Anna Lombroso per il Simplicissimus
Londra: le amicizie ingombranti fanno dimettere Liam Fox. Una serie di articoli su di lui e il suo ex-coinquilino e testimone di nozze hanno eroso la credibilità del ministro della Difesa. Che andava ai meeting con Milanese, che si presentava come consigliere del ministero.
Milanese? ma no, ho fatto confusione! Certo che ho fatto confusione: il “favorito” che aveva accesso diretto al ministero, distribuiva biglietti da visita che lo descrivevano come “adviser”, consigliere e accompagnava Fox in giro per il mondo, si chiama Adam Werritty, Si ho fatto confusione, se Fox ha scritto una lettera al primo ministro David Cameron ammettendo di aver “erroneamente” permesso che “ci fosse confusione tra i suoi interessi personali e le sue attività di governo”.
Suona deliziosamente estraneo e arcaico questo rammarico. E esotico. E quanto invece ci appare familiare e domestica la figura di un coinquilino o proprietario di casa, servizievole, poco più di un cameriere- o sottosegretario? – affaccendato nello svolgere ogni tipo di mansione per l’amico influente.
È che noi in questa palude morale di indifferenza, acquiescenza, accondiscendenza di comodo, quando pensiamo alla democrazia, evochiamo qualcosa di distante: elezioni e sistemi elettorali, parlamenti, partiti, insomma istituzioni politiche più o meno fantasmatiche. Come se la democrazia vivesse per conto proprio – un’architettura nel deserto – senza un nesso con la società. Anzi si fa strada per via della perdita di credibilità e autorevolezza del ceto politico, la convinzione che le aberrazioni indotte dal personalismo, dal clientelismo, della corruzione, dalla contiguità con malaffare, dall’attribuzione esplicita del primato al profitto, abbia accelerato la trasformazione da democrazia in oligo-crazia e infine in cachistocrazia, il governo dei peggiori, che alimentano degrado e decadimento culturale e morale al limite della connivenza, spesso superato, con la criminalità, colpevoli anche di ingenerare in noi l’impotenza verso i vizi rovesciati in virtù, le distorsioni in abitudini generalizzate, permesse, anzi, favorite.
E infatti Fox come Tremonti vi appartengono, sono i “Prominenten” quelli che hanno ereditato o si sono acchiappati ricchezza, benessere, garanzie, privilegi, potere e usano tutto questo nella dimensione politica estraendo da se stessi il peggio che esprime simbolicamente il peggio che c’è nella società: volgarità, ignoranza, arroganza, irresponsabilità, rapacità. Che usano e abusano della parola democrazia, per necessità ideologica, per difesa, per uniformità con criteri ormai universali.
Viviamo in tempi confusi: abbiamo rovesciato il millenario pregiudizio aristocratico che assimila il popolo ai poveri, i poveri al volgo e il volgo a una “grandissima bestia” che deve essere tenuta a freno. Ma non possiamo nemmeno incantarci con l’enfatica visione robesperriana di un popolo incorrotto che si innalza al rango di dio in terra ornato di incorruttibilità.
Una larga massa di consumatori e teleutenti che guardano la polis dalla finestra sembra aver delegato le virtù civili e politiche ai poveri più poveri, ai derelitti, ai diseredati, agli emarginati, ai migranti, come se fossero affar loro la coesione, la partecipazione, la solidarietà, la legalità, l’impegno, perché non avendo nulla ne hanno più bisogno.
Ma oggi l’arrotolarsi della storia su se stessa ha allargato tremendamente la cerchia dei poveri, dei diseredati, di quelli che esigono “spettanze” e reclamano diritti estorti e rubati dai territori del welfare, del lavoro, dell’ambiente, della sicurezza. Che vogliono risposte collettive solidali e amichevoli a bisogni individuali. Si vorremmo avere e dare amicizia dalla società e nella società, non quella di Fox e Tremonti, complice, corrotta e opaca, vorremmo quella che riconosce e soddisfa le aspettative e le speranze in una comunanza di beni, risorse, bellezza, sapere. Quei doni difficili per i quali vale la pena di trasformare lo sdegno in visione del futuro.