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27) Racconto: Il sogno di Eric

Da Angivisal84

Il sogno di Eric di Eledie Eledhwen Creatura: Drago 27) Racconto: Il sogno di Eric
Eric se ne stava steso sul letto, con gli occhi rivolti al soffitto e la mente assorta nei pensieri. Come ogni sera, doveva fare i conti con l'insonnia che lo teneva sveglio fino a tardi. Per ingannare il tempo, decise di sfogliare alcune pagine del suo libro preferito, “Il mondo della Principessa Lafira”. Lesse di fila due capitoli interi, poi lasciò perdere il libro ed estrasse da sotto il letto l'album da disegno e la matita. Qualche minuto dopo era chino sul foglio, a tratteggiare una delle creature descritte nel libro. Era da molto tempo che s'immaginava e disegnava il mondo di Lafira, e tutti gli esseri che lo abitavano. Un espediente come un altro per sognare a occhi aperti e avere degli amici, anche se immaginari. Amici che non lo abbandonavano mai, ripeteva ai suoi genitori o a chi lo rimproverava di rinchiudersi in una realtà inesistente. Eric stava per finire la bozza di un drago, quando accadde qualcosa di incredibile. Il foglio cominciò a ondeggiare sotto i suoi occhi. «Che... che diamine sta succedendo?» si domandò incredulo. Il drago ondeggiava insieme al foglio. Si muoveva tutto, quasi stesse combattendo contro una forza che lo teneva relegato nel disegno. Spinto dalla paura, Eric richiuse subito l'album. «Forse è meglio che chiuda gli occhi e mi sforzi di fare una bella dormita» disse a se stesso, con un sorriso nervoso. Pian piano fece scivolare l'album sul pavimento. Aveva ancora le mani attaccate ai fogli quando avvertì una scarica di calore che gli si irradiava lungo il corpo. Cacciò un urlo di terrore e si nascose sotto le coperte. L'album si aprì alla pagina su cui Eric aveva appena disegnato. Di nuovo le onde di carta, di nuovo il drago che si contorceva tutto. Eric sollevò un lembo della coperta e stette a guardare. Vide una specie di zampa che fuoriusciva dal foglio, l'ala che rompeva la carta, la lunga coda che si snodava in un ballo frenetico. Con uno scatto improvviso, l'essere venne fuori dall'album e si levò nell'aria. Era piccolo, trasparente, fatto di linee scure, quelle che Eric aveva tratteggiato con la matita. «Sto... sto sognando a occhi aperti» emerse da sotto le coperte e guardò in alto. Il drago era ancora lì, sopra di lui, che volteggiava nell'aria. A ogni battito d'ali prendeva colore, forma e soprattutto vita. Il disegno si stava trasformando in un drago vero e proprio! Un fascio di luce investì Eric in pieno, poi calore e silenzio. Si guardò intorno alla ricerca del drago: era sparito? «E dire che per un attimo avevo pensato che...» «Che fossi un drago in carne e ossa?» esordì la voce dell'essere. Eric sussultò per lo spavento. Il drago era appollaiato sulla cassapanca, ai piedi del letto. «Piacere di conoscerti, Eric. Mi chiamo Rufus, antico drago della terra di Lafira» portò l'ala sotto di sé, ad abbozzare un inchino. «Come fai a sapere il mio nome?» «Sono anni che leggi le avventure della principessa Lafira. E sono anni che passi il tuo tempo a disegnare me e tutte le creature del suo regno, e a sognarci. Sei uno di noi» rise sommessamente. «Io... non capisco.» «Credi nei sogni?» «Certo che ci credo.» «Bene, allora non hai nulla da capire.» «Ma tutti i sogni che ho fatto sulla terra di Lafira erano... sogni. Questo è diverso! Tu sei qui, di fronte a me. Come hai fatto a uscire fuori dal disegno?» indicò ciò che rimaneva del suo album. «Grazie alla magia, oltre che ai sogni. Dal momento che credi in entrambi, eccomi qui, pronto ad accompagnarti da Lafira.» «Dalla principessa? Oh, non ti credo. Sono sicuro che si tratta di un sogno, da cui mi sveglierò presto» si stropicciò gli occhi. Un battito d'ali e l'essere atterrò accanto al letto. «Non perdiamo tempo, Eric, perché non ne abbiamo molto. Vuoi conoscere di persona la principessa Lafira?» Le guance di Eric si tinsero di un rosso acceso. «Ecco, appunto» sghignazzò il drago. «Salta su, sbrigati.» Eric fece spallucce, sconfortato. «Già, scusa. Aggrappati