Nell’anniversario della Sua morte, contribuiamo a ricordare la figura di:
PILO ALBERTELLI Parma il 10 ottobre 1907 – Roma (Fosse Ardeatine) 24 marzo 1944
Nato a Parma il 10 ottobre 1907, ucciso a Roma il 24 marzo 1944, Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria. Professore di storia e filosofia. Nel 1928 fu arrestato con l’accusa di aver svolto attività antifascista tra gli studenti e condannato a cinque anni di confino. Albertelli fu tra i più convinti propugnatori della fondazione del Partito d’Azione e, dopo l’8 settembre del 1943, fu a Roma tra i più audaci organizzatori della Resistenza e delle formazioni "Giustizia e Libertà". Membro del Comitato militare romano del CVL, il 1° marzo del 1944 cadde nelle mani della banda Koch. Condotto dai fascisti in via Tasso, dopo giorni di sevizie fu visto dai compagni di lotta con le costole spezzate, il corpo straziato, il volto reso irriconoscibile. Tre settimane dopo l’arresto fu massacrato alle Fosse Ardeatine con gli altri 334 Martiri. Pilo Albertelli lasciò scritto: "Un uomo senza ideali non è un uomo ed è doveroso sacrificare, quand’è necessario, ogni cosa per questi ideali". Tra le opere filosofiche di Albertelli: "Gli Eleati, testimonianze e frammenti", Bari, 1939; "Il problema morale nella filosofia di Platone", Roma, 1939. Pilo Albertelli è medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria.
24 Marzo 1944: Eccidio delle Fosse Ardeatine
24 marzo è la ricorrenza dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. In feroce rappresaglia all'attentato subito da un camion di soldati tedeschi in via Rasella il colonnello Kappler ordinò la fucilazione di prigionieri politici e antifascisti raccolti un po' da ogni parte della Città. In una cava sulla via Ardeatina vennero uccise 335 persone, fra le quali anche Pilo Albertelli. | Che insegnamento ci resta: 67 anni fa in una giornata di primavera soleggiata, le truppe di occupazione naziste, pazze di rabbia per l'azione di guerra di Via Rasella in cui i GAP di Roma avevano colpito un reparto di SS uccidendo 33 soldati, si macchiarono di una delle più feroci stragi compiute durante la II guerra mondiale. 335 italiani, in larga parte già detenuti nelle carceri romane e nel carcere della gestapo di Via Tasso, luogo di tortura per gli oppositori e per i nemici dei nazifascisti, furono prelevati e con la scusa di essere trasferiti, condotti con i camion militari alla periferia di Roma nella zona delle cave di pozzolana di Via Ardeatina. Qui per un'intera giornata a piccoli gruppi le vittime furono accompagnate all'interno della cava e assassinate con un colpo di pistola alla nuca. Quando l'eccidio fu compiuto, ricoperti di pece i cadaveri, furono fatte saltare con la dinamite le camere caveali cercando di nascondere l'orrore per sempre. Ma chi erano le vittime? Spesso rappresentati senza volto con il termine generico di martiri, di loro perdiamo il senso di prossimità, di vicinanza. I 335 uomini delle Fosse Ardeatine erano padri, figli, fratelli, uomini come noi che ci danno la dimensione di quello che può accadere quando la società sottovaluta i fenomeni di intolleranza politica e razziale. La deriva non ci consente quasi mai di vedere l'epilogo. Per questa ragione vogliamo raccontare delle vittime senza generalizzazioni. Bisogna ricordare che tra loro ci sono 39 Ufficiali, sottofficiali e soldati che aderirono a Resistenza Militare, un'organizzazione che raccoglieva i militari che dopo l'8 Settembre del '43 non aderirono alla Repubblica di Salò, non fuggirono ma scelsero la lotta alla tirannia nazifascista. 52 vittime appartenevano al Partito d'Azione Giustizia e Libertà. 68 Vittime militavano nella formazione Bandiera Rossa, un gruppo trotskista al di fuori del CNL. 75 Vittime erano di religione ebrea. La metà delle vittime erano partigiani detenuti. Oggi li vogliamo ricordare così lontani dalle cerimonie ufficiali, lontani dalla retorica, pensando alle loro famiglie alle quali furono strappati per sempre, a vedove che vissero senza il loro uomo accanto, ai figli cresciuti con la foto di un eroe sul comodino ma che avrebbero preferito un padre che li avesse accarezzati. L'ANPPIA è l'associazione unitaria che raccoglie i perseguitati politici antifascisti italiani, tutti coloro cioè che per la loro opposizione al fascismo scontarono duri anni di confino e di carcere e tutti coloro che nel ventennio operarono contro la dittatura fascista. Dal 1998 lo statuto possono iscriversi anche singoli o circoli che si riconoscono nei valori dell'antifascismo e nell'attività dell'ANPPIA (in questa ottica, ad esempio, è stata costituita l'Associazione dei giovani antifascisti). Finalità dell'ANPPIA è la salvaguardia della memoria storica e l'approfondimento della conoscenza della Dittatura, stimolandone la conoscenza nelle scuole, nella convinzione che la memoria sia la base più solida per costruire una radicata coscienza democratica, unico anticorpo efficace al "fascismo" di ogni tempo e in ogni luogo. L'ANPPIA è convinta che solo dalla riaffermazione dei valori dell'antifascismo possa venire al nostro Paese la possibilità di un progresso autentico ispirato alla libertà, alla democrazia, alla giustizia sociale, secondo il dettato della nostra costituzione nata dalla Resistenza.
del Partito d'Azione sita in Viale Castrense, Roma
Testo dell'iscrizione della Targa: DURANTE LA LOTTA CLANDESTINA
CONTRO L'OPPRESSIONE TEDESCA
RISCATTANDO LA COSCIENZA ITALIANA
DAL SERVAGGIO NAZIFASCISTA
CADDERO
PILO ALBERTELLI PIETRO LVNGARO
BRUNO ANNARUMI BENEDETTO PITORRI
MANLIO BORDONI VMBERTO ROSSI
ANTONIO GALLARELLO FELICE SALEMME
GIORGIO GIORGI LVIGI SELVA
AI MARTIRI GLORIA NEI SECOLI
VERGOGNA AGLI IMMEMORI
I COMPAGNI DELLA SESTA ZONA
DEL PARTITO D'AZIONE
POSERO A RICORDO PERENNE NEL I° ANNIVERSARIO MARZO 1945
Da: TWIMC - Storia e Memoria, 24 Marzo 2012