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Slop!
Cos’è “Slop!”?
Ripetetelo un paio di volte ed – ecco, ecco – si, si, anche per voi il suono è lo stesso, giusto?
Quello del tappo che salta dalla bottiglia di Champagne. Quella che si stappa per le inaugurazioni.
Bene, oggi inauguro una nuova categoria di post: recensioni di libri che ho letto. Magari solo un appunto, giusto per raccontare com’è stata la lettura. Utilizzerò un format semplice (argomento, giudizio, consigli) per capire rapidamente di cosa si tratta. Non sono un critico letterario quindi – ovvio – mi prendo il permesso di sbagliare e di dire boiate. Ahh.. che bello, l’ho scritto… “mi prendo il permesso di sbagliare”. Mi sento più libero.
Bhè, ciancio alle bande. Ecco la recensione
Di che parla?
Scritto a sei mani e tre teste, è una raccolta di tre racconti polizieschi in cui i protagonisti sono Giudici.
Camilleri dipinge la figura di un giudice la cui onestà e metodicità esasperanti, coniugate ad una dose massiccia di ingenuità ed ottimismo, lo portano a soffocare quasi inconsapevolmente la “fratellanza”. Interessante davvero il personaggio di questo Giudice Surra.
Carlo Lucarelli ci narra invece di un giudice molto giovane, appena laureata, che si ritrova davvero in un gran guaio. I ruoli del malavitoso e del giudice per qualche tempo si lambiscono, forse si mescolano, tanto da far esclamare a Sanna, un ‘malvivente in pensione’ che si trova a darle una strana clandestina ospitalità, “Si, la legge è una ragazzina in pigiama”. Dove la condurranno la pertinacia e l’ostinazione giovanile? Non lontanissimo forse, ma almeno a dimostrare ai malavitosi che “non possono fare quello che vogliono sopra la nostra testa e dietro la nostra schiena, come se fossimo dei burattini che si possono gettare via”.
De Cataldo infine, ci regala un racconto dal sapore davvero “romano”: politica, confronto, vincenti e perdenti, malinconia. Sembrano gli ingredienti di un film di Sordi o Verdone, che mescolati producono il solito sorriso amaro, sebbene la narrazione non si svolga in centritalia ma nel nord. Eppure in questo scenario in cui si ha la sensazione -fino alla fine – che “tanto sono i soldi e il potere che contano”, proprio alla fine qualcosa forse cambierà.
Non si possono definire racconti brevi, ma ognuno occupa lo spazio di, più o meno, trenta pagine. Il racconto di Camilleri si distingue soprattutto per l’uso della lingua: il Siciliano Camilleresco a cui ci ha abituati. Gli altri sono scritti in Italiano e vanno giù bene. Forse le trama di quello di De Cataldo potrebbe risultare un poco complessa ad alcuni. Un libro carino. Camilleri a parte, gli altri ci inseriscono in una dimensione più moderna di giallo.
In generale, risulta gradevole da leggere, ma non aspettatevi la grande letteratura del terzo millennio. Si legge in poche ore, per godere del tempo libero e svagarsi.
Consigliato a tutti coloro che – in aereoporto come sulla poltrona più comoda di casa – vogliono tuffarsi col pensiero in intrighi delittuosi senza spremersi troppo le meningi. Se fossimo ad Agosto, direi che è una lettura da ombrellone.