al mio collo.» Rufus si allungò tutto verso di lui. «E fai leva sulle braccia.» Senza pensarci due volte, Eric abbracciò il collo del drago e si diede la spinta. «Ecco fatto!» esclamò Rufus, dandogli un colpo d'ala per aiutarlo a sistemarsi meglio. «Sei pronto?» «Pronto per partire?» «Per volare!» Il drago saltò fuori dalla finestra e spiccò il volo. Eric cacciò un acuto. Sentiva il vento che gli scompigliava i capelli, il corpo di Rufus che ondeggiava nell'aria. Non riusciva a credere che stava capitando per davvero. Stava volando in groppa a un drago! «È fantastico» gridò. «Puoi dirlo forte.» Con una virata, Rufus cambiò traiettoria di viaggio. Eric rideva e piangeva per la commozione. Non vedeva più i tetti delle case, sotto di sé, né altro: soltanto l'oscurità della notte tempestata di stelle. Stava volando in un cielo magico. Per un attimo gli parve di sfiorare la luna. Se la ritrovò alle spalle, più luminosa che mai. La salutò con un cenno della mano e gli sembrò di vederla sorridere. La frenata improvvisa del drago gli fece ricordare di Lafira. «Siamo arrivati dalla principessa?» «Prima dobbiamo varcare quella porta.» Di fronte a loro si ergeva una grossa porta di ghiaccio. Rufus fece degli ampi respiri, raspò l'aria con quelle specie di zampe che si ritrovava e spalancò le fauci. Uno sputo di fuoco investì la porta, facendola sciogliere. «Bel modo di aprire una porta» scherzò Eric. «Anche se mi hai disegnato con le mani e i piedi di un umano, sono pur sempre un drago sputa fuoco.» Gli occhi di Eric ricaddero sulle zampe. Rufus aveva ragione: erano mani e piedi umani, e non zampe di drago. «Oh, mi dispiace molto! Forse, mentre disegnavo le tue zampe, stavo pensando ad altro.» «Certo, lo so. Stavi pensando a Lafira» si girò verso di lui e gli ammiccò. «Non è come pensi» agitò le mani. «Che sei innamorato della principessa?» scherzò. «Ma cosa dici? Neppure la conosco.» «Be', la conoscerai molto presto.» Rufus sorpassò il confine tra cielo e regno di Lafira, e volò a gran velocità. Eric si guardava intorno estasiato. Ogni cosa era ancora più bella di come se l'era immaginata, o di come l'aveva sognata. Pianure verdeggianti, colline in fiore, corsi d'acqua simili a specchi che riflettevano la luce dorata del sole. Intravide un gruppo di piccoli draghi che giocava a rincorrersi nell'aria, grossi centauri che correvano tutti insieme, una coppia di elfi che attraversava il fiume a bordo di una ninfea. «Quello che sto vedendo è stupendo. Sono senza parole.» «Sei fortunato, Eric, lo sai?» «A dire il vero, ho sempre pensato il contrario» mugugnò lui. «Sbagli. Nessun essere umano ha varcato il confine con il regno di Lafira. Sei l'unico ad aver avuto un simile onore.» E così dicendo, Rufus si gettò in un turbine d'aria e da questo si lasciò trasportare, fino ad atterrare ai piedi della principessa. «Ben arrivato, Eric. Sono lieta di fare la tua conoscenza» gli sorrise Lafira. Eric si sentiva immobilizzato dinanzi a tanta bellezza. Un alone di luce circondava la principessa e faceva brillare i suoi lunghi capelli biondi come tante stelle intrecciate tra loro. «Ehi, amico, di' qualcosa» bisbigliò Rufus. «Il piacere è tutto mio, principessa.» Eric abbozzò un inchino col capo. «Sono onorato di fare la vostra conoscenza e di essere qui, nel vostro regno.» Lafira gli dedicò un ampio sorriso. «Sono io che sono onorata di averti incontrato. Nonostante ci separino grandi distanze e due mondi diversi, tu, Eric, hai sempre creduto in me, in questa terra e nelle nostre storie.» Lafira bisbigliò qualcosa ad alcune fate che le stavano vicino. Le fate si precipitarono a prendere Eric e a farlo accomodare su una poltrona fatta di rami e foglie. «Vieni spesso a farci visita con i tuoi sogni, cosa che mi riempie il cuore di gioia» riprese la principessa. Eric era diventato tutto rosso dalla vergogna. «La magia del vostro mondo mi ha rapito fin dalla prima pagina del libro che parla di voi» disse lui. «Non è solo magia, Eric. Si tratta della tua voglia di credere e sperare che i sogni possano avverarsi.» «E questo è un bellissimo