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“28 giorni dopo” di Danny Boyle

Creato il 24 gennaio 2011 da Cinemaleo

2002: 28 Days Later di Danny Boyle

“28 giorni dopo” di Danny Boyle
“28 giorni dopo” di Danny Boyle

Un horror diverso, un horror che non potrà non apprezzare anche chi non ama particolarmente il genere.

Danny Boyle (divenuto celebre nel 1996 con il disturbante Trainspotting per poi nel 2009 essere sommerso di Oscar con The Millionaire) riesce a realizzare un lavoro riuscitissimo con pochissimi soldi e molta fantasia. Prendendo a prestito scene e situazioni di famosi film (il “Dizionario dei film horror”, 2007, si diverte a fare l’elenco degli omaggi e delle citazioni attuati dal regista inglese), reinventandole e facendone qualcosa di completamente nuovo, Boyle dà vita e linfa a uno dei generi più sfruttati dalla cinematografia mondiale. “L’horror -afferma Rudy Salvagnini- è uno dei generi più fertili e longevi della storia del cinema. Da Nosferatu a Frankenstein, da Psyco a Alien, da Shining a Nightmare, con il suo linguaggio inquietante – trasgressivo o rigoroso, esibizionista o introspettivo, volgare o sublimato – da sempre rispecchia l’anima contemporanea e i suoi segreti fantasmi”. 28 giorni dopo non è da meno.

Dinamico ed emozionante, “stringato e suggestivo” (Emanuela Martini), ricco di tensione, lodevolmente antimilitarista… il film (del quale Repubblica scrisse “rischia di diventare un cult”) appassiona e coinvolge come pochi. Da condividere in pieno quindi quanto sostenuto da Roberto Nepoti: Boyle non eccede nel gore, osservando la regola secondo cui quanto meno vediamo di quel che fa paura, tanto più la nostra fantasia si mette in moto. La sceneggiatura del romanziere Alex Garland è divisa in due parti distinte, basata su un principio angosciante: fuggire qualcosa di orribile andando incontro a qualcosa che lo è maggiormente. Il ricorso alla ripresa digitale – inquadrature instabili, ritmo spezzato, immagini grezze, di una crudezza assoluta – rende il tutto più credibile, quindi angoscioso, per chi sia disposto a lasciarsi trascinare nell’esperienza apocalittica messa in scena da Boyle. E’ proprio grazie alle tecnologie leggere che il regista ha potuto riprendere le strade di Londra e le rive del Tamigi deserte, alle prime luci dell’alba: scene impressionanti che ci resteranno a lungo fissate nella memoria…” (1) (2).

Da sottolineare che 28 giorni dopo ha anche il pregio di presentare personaggi interessanti e ricchi di umanità, non semplici marionette come spesso accade in questo genere di film, personaggi ben interpretati da un ottimo cast composto da volti noti e non. Un giovanissimo, e non ancora famoso, Cillian Murphy (lavorerà ancora con Danny Boyle nel 2007 con Sunshine) ha modo per la prima volta di evidenziare il suo notevole talento, talento che lo renderà ben presto una delle star del giovane cinema inglese.

p.s.

“28 giorni dopo” di Danny Boyle
“28 giorni dopo” di Danny Boyle
“28 giorni dopo” di Danny Boyle

Nel 2007 il regista Juan Carlos Fresnadillo  ha realizzato il sequel del film (28 settimane dopo).

note

(1) “Danny Boyle compie miracoli di espressività, mostrando la devastazione realistica di Londra ed evidenziandone, da talentuoso illustratore, l’improvvisa dimensione aliena” (Claudio Masenza).

(2) Quasi tutta la critica ha gradito il film. Massimiliano Troni ad esempio ha scritto: “Boyle propone un’alternativa “morbida” alla rigida formula dei tanti horror sugli schermi  in questi ultimi anni (grandi nomi, effetti digitali), con un film a basso costo, con attori semi-sconosciuti (a parte Brendan Gleeson), girato in formato super-digitale (per risparmiare), che riesce a regalare dei momenti di assoluta suspense, un’atmosfera visionaria di prim’ordine, e alcune inquadrature da incubo capaci di catapultarci immediatamente in mezzo all’azione”.

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