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26 giugno 1958: Fattore campo

Creato il 07 luglio 2014 da Calcioromantico @CalcioRomantico

Kurt Hamrin

Allo stadio Ullevi di Göteborg va in scena il penultimo atto dei Mondiali del 1958. La Svezia padrona di casa e la Germania Ovest si affrontano per stabilire chi affronterà in finale la vincente di Brasile-Francia, che si gioca in contemporanea a Stoccolma. I canarini svedesi hanno una bella squadra, piena di giocatori ben noti alle platee italiane: dai milanisti Gren e Liedholm all’interista Nacka Skoglund, dall’uccellino Kurt Hamrin a Raggio di Luna Selmosson, che però non gioca titolare. Dopo l’oro olimpico del 1948, gli svedesi sono stati terzi nel Mondiale brasiliano e molti di loro sono nel pieno della maturità agonistica. Va dunque sfruttata al massimo la grande occasione di giocare in casa. Occasione fornita alla Svezia essenzialmente dallo scoppio della guerra fredda, in quanto il paese scandinavo è non allineato.
Di fronte i tedeschi, campioni del mondo a Berna. Gli uomini simbolo di quella squadra e di quella vittoria, Fritz Walter e Rahn, ci sono ancora. Ci sono anche altri due reduci, Eckel e Schäfer, c’è un giovane che farà tanta strada, Uwe Seeler, e la squadra tedesca sta assumendo quella caratteristica che tutti le riconosceranno in futuro: la capacità di farsi trovare pronta nei momenti che contano.

L’andamento della semifinale rispecchia l’equilibrio che ci si potrebbe attendere. Un gol di Schäfer su assist di Rahn e un diagonale di Skoglund fissano il risultato sull’1-1 al termine del primo tempo. La Germania Ovest sembra più in palla, poi due episodi segnano la partita in modo indelebile e lasciano intendere che anche se ti chiami Svezia il fattore campo conta eccome.
Minuto 59. La Svezia sta provando a imbastire un contropiede, la palla lanciata in profondità è respinta dal terzino Juskowiak che controlla male e, nel tentativo di recuperare il pallone, entra in ritardo su Hamrin, che nel frattempo ne è venuto in possesso. Intervento duro, come tanti che si vedono sui terreni di gioco negli anni Cinquanta, ma che l’arbitro ungherese Zsolt István decide di punire severamente. I cartellini ancora non sono stati inventati (ci penserà Aston -quello di Cile-Italia del 1962- un decennio più tardi). L’arbitro allora si deve sbracciare per far capire a Juskowiak che la sua presenza in campo non è più gradita. Hamrin torna comunque in campo e la Germania Ovest si ritrova in inferiorità numerica.

Passa un quarto d’ora e le parti si invertono. Stavolta è Fritz Walter a essere azzoppato dallo svedese Parling, che entra in scivolata senza badare dov’è il pallone. Il risultato finale è, però, lo stesso: il centrocampista scandinavo non è espulso e rimane in campo, il capitano tedesco si infortuna e lascia i suoi in 9 contro 11. Con due uomini in meno per il ct Sepp Herberger e per i suoi non c’è più nulla da fare. In pochi minuti si ritrovano anche con due gol in meno, frutto di un gran tiro dalla distanza di Gren e di una bella azione di Hamrin che sulla destra fa ammattire tutti e deposita la palla in rete.

federico


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