Le analogie tra il grillismo del 2013 e il fascismo del 1919 reggono anche per quanto attiene ai rispettivi contesti, perché non c'è ombra di dubbio che quell'accozzaglia di socialistoidi nevrastenici, di futuristi sotto braccio a dannunziani, di reduci monchi e di attaccabrighe avvinazzati fosse roba inguardabile, ma l'intera classe politica del tempo era una vera merda. Non che mancassero uomini saggi e buoni, sia chiaro, solo che non contavano un cazzo, mentre il resto era rissa, corsa al saccheggio dell'erario, sennò velleitarismo altisonante, delirio utopistico, caciocavalli neoidealisti. Si pensò che Mussolini dovesse durare poco, si pensò potesse essere usato per il poco che doveva durare, e ci fu addirittura chi all'inizio s'illuse che potesse essere un tonico per lo Stato liberale ormai già in agonia. Insomma, un gran bel marasma e in mezzo lui, idee confuse sul da farsi quando e se fosse riuscito nel suo fine, ma una straordinaria capacità di intuire i mezzi che gli erano necessari. Sembrava un deus ex machina, ma altro non era che l'esito inevitabile del malessere generale. Col senno di poi diciamo sempre che non poteva andare diversamente, ma l'uomo nacque dalla congiuntura, di fatto era la congiuntura stessa, e la sua lisi.
Così Grillo e i grillini, che sono quel che sono. Ma è il resto che c'è attorno ad esserne spiegazione e giustificazione.