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2001: odissea nell’ospizio

Creato il 12 maggio 2012 da Tnepd

2001: ODISSEA NELL’OSPIZIOFinalmente siamo entrati nel terzo millennio!

Quando ero giovane pensavo che, una volta arrivato all’anno duemila, avrei avuto cinquant’anni suonati e sarei stato vecchio. Avrei dovuto aver già fatto carriera ed essere alle soglie della pensione: il mio posto sarebbe stato preso da qualcun altro, a cui io stesso avrei passato lo scettro del comando e tutte le mie cognizioni scientifiche. A malincuore avrei dovuto abbandonare la ricerca attiva per riposare le mie stanche membra dietro una scrivania, filosofeggiando dall’alto della mia esperienza ed, essendo faro luminoso per i giovani, avrei elargito suggerimenti e pillole di saggezza a destra e a manca.

Le cose non sono andate così. Non ho fatto carriera, nonostante abbia un discreto valore scientifico (secondo gli scientisti stranieri ovviamente) e non andrò mai in pensione, perché chiunque vada al governo non avrà materialmente i soldi per pagarmi la liquidazione. La scienza italiana mi vede come il fumo negli occhi, perché non perdo occasione per criticare la stupidità delle idee che circolano nei nostri atenei; nessuno mi chiede consigli, perché ha paura che io gli dica cosa penso di lui.

Comunque, almeno una cosa l’ho azzeccata. Mi sono messo dietro una scrivania, non per problemi di vecchiaia, ma perché credo che fare qualsiasi cosa non serva più a niente. Ebbene sì, ho passato il punto di non ritorno, quel punto dopo il quale qualsiasi sforzo tu faccia per ottenere un qualsiasi risultato, non otterrai mai più nulla. In astrofisica questo punto prende il nome di “orizzonte degli eventi” ed è rappresentato da una superficie, attorno ad un buco nero, sorpassata la quale tu sarai risucchiato all’interno di quel coso, che ti inghiottirà per sempre senza pietà alcuna.

2001: ODISSEA NELL’OSPIZIO
Che cosa ha creato, però, l’avvicinarsi repentino dell’orizzonte degli eventi e perché non abbiamo fatto nulla per eludere il problema?

Semplice.

Come per il buco nero, il nostro problema era difficilmente visibile ed intercettabile. Quel problema si chiama stupidità umana e, come diceva Isaac Asimov, “contro quella non c’è niente da fare”.

Non ditemi che non vi siete mai accorti di essere circondati dalla stupidità.

Avete visto? Ve lo avevo detto che gli stupidi sono quasi invisibili, come le stelle di neutroni. Si vedono solo se messi a confronto con un intelligente, ma siccome gli intelligenti sono pochi, gli stupidi passano quasi tutta la loro vita rimanendo invisibili. Quando mi sono accorto che gli stupidi erano la maggioranza, la frittata era fatta: questi erano già ai posti di comando, facevano i politici, governavano le industrie, diventavano militari, molti erano preti ed alcuni anche ufologi. Dei professori delle università ho già detto!

Nelle mani dell’invisibile stupidità che mi circondava, ho creduto di poter lavorare nel mondo della scienza fornendo un contributo intelligente, ma, ovviamente, gli stupidi non sapevano cosa farsene di un contributo intelligente, anche perché lo stupido tende, per autodifesa, ad allontanarti da lui: infatti, come si è detto prima, deve rimanere invisibile. Se mettete uno stupido vicino ad un’intelligente, lo stupido diventa visibile e tutti si accorgeranno della sua stupidità. Ma facciamo alcuni esempi.

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Sapreste dire qual è l’età media della ricerca italiana?

La maggior parte dei cattedratici anziani, circa il settanta per cento di tutti i cattedratici di fascia A, sta per andare in pensione nel giro dei prossimi cinque anni, creando una vacanza di potere gigantesca. Il cattedratico di fascia A, il mitico professore universitario, doveva andare in pensione a sessantacinque anni, ma si è fatto fare una legge che prolungasse lo strazio della sua presenza sul posto di lavoro fino a settant’anni e, a quel punto, ha chiesto ed ottenuto di poter rimanere ancora per due anni…