sogno» fece lui. «Non solo. È anche il mio regalo per te.» Nelle mani di Lafira si materializzò un grosso libro. «Prendilo! È tuo» glielo porse. «Oh, io... non so come ringraziarvi.» Eric afferrò il libro con emozione. Il profumo che emanava era di fiori, come quello di Lafira. La curiosità era troppa per resistere: Eric aprì una pagina a caso, per leggere cosa c'era scritto. La pagina era bianca. Tutte le pagine erano bianche! «Cosa significa?» chiese interdetto. «Da oggi in poi sarai tu a decidere la storia del mio regno. Potrai scrivere tutto quello che la tua fantasia vorrà. Sarà un po' come continuare a sognare in nostra compagnia» sorrise. «Per ogni pagina che scriverai o sui cui vorrai disegnare, sognerai a occhi aperti.» «Potrò scrivere di altri voli in groppa a Rufus e potrò sognare di volare?» «Certo» annuì la principessa. Eric si asciugò una lacrima. «Non so come ringraziarvi.» «C'è un solo modo per farlo.» «Quale?» si precipitò a chiedere. «Continuare a credere nella magia e nei sogni, nella vita come nelle storie a lieto fine. Qualsiasi cosa ti succeda, Eric, non smettere mai di sognare. È grazie ai tuoi sogni se hai potuto incontrare me e Rufus, e vivere questa avventura.» «Certo. Non smetterò mai di sognare, ve lo prometto» si batté un mano sul petto. Il sorriso di Lafira si spense all'improvviso. «Nel mio regno il tempo scorre piano, ma nel mondo umano scorre molto velocemente. Perciò, è meglio che tu riparta subito.» Eric s'intristì. «Mi dispiace dover andare via. Resterei qui ancora un po'... con voi.» «Uh, che sdolcinato» mormorò alle sue spalle Rufus. Eric lo fulminò con un'occhiataccia. «Principessa, il vostro regalo è il più bel dono che abbia mai ricevuto. Ne farò un buon uso.» «Ne sono felice. Adesso va', Eric. Addio» gli sorrise di nuovo. «Addio...» Il sole era già alto. Gli uccelli cinguettavano allegri, l'aria era tiepida. Eric si svegliò con il volto della madre quasi appiccicato al suo. «Eric, tutto bene? È da cinque minuti che cerco di svegliarti.» Eric si lasciò andare a un lungo sospiro. Il suo album da disegno era sul pavimento, come sempre, e il libro “Il mondo della Principessa Lafira” era adagiato sul comodino. Era stato tutto un sogno. «Sto bene, mamma. Ho dormito poco, tutto qui.» «Vorrà dire che riposerai nel pomeriggio.» Lo prese per le braccia e lo fece sedere sul letto. «Forse te ne sei scordato, ma oggi hai un'altra visita.» «Già, me ne ero scordato» sospirò lui. «È un dottore molto preparato, uno dei più bravi. Forse saprà dirci se la tua paralisi alle gambe può essere curata.» Dalle braccia della madre, Eric passò alla sua sedia a rotelle. Chiuse gli occhi per un attimo: rivide Rufus, il loro viaggio, la porta di ghiaccio e la bellissima Lafira. «Quello che vedo è un sorriso. Sei di buon umore?» chiese la madre, dandogli un buffetto sulla guancia. «Sì, mamma. Sono felice. Tutto merito dei sogni.» «Quali sogni?» «Quelli che continuerò a fare, a occhi chiusi e a occhi aperti. Quelli in cui continuerò a credere. A volte, mamma, i sogni si avverano.» «Vorrei tanto che il sogno di vederti camminare si avverasse» disse la madre. «Ma cos'è di tanto speciale che hai sognato?» «La principessa Lafira e il drago Rufus.»«Ah, capisco, come sempre... Be', Eric, non sognare troppo, mi raccomando. I sogni sono sogni, la realtà è tutt'altra cosa, purtroppo.» Eric si volse a guardare sotto il letto. C'era qualcosa che brillava. Era una luce magica. Guardò meglio e vide il regalo di Lafira. «Non devi preoccuparti per me, mamma. So bene in che cosa è meglio credere» disse tutto sorridente. «E adesso possiamo andare.» Seduto sulla sua carrozzella, Eric si avviò verso uno dei tanti studi medici a cui faceva visita quasi ogni giorno. Non aveva importanza se non poteva correre con le sue gambe, o non poteva fare la vita di tutti gli altri bambini. A differenza loro, Eric aveva volato in groppa a un drago e aveva conosciuto la bellissima principessa Lafira. E insieme a loro avrebbe continuato a sognare e a vivere nella magia, giorno dopo giorno.

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