La mattina del 10 agosto 2007, Antonella Multari passeggiava per il centro di Sanremo con una sua amica, è la vigilia del suo 33esimo compleanno.
E’ un pomeriggio apparentemente spensierato, ma l’ultimo della sua vita, non si era accorta di essere seguita da qualcuno.
Quel qualcuno è il suo ex fidanzato Luca Delfino; l’uomo con un motorino appena rubato, la segue fino all’entrata di un centro estetico dove Antonella si stava recando con una sua amica.
La colpisce mortalmente alle gola e al petto con 40 coltellate.
Dopo il brutale omicidio, Delfino fugge via, ma viene inseguito e bloccato da un uomo che aveva visto tutto il tragico episodio.
Antonella, subiva da tempo violenza e stalking, il suo ex le aveva promesso di farla fuori già da molto tempo, ma come le tantissime donne che denunciano, era rimasta completamente sola e con il suo carnefice a piede libero .
L’uomo era già noto perché indiziato, ma mai inchiodato, per l’omicidio di un’altra donna, sua ex, Luciana Biggi, assassinata per le strade di Genova l’anno precedente.
Antonella aveva lasciato Delfino molti mesi prima, spinta dai genitori che non accettavano quell’uomo dall’indole violenta e narcisista. A gennaio dello stesso anno, dopo l’ennesima violenza che ha fatto finire Antonella in ospedale, la mamma della ragazza stanca delle continue minacce e maltrattamenti che l’uomo riservava a sua figlia lo denuncia per minacce, percosse, violenza privata e molestie.
Ma Delfino non si rassegna, la perseguita con sms, chiamate, aveva occupato anche la casa della giovane e lei per paura era costretta a dormire dai suoi genitori.
Una storia di stalking, violenze e percosse come tante e troppe, finite nel tragico epilogo della morte della donna.
Mesi di violenze fisiche e psicologiche non ascoltate da nessuno, ormai Antonella registrava anche le telefonate; in una di queste diffuse in diversi giornali e trasmissioni televisive, lei lo affronta esasperata urlando che riuscirà a cacciarlo via dalla sua casa che Delfino aveva occupato con la forza. In questa telefonata, Antonella, dice apertamente che lo stesso Delfino l’aveva costretta con la forza anche ad avere rapporti sessuali.
Cinque mesi prima dell’omicidio di Antonella, un ispettore di polizia aveva lanciato l’allarme di pericolosità del soggetto, al pm Enrico Zucca: quindi ci si chiede, come può un uomo indagato per un omicidio, e con denunce di violenza e stalking essere libero di ammazzare un’altra donna?
Proprio per questo motivo, il papà di Antonella, ha definito il pm Zucca, un assassino e ha mosso contro di lui delle azioni legali: se non c’erano le condizioni per far scattare l’arresto di Delfino, c’erano almeno le condizioni per sorvegliarlo.
Nel frattempo, Delfino finge infermità mentale e di non ricordare nulla chiedendo disperatamente di parlare con Antonella che lui stesso ha amazzato senza alcuna pietà, chiamando assassini i poveri genitori della ragazza, distrutti dal dolore per quella figlia, unica, a cui aveva giurato la morte già da tempo!
A febbraio del 2011, nonostante le varie minacce, persecuzioni, stalking e testimonianze Luca Delfino viene assolto per l’omicidio di Luciana Biggi.
Per l’omicidio di Antonella, il killer Delfino è stato condannato soltanto 16 anni e 8 mesi, che con benefici e buona condotta diminuiranno vertiginosamente (circa 45 giorni in meno ogni 6 mesi = 4 anni in meno su una pena di 16 anni).
Cosa significa dare la “buona condotta” ad un elemento come lui ?
La nostra giustizia, o meglio il surrogato di giustizia presente in Italia, come ha dichiarato la mamma di Antonella, condanna all’ergastolo solo i parenti della vittima, che dopo qualche anno si ritrovano chi ha ammazzato la propria figlia (o mamma o sorella) per strada, libero di continuare la sua vita dopo aver ammazzato, picchiato, violentato e perseguitato una donna.