Oltre al problema di un mancato apporto di idee fresche da parte di new entries, che ha sclerotizzato i cervelli dei poveri studenti italiani in modo irreversibile, c’è stato un altro terribile effetto, che ha completato la devastazione di tutto il mondo scientifico. Ho recentemente scoperto come alcuni cattedratici abbiano ritardato il più possibile la loro andata in pensione, perché dovevano mettere in cattedra i loro amati pargoletti, cercando di pilotare concorsi fino all’ultimo giorno. Infatti, senza questo accorgimento, i loro giovani rampolli non avrebbero avuto nessuna possibilità di fare carriera, a meno di non trovare degli altri sponsor. Questo modo di farsi prolungare le cariche nel tentativo di rimanere al posto di comando anche da vecchi sclerotici è un’abitudine di capi di stato, di imprenditori e anche di rettori delle università, presidenti di corsi di laurea, presidi di istituti, eccetera.

Mi ricordo ancora quando il figlio del professor Berlinguer ha vinto un concorso per professore associato, pur non avendo neanche una pubblicazione da presentare alla commissione giudicatrice quale titolo scientifico: il padre, prima di diventare ministro, era Rettore dell’Università di Siena.

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A questo punto qualcuno potrebbe dirmi che sono andato fuori tema, perché si è cominciato a parlare di stupidi e siamo finiti a parlare di furbi. Se le cose stanno veramente così non ci dobbiamo preoccupare, perché siamo in buone mani. Infatti ci vogliono i furbi a comandare, non gli stupidi, direbbe qualcun altro.

Il problema è, e la storia insegna, che il furbo di oggi produce stupidità domani. Oggi, infatti, vinci un concorso truccato che ti fa diventare professore universitario e domani insegnerai ai tuoi studenti delle fesserie che ti sei inventato di notte, visto che della tua materia non sai niente. Il rettore di una nostra importante università disse in pubblico che avrebbe fatto azione di lobbizzazione in opportune direzioni per ottenere certi risultati. Ma cosa intendeva per lobbizzazione? Nessuno dei docenti presenti ha chiesto chiarimenti sul significato della sua espressione. Così la ricerca italiana si muove tra vecchi e giovani trasparenti.

Che dire, ahimè, dei miei trentasette anni passati a fare ricerca sul fenomeno degli Ufo, combattendo da un lato contro la stupidità dei cattedratici italiani, i quali, incapaci di accettare l’esistenza del fenomeno stesso, goffamente esprimono deliranti opinioni sul significato di scienza, e dall’altro contro gli stessi ufologi, che non volevano inimicarsi il potere politico e militare, costretti ogni giorno, davanti a fenomeni di abduction, a girare la testa dall’altra parte per non vedere la realtà in faccia. Ora quegli ufologi sono i primi a dire che il loro centro non si occupa di abduction. Stranamente, però, hanno un responsabile, uno staff ed una pagina web, dove peraltro non c’è scritto niente, dedicata all’argomento.

Anche questi centri di pseudostudio sul fenomeno Ufo hanno, manco a dirlo, gli stessi dirigenti da quando sono stati fondati. Possibile che, in più di trent’anni, all’interno di quelle organizzazioni non si sia sentita la necessità di un minimo di rinnovamento? L’aria di stantio si evince anche da riviste obsolete, che sembrano quelle stampate al ciclostile diversi decenni fa. La foto dell’Ufo fatta dai fratelli Lumiere, la testimonianza del faraone Tutmosis III, i files del 1933, gli inutili sky watch del duemila, le testimonianze che vengono dal deserto del Gobi… ma in Italia non c’è proprio niente da dire su quello che accade oggi?

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Ecco perché gli ufologi italiani vanno d’accordo col progetto SETI. I primi cercano gli Ufo lontano nella storia e lontano dall’Italia, gli altri, addirittura, li cercano nello spazio profondo! Ma siamo sicuri che CICAPiscano qualcosa?

Sembra proprio che il modo di pensare degli invisibili sia caratterizzato, in ogni settore della vita quotidiana, da qualcosa di vecchio. Come per la ricerca scientifica i congressi si moltiplicano e si moltiplica anche l’enfasi che ad essi viene attribuita. Poi uno va a questi congressi e scopre che la scienza è rimasta a casa. Lavori scientifici sul dicroismo circolare dell’olio d’oliva si alternano ad interessanti dissertazioni sulle vernici per barche. Così come chi va ai congressi blasonati dell’ufologia di stato, praticati da medici psichiatri, militari e preti (ultima moda dell’informazione ufologica), non vede niente di nuovo. Sente parlare di politica (ma non c’era già TRIBUNA POLITICA?), di religione (ma non c’era già RADIO VATICANA?), di miracoli (ma non c’era già RADIO MARIA?) e di università (ma non c’era già il TG1 della professoressa Hack?).

