Buongiorno bestiarole!
Lo sentito il profumo del Natale nell’aria? Io sì, se non altro perché vi scrivo all’ombra dell’albero di casa, con lo schermo illuminato dalle lucine e dal sole incredibile che sta baciando questa meravigliosa giornata. Vi avviso, sarò particolarmente fastidiosa almeno fino al 25 inoltrato con tutta questa storia del Natale: è decisamente il mio periodo dell’anno preferito e che possa finalmente concedermi qualche giorno senza studiare… beh, l’euforia è alle stelle! Quindi, ancora per un altro po’, vi beccate solo e soltanto teaser a tema natalizio, rigorosamente spoiler free e questa volta preso davvero a caso, dal momento ho letteralmente appena preso in mano questo volumetto. Si tratta di Meno cinque alla felicità!, di Virginia Bramati, e qui potete leggere la scheda su GoodReads.
Una luce proveniente dalla cucina mi dice che, se qualcuno c’è, è lì che si è rifugiato.
Ed eccola qui Eleonora, seduta al grande tavolo di legno. La mia bellissima sorella.
Bella anche ora, spettinata e in vestaglia, e con quell’espressione così triste e persa.
Sola.
Rimango sulla porta della cucina per due secondi, poi lei alza gli occhi, mi vede e tranquillamente dice: «Eccoti qui, sei arrivata».
«Già. La mamma?»
«A messa, poi è di turno alla Caritas.»
«I bambini?»
«Dormono ancora.»
Mi siedo di fronte a lei.
«E le cose qui come vanno?»
Alza le spalle.
«Bene.»
Vi presento mia sorella Eleonora, una che non si stupisce se io (che dovrei essere in un lontano là) sonoqui davanti a lei, qui dove le cose chiaramente non vanno bene, checché ne dica lei. Eleonora che, dopo la morte di papà e la partenza di suo marito per alcuni carotaggi nella taiga siberiana (Antonio è un geologo e lavora per l’Eni), è tornata a vivere con la mamma perché potessero sostenersi a vicenda… vista così, direi che non ha funzionato.
«Ho notato che non avete decorato il locale.»
«No.»
«E come mai?»
«Non ce la sentivamo» sospira.
«E i bambini?»
«I bambini hanno capito, abbiamo spiegato loro che quest’anno non festeggeremo il Natale.»
Faccio una lunga pausa cercando di stare calma, ma la voce mi trema mentre le dico: «Hanno capito??? A sette e tre anni hanno capito?». Non che io ne sappia granché di psicologia infantile, però mi sembra che si pretenda veramente troppo.
Eleonora si stringe nella vestaglia, forse toccata dalla mia espressione allibita.
«Sono bambini molto maturi.»
Maturi. Certo