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25 Aprile Sempre!

Creato il 25 aprile 2015 da Cirano2
Martedì scorso abbiamo camminato insieme, studenti e insegnanti, verso la casa natia di Teresa Talotta Gullace a Cittanova, abbiamo percorso, in una sorta di via crucis laica i nostri sentieri partigiani per il 70° anniversario della Liberazione.
Lungo il cammino, canti, letture e narrazioni resistenti, tra questi vi propongo la riflessione di una docente del nostro Liceo.
25 Aprile Sempre!
Nel racconto di Italo Calvino: Ultimo viene il corvo,  c'è un ragazzino, di lui non si sa neppure il nome, ma tutto ciò  con cui viene definito è un semplice epiteto "con la faccia di mela".
Ama le armi, è bravo con il fucile e ha una mira infallibile.
Sparare per lui è un divertimento, un gioco: mirando e colpendo tutto ciò che si trova davanti e che attira la sua attenzione, annulla le distanza tra sè e le cose, quella distanza vuota, finta, che lo sparo riempie, inghiottendo l'aria in mezzo, e che gli dà l'illusione di poter conquistare il mondo e farlo suo.
La sua abilità di tiratore non passa inosservata ed è la ragione per cui viene accolto da una banda di partigiani, alle cui regole però è indifferente e a cui si aggrega senza una vera spinta ideale, senza neanche conoscere le ragioni del conflitto, ma solo perchè, in questo modo, ha l'opportunità di fare ciò che a lui interessa: sparare.
Un leprotto spaventato, pernici, un ghiro, un fungo rosso e velenoso, una grossa lumaca, una lucertola, una rana, una pigna, uccelli in volo: questi sono i suoi bersagli facili, immersi in una natura pervasa da un'atmosfera fantastica e fiabesca, dove della guerra non si sente che un'eco lontana.
Ma il dramma irrompe prepotentemente  nel gioco e il nuovo bersaglio non è più un animale, un fungo, una pigna, ma un uomo, un nemico tedesco, sulla cui giubba è ricamata un'aquila ad ali spiegate.
Un'aquila che per il ragazzo, ignaro che il gioco si sia trasformato in una micidiale strumento di guerra, non è simbolo il simbolo dell'oppressione nazista, ma nient'altro che l'ennesimo uccello in volo, l'ennesimo bersaglio da colpire, forse il più difficile.
Il ragazzo che Italo Calvino sceglie come protagonista del "racconto"" è uno dei tanti ragazzi che, forse inconsapevoli, forse pieni di speranze, forse spinti dalla necessità, combatterono e persero la vita durante la guerra partigiana e il cui nome, probabilmente, non leggeremo mai nei libri di storia.
Il ragazzo non ha un nome, perchè il suo personaggio e la sua vicenda hanno un valore universale, emblematico, una dimensione metastorica.
Un pò come il Piero di De Andrè, anche lui pedina di un gioco disumano e assurdo, in cui spesso è difficile distinguere chi sia il vincitore e chi il vinto, in cui Ettore e Achille sono accomunati da uno stesso tragico destino di fragilità e precarietà.
Quel Piero che se ne va triste come chi deve, col vento che gli stampa in faccia la neve, che dà la vita ed ha in cambio una croce, a cui fatale è un'incertezza, un ultimo sussulto di umana solidarietà e fratellanza.
O come "Il dormiente nella valle" di Rimbaud, che a bocca spalancata, a testa nuda, dorme nel sole, disteso sull'erba, bianco su u letto verde, con i piedi tra i fiori, con un sorriso da bimbo che sta male sulle labbra, con la mano sul petto calmo e con il costato trafitto a destra da due fori rossi, sullo sfondo di una natura luminosa e rigogliosa che, come un ossimoro, è in contrasto con le delicate immagini di morte.
O come uno di quei tanti partigiani, senza nome, donne o uomini che siano, morti tra le montagne, sepolti in un campo di grano, all'ombra di mille papaveri rossi, stringendo in bocca parole  troppo gelate per sciogliersi al sole.
Uno di quei partigiani scalzi e laceri, eppure felici, grazie ai quali oggi voi avete la possibilità di "cantare senza il piede straniero sopra il cuore" di volgere lo sguardo oltre il ponte e intravedere l'avvenire di un giorno più umano e più giusto, più libero e lieto.
Il 25 aprile sarà fra qualche giorno, ma io credo che il 25 aprile sia sempre, tutti i giorni in cui "resistiamo", in cui ci opponiamo a qualsiasi forma di ingiustizia o di oppressione, in cui condanniamo le assurdità e le atrocità di tutte le guerre, in cui riusciamo ancora  a trovare i noi sentimenti solidarietà e fratellanza in cui non rimaniamo indifferenti e ci fa maledettamente male che più di settecento nostri fratelli muoiono in fondo al mare.
Vorrei concludere con le parole di Alistair Noon, poeta inglese, omosessuale e comunista, morte a ventisette anni nella guerra di Spagna, il quale scrisse:
"So bene che combatto per qualcosa che non durerà. Nessun futuro è per sempre. Combatto per avere un passato, perchè un pò della mia vita riposi intatta nell'accaduto."
25 aprile Sempre!
Prof.ssa Margherita Festa

La Professoressa Festa ci onora con un'opera d'arte #ultimovieneilcorvo #ItaloCalvino #25AprOnAir pic.twitter.com/3LbTbwkpib

— Lou Palanca (@LouPalanca) 21 Aprile 2015

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