Uno dei miei studenti mi ha confessato che, in una lezione di chimica organica di qualche mese fa, il professore ha impiegato un quarto d’ora prima di trovare la posizione del carbonio sulla tabella periodica degli elementi che faceva bella mostra di sé in aula.

Ai congressi di ufologia, invece, si parla di cover-up governativo come di una realtà sempre esistita ma, allo stesso tempo, si ostenta collaborazione con il SISMI.

Dunque il futuro che ci circonda è un futuro invisibile, dove tutto ciò che comanda è invisibile.

Per riconoscere queste cose basta chiedersi se servono. Facciamo un esempio.

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Se togliete un ospedale la gente se ne accorge subito, ma se togliete una caserma, chi volete che se ne accorga? Ci passeranno davanti senza accorgersi che al suo posto c’è un bel buco vuoto. Chi volete che si accorga della mancanza di certi agglomerati di ufologi italiani? Quando esiste una rivista ufologica e tutti aspettano l’uscita dell’ultimo numero. Ma quando la rivista è priva di contenuti e staziona dall’edicolante per mesi senza essere venduta cosa vuol dire? Vuol dire che quella rivista è trasparente e, se non ci fosse, non se ne accorgerebbe nessuno. Così anche alcuni convegni di stampo ufologico, che disperatamente cercano di fare audience con dei titoli che sono sempre di più assurdi, si riempiono di persone invisibili che danno alla sala l’inquietante impressione di essere completamente vuota. I titoli stessi di questi convegni, dicevamo, sono incredibili: non manca mai l’accenno al cover-up, che ormai è diventato un cover-down.

Che relazione c’è tra i miracoli e gli Ufo? Gli Ufo sono un miracolo!

Che relazione c’è tra la scienza e gli Ufo? Gli Ufo sono illusioni ottiche!

Che relazione c’è tra la storia e gli Ufo? Gli Ufo sono leggende!

Dunque il problema degli Ufo, manipolato da persone trasparenti, viene considerato, nella sua più importante accezione, invisibile. Se qualche persona normale va a questi convegni, torna inevitabilmente a casa piuttosto scornacchiata, per non dire delusa. Ma allora chi mi ha infilato un microchip nel naso durante la notte, chi mi ha operato alla schiena senza il mio permesso, chi mi ha afferrato il braccio con i suoi quattro ditini lunghi e scuri, chi ha rovinato il mio raccolto atterrando e distruggendomi tutto il campo, chi mi ha reso la vita un inferno di contraddizioni, chi mi ha creato crisi di identità gravi?

Non certo gli Ufo, quelli sono invisibili, intangibili, dunque inesistenti, dicono i personaggi trasparenti che popolano i convegni ufologici. Bisogna proprio dire che gli ufologi sono come gli Ufo: invisibili.

Esiste, tuttavia, una grande differenza tra l’osservatore e l’osservabile, cioè tra ufologi ed Ufo, direbbe Heisenberg con il suo principio di indeterminazione.

Gli Ufo sono invisibili volontariamente, attraverso un processo di mascheramento utilizzato per evitare che vengano scoperti. Gli ufologi, invece, nascono trasparenti, infatti si è potuto dedurre che la capacità di essere tali è inversamente proporzionale al numero dei neuroni del loro cervello.

Ma allora è lecito chiedersi: “Quei pochi esseri pensanti, che futuro avranno?”

Come tutta la nostra galassia ruota attorno ad un punto di riferimento, costituito da un buco nero di grosse dimensioni, il quale, prima o poi, ci inghiottirà tutti, anche la nostra società tenderà a diventare sempre più sclerotizzata, sempre più trasparente, con vecchi invisibili che governeranno fino al giorno in cui lasceranno i loro poteri ai loro figli, già peraltro vecchi ed assolutamente invisibili.

Chi ha inventato il gerovital farà fortuna e la Terra si trasformerà in un ospizio nello spazio.

A molte razze aliene, che peraltro vivono a lungo, fa sicuramente più comodo una civiltà stabile, fatta di uomini cerebralmente vecchi, piuttosto che di giovani portatori di cambiamento, perché esse vogliono veramente l’immortalità degli stupidi.

E non dite che non vi avevo avvisato.


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