà a dirci/ quanto siamo fragili, quanto siamo fragili." (Trad. "Fragile", Sting) Ricordo, quel giorno, compiti giustamente interrotti ed una sensazione che mai avevo provato prima. Ricordo, di quegli istanti, il realizzarsi della concezione comune secondo cui tutto il mondo è paese. Tutto il mondo riuscì a diventare, in quello e nei giorni successivi, un terribile paese: la paura scorreva per le strade, invisibile ma da chiunque percepita. Costretta a fare il conto del tempo che incede da questa data, purtroppo, l'umanità sarà vincolata a trarne una qualche lezione. Ricordo temi e fogli riempiti, nel tentativo di dare forma a quell'angoscia collettiva che si scaricava, impietosa, su chi vedeva quelle immagini e sentiva quelle interviste. Ricordo una maldestra commistione di sentimenti, che mai come da allora è tornata nello spirito collettivo della Terra. Ricordo di notizie secondo cui i sopravvissuti, da quel momento in poi, registrarono una diminuzione della materia grigia in corrispondenza delle zone dove si percepiscono le emozioni. Oltre il ricordo, comunque, rimane il cammino. Ricordare e camminare, dunque, per non dimenticare.
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