Il discorso integrale del ministro alla conferenza alla 35° conferenza annuale dell’Associazione internazionale per la valutazione dell’impatto, “Impact assessment in the digital area” alla Fiera di Firenze
Interrogarsi sugli strumenti per la valutazione dell’impatto di scelte, progetti e politiche nell’era digitale è un esercizio di grande importanza. Le società avanzate, le società digitali, oggi richiedono, anzi pretendono, partecipazione e consapevolezza. E i paesi in via di sviluppo richiedono, anzi pretendono, tecnologie per la crescita socio-economico a basso impatto ambientaleimpatto ambientale
L'insieme degli effetti (diretti e indiretti, nel breve o nel lungo termine, positivi o negativi, ecc..) che l'avvio di una determinata attività ha sull'ambiente naturale circostante..
In entrambi i casi è necessario definire tecniche, procedure scientifiche, meccanismi che siano in grado di fornire risposte attendibili, svincolando questi temi dall’approccio emozionale, spesso allarmistico, che sovente li contraddistingue.
L’era digitale ci ha consentito di avere tutto il mondo a portata di un clic del nostro mouse, ma anche indotto una partecipazione “popolare” spesso disordinata e gridata in cui può essere, e spesso è, difficile individuare una lettura scientifica, oggettiva dei dati a disposizione e far scaturire da questa oggettività scientifica le scelte da adottare per le comunità e per il territorio.
Il termine “assessment”, valutazione, per chi, come il ministro dell’ambiente, lavora ogni giorno su questi temi, a livello nazionale e internazionale, è un termine strategico.
Sul piano interno ci confrontiamo quotidianamente con i nodi legati alle Valutazioni Ambientali, che nell’immaginario collettivo, ma anche spesso a livello istituzionale, sono diventate il vero banco di prova di ogni opera pubblica e non, come dicono i giuristi, un “endo-procedimento”, cioè la parte di un procedimento più complesso che conduce all’approvazione o meno di un progetto.
Però questa forte rilevanza che viene attribuita alle valutazioni ambientali è anche il segnale della grande sensibilità che l’opinione pubblica ha maturato su questi temi. E’ l’elemento che ci induce a credere che oggi la sostenibilità ambientale è un requisito decisivo anche per l’acquisizione del consenso sociale nei confronti di un progetto. E questo rappresenta un dato estremamente positivo.
Io credo che da questo punto di vista dovere delle amministrazioni sia la massima trasparenza ed in questo senso il Ministero dell’Ambiente si sta attrezzando, e direi che siamo a buon punto, proprio utilizzando al massimo le opportunità offerte dalla tecnologia digitale. Dalla fine di febbraio 2014, da quando cioè sono ministro dell’ambiente, sono stati monitorati e resi pubblici, in tempo reale, sul portale delle valutazioni ambientali informazioni sullo stato di 223 procedimenti, sono stati inoltre pubblicati circa 24.000 documenti. Una produzione di informazioni massiccia che non è fine a se stessa, non serve a solo a dire “siamo trasparenti” e ma punta a stimolare e indurre la partecipazione pubblica ai processi decisionali. Un lavoro che sta dando risultati sorprendenti. Infatti nello stesso periodo di poco più di un anno sono pervenute e sono state pubblicate circa 5.000 osservazioni di cittadini, associazioni epubbliche amministrazioni, qualcosa come 15 interventi al giorno.
Inoltre dal primo gennaio di quest’anno sono disponibili per il cittadino delle mappe, di facile consultazione, con la localizzazione di tutti i progetti. Al sito mensilmente accedono circa 30.000 utenti, mille al giorno, sia dall’Italia che dall’estero (soprattutto dalla Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Svizzera, Belgio, Francia, ecc) anche grazie alla versione in inglese.
Questo è per me utilizzare fino in fondo le risorse dell’era digitale e metterle al servizio della trasparenza ma anche della partecipazione pubblica alle scelte di governo.
