DAS KAMMERSPIEL
Di: Daniel Call
Scene: impianto scenico di Eros Naldi
Regia: Paolo Emilio Landi
Produzione: Associazione culturale Retablo
Interpreti: Daniela Giovanetti
Daniela Giovanetti ha intessuto – con la drammaturgia contemporanea – un rapporto importante: è un’attrice ricettiva e sensibile, attenta e minuziosa nell’analisi dei testi, ma anche capace di emozionarsi, di appassionarsi istintivamente e con generosità ai progetti e ai personaggi… Al pubblico di Trieste lo ha dimostrato molte volte, conquistando le platee in ruoli classici, ma in particolare – e con grande intensità – in lavori d’autori viventi, di cui sa percepire le complessità e le contraddizioni. È stata così una precisa Anna, la psicologa protagonista de La notte dell’angelo di Furio Bordon, nella scorsa stagione, e prima – con grandissimo successo di critica – la commovente Euridice di Claudio Magris in Lei dunque capirà, per citare solo due dei suoi impegni più recenti. Ritorna ora alla Sala Bartoli, con un nuovo prezioso monologo di Daniel Call, autore poco noto nel nostro paese ma celebre in Germania, dove è nato e ha compiuto studi in materia di teatro, affermandosi poi come drammaturgo e regista. È considerato uno degli scrittori più importanti della sua generazione e diverse delle sue opere sono state tradotte e rappresentate in varie lingue. Das Kammerspiel, già presentato in Germania al teatro di Reutlingen, è in questa edizione alla sua prima apparizione italiana e dopo il debutto a Rovereto, in occasione del Giorno della Memoria, viene rappresentato a Trieste, nell’ambito del cartellone altripercorsi dello Stabile regionale. La messa in scena è prodotta dall’Associazione culturale Retablo, e diretta da Paolo Emilio Landi, regista che a livello nazionale ha al suo attivo importanti servizi e trasmissioni televisive (Protestantesimo) e che è molto attivo all’estero, negli Stati Uniti e in Russia dove ha firmato numerosi spettacoli fra cui una premiata Filumena Maturano. In Das Kammerspiel
Daniel Call parla dell’Olocausto. È il racconto di una donna che è sopravvissuta all’orrore dei lager, ma a durissimo prezzo, perdendovi sia il marito che il figlio. Come è accaduto davvero a molti fra coloro che sono “ritornati” alla vita normale (e come testimonia anche lo stesso Primo Levi, nei suoi scritti e con la sua stessa esistenza) questa donna è percorsa non solo dal dolore, dallo spaesamento, dall’incredulità che sono le più naturali reazioni ad un’esperienza tanto crudele come quella del campo di sterminio, ma anche da una lacerante inquietudine, un senso di colpa verso coloro che non ce l’hanno fatta. Appare assurdo agli occhi di chi conosce questa tragedia da fuori, dalle testimonianze, dai documentari o dai libri di storia, ma è anche questo sentimento a torturare i già troppo tormentati animi dei sopravvissuti. Le parole della protagonista ci trasmettono questo dolore, questi contrasti interiori, assieme alla traccia indelebile che la violenza lascia nell’animo di chi ne è stato vittima. E assieme alla cupa ansietà che lascia per sempre nel cuore il ricordo dei comportamenti degradanti e non dignitosi a cui si è stati costretti. La recitazione delicata ma profonda di Daniela Giovanetti, assicurerà partecipazione e verità al lavoro di Call per evocare oggi, ancora una volta, un orrore agghiacciante che appartiene purtroppo alla storia dell’uomo e va ricordato, conosciuto proprio perché non ci siano ombre su un passato che non dovrà ripetersi mai più. E in una città come Trieste che ha vissuto sulla propria pelle la follia del nazismo e ne porta i segni, ancora visibili, alla Riseria di San Sabba, una simile testimonianza possiede un valore ancor più profondo.LINK UTILI:
- Per maggiori informazioni Politeama Rossetti (fonte delle info e foto)