Un impegno che il Ministero dell’Ambiente ha messoanche nella realizzazione del Geoportale Nazionale uno straordinario strumento a disposizione di tutti che consente non solo di avere dati e cartografie ma che rappresenta un ausilio importante per verificare le modificazioni che avvengono sul territorio nazionale basti pensare al fenomeno dell’erosione delle coste, o agli incendi o anche agli interventi illeciti come il deposito abusivo di rifiuti pericolosi.
Il digitale è insomma è uno straordinario mezzo, una opportunità di moltiplicare la diffusione di informazioni e la partecipazione democratica. Un mezzo che ha bisogno però di regole per dispiegare appieno le sue potenzialità ed evitare abusi o storture.
E da questo punto di vista ho apprezzato particolarmente il progetto che si sta discutendo in parlamento per la introduzione anche nel nostro paese di una procedura sul modello di quella francese del public-debat per la valutazione dei progetti di interesse pubblico. Oggi si discute su opere fondamentali per lo sviluppo del paese. Spesso minoranze rumorose, in assenza di regole e procedure sulla base di dati scientifici, condizionano scelte e prevaricano l’opinione di maggioranze meno avvezze alla protesta.
Definire procedimenti di consultazione pubblica, basati sulla conoscenza oggettiva dei dati, sul confronto paritario delle diverse opinioni, può rappresentare oggi un ulteriore passo avanti proprio sul fronte della correttezza dell’assessment sia a livello ambientale che sociale.
E di “assessment” si parla molto oggi a livello internazionale in previsione della conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici. E’ un tema fra i più controversi nella complessa trattativa che, speriamo e confidiamo, possa portare in dicembre alla firma dello storico accordo per fronteggiare il “global warming”, il riscaldamento globale.
Perché l’accordo per il quale siamo tutti impegnati, sarà possibile solo se riusciremo ad adottare meccanismi di valutazione coerenti e condivisi degli impegni nazionali sulla riduzione di emissioni e se tali meccanismi saranno verificabili.
Su questo fronte tecnici come voi, con i vostri studi e le vostre proposte possono dare un contributo essenziale per sciogliere uno dei nodi più seri che si pongono sulla via dell’intesa globale. Si tratta infatti di trovare un equilibrio e un metro di comparabilità fra gli impegni di economie avanzate come quelle occidentali, di economie in via di sviluppo, come quelle della Cina o dell’India, che hanno un peso crescente e determinante sulle emissioni di CO2CO2
Gas inodore, incolore e non infiammabile, la cui molecola è formato da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. È uno dei gas più abbondanti nell'atmosfera, fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali (fotosintesi e respirazione).
, ma anche centinaia di milioni di persone che chiedono qualità di vita e di consumi energetici assimilabili ai nostri. E ci sono le economie di paesi poveri che hanno bisogno di tecnologie pulite per dare ai propri abitanti i requisiti minimi per uscire da un endemico stato di povertà.
Su questo fronte le nuove tecnologie possono fare moltissimo, a cominciare dalle evoluzioni scientifiche nel campo delle energie rinnovabilienergie rinnovabili
Una risorsa è detta rinnovabile se, una volta utilizzata, è in grado di rigenerarsi attraverso un processo naturale in tempistiche paragonabili con le tempistiche di utilizzo da parte dell'uomo. Sono considerate quindi risorse rinnovabili:
- il sole
- il vento
- l'acqua
- la geotermia
- le biomasse che devono rappresentare lo strumento per lo sviluppo sostenibilesviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è quel tipo di sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere il futuro delle generazioni a venire. I tre obiettivi dello sviluppo sostenibile sono: prosperità economica, benessere sociale e limitato impatto ambientale. La prima definizione, risalente al 1987, è stata quella contenuta nel rapporto Brundtland, poi ripresa successivamente dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell'ONU.
di quella parte del pianeta che oggi chiede di uscire dal sottosviluppo sociale ed economico
Sono convinto che l’era digitale ha gettato i presupposti per una nuova rivoluzione industriale e sociale, fatta di sostenibilità ambientale, di partecipazione diffusa, di un’economia nuova, capace, con l’apporto della tecnologia, di preservare le risorse naturali e dare benessere ad un mondo sempre più affollato e che chiede sempre maggiore equità sociale.
E se ciò sarà possibile lo dovremo anche a studiosi